Signore e signori, con enorme gaudio vi informo che oggi, 18 dicembre alla veneranda età di 28 anni, percorrendo il cammino verso i 29, è finita l'età dell'innocenza.
La mia guancia ginfia non lascia dubbi...
sta venendo fuori la mia prima mola del giudizio!
Chiedo festeggiamenti come per il menarca, con mia madre che invitava zie e cugine a casa a congratularsi perchè a dieci anni e mezzo ero già una donna fatta e finita.
porcaputtana.
Quindi squillino le trombe.
Sono giudiziosa e adulta.
e mangio panna spray spruzzata direttamente in bocca.
giudiziosa e adulta. tzè
sabato 18 dicembre 2010
sabato 20 novembre 2010
non c'è spazio
Di questi tempi mi sembra di guardare il mondo vivere, le persone con cui mi relaziono che si relazionano altrove con maggior successo, le persone con le quali non ho voglia di relazionarmi che invece pare vogliano comunicare solo con me.
Lu guardo tutti, volti lisci e rugosi, corpi morbidi e ossuti, occhi chiari e neri, luminosi e spenti.
Li guardo tutti. Da lontano. Cercando in loro qualcosa che non mi annoi profondamente, cercando qualcosa di buffo che almeno mi faccia sorridere.
Ma la verità è che è tutto distante e quelle poce volte che ci metto la pelle il contatto non filtra sotto l'epidermide.
Eppure.
Eppure sto ricostruendo un sacco di cose, belle e impegnative, sto dedicando tempo ad attività nuove, a persone nuove, cercando di rimettere in moto il contatto tra i mio cervello e le mie mani.
Semplicemente, in questo periodo voglio solo me stessa, sono l'unica persona che bramo alla follia, che desidero impunemente e costantemente.
Per voi, per tutti, non c'è spazio.
Lu guardo tutti, volti lisci e rugosi, corpi morbidi e ossuti, occhi chiari e neri, luminosi e spenti.
Li guardo tutti. Da lontano. Cercando in loro qualcosa che non mi annoi profondamente, cercando qualcosa di buffo che almeno mi faccia sorridere.
Ma la verità è che è tutto distante e quelle poce volte che ci metto la pelle il contatto non filtra sotto l'epidermide.
Eppure.
Eppure sto ricostruendo un sacco di cose, belle e impegnative, sto dedicando tempo ad attività nuove, a persone nuove, cercando di rimettere in moto il contatto tra i mio cervello e le mie mani.
Semplicemente, in questo periodo voglio solo me stessa, sono l'unica persona che bramo alla follia, che desidero impunemente e costantemente.
Per voi, per tutti, non c'è spazio.
sabato 13 novembre 2010
carcasse
Ieri ti guardavo.
Una carcassa vuota, occhi spalancati e vitrei, un poco fuori dalle orbite.
Corpo immobile, ancora tiepido ma non più caldo.
L'anima è la prima cosa che va via, si dice, io non lo so, ma il cuore certamente non batte più.
Ieri ti guardavo, respiravi ancora, parlavi, bevevi, camminavi.
Ma io vedevo solo una carcassa vuota di sentimenti ed emozioni.
Sono rimasta lì a osservarti impietrita, che quando la tua mano mi toccava avevo un brivido di paura. Una mano senza vita mi sfiorava.
Poi ti ho camminato accanto, ti ho superato, mi sono voltata, mi sono chiesta se attendere che gli avvoltoi venissero a mangiare i tuoi occhi spenti, che accorressero a strapparti di dosso ogni singolo pezzo di carne, ogni minuscolo lembo di quella pelle che tanto amavo.
Ho immaginato il tuo scheletro insanguinato, ancora intriso di sangue e brandelli di carne.
Ho pensato di andare via, leccando una goccia di te dalle mie dita.
Oggi ti tengo ancora per mano.
Una carcassa vuota, occhi spalancati e vitrei, un poco fuori dalle orbite.
Corpo immobile, ancora tiepido ma non più caldo.
L'anima è la prima cosa che va via, si dice, io non lo so, ma il cuore certamente non batte più.
Ieri ti guardavo, respiravi ancora, parlavi, bevevi, camminavi.
Ma io vedevo solo una carcassa vuota di sentimenti ed emozioni.
Sono rimasta lì a osservarti impietrita, che quando la tua mano mi toccava avevo un brivido di paura. Una mano senza vita mi sfiorava.
Poi ti ho camminato accanto, ti ho superato, mi sono voltata, mi sono chiesta se attendere che gli avvoltoi venissero a mangiare i tuoi occhi spenti, che accorressero a strapparti di dosso ogni singolo pezzo di carne, ogni minuscolo lembo di quella pelle che tanto amavo.
Ho immaginato il tuo scheletro insanguinato, ancora intriso di sangue e brandelli di carne.
Ho pensato di andare via, leccando una goccia di te dalle mie dita.
Oggi ti tengo ancora per mano.
lunedì 8 novembre 2010
mutande rosa
Questa canzone non mi piace granchè, non ascolto quei due da quando ero ragazzina, da quando uno cantava "Aspettando il sole" e l'altro "Domani" che non era manco lo stesso anno, ma io ero cretina uguale.
Ma questa canzone, ascoltata per caso stamani poco dopo le 5 mentre guidavo per una città, contiene una frase che mi ronza nella testa da ore.
"mi metti a posto ma non sposti niente"
che poi non lo so che cosa volessero dire i due che hanno scritto il testo, ma io non riesco a pensare che sarebbe il sogno della mia vita amorosa.
Da sempre chi non sposta niente nella mia vita è incapace di mettermi a posto e farmi sentire a posto, che sono due cose molto diverse pur sembrando un giochino di parole.
Invece chi ha provato a mettermi a posto, riuscendoci a fasi alterne, ha messo le mani su tutta la mia vita, con lo stesso effetto di quando per caso rovisti nel cassetto delle mutandine perchè hai fretta e la mattina dopo esci con le mutande rosa e il reggiseno blu perchè non sei stata in grado di mettere insieme un completino decente.
Ecco io ora indosso mutandine rosa e reggiseno blu, e ho i calzine rossi a righe, e una felpona che mi copre fin sotto il sedere.
Che se avessi il culo senza cellulite sembrerei la protagonista di uno di quei film anni novanta nei quali poi arriva la telefonata di lui, l'altro, quello che cambia la vita, e che le fa capire che non bisogna accontentarsi di briciole. E suona alla porta e le consegna un gigantesco pasticcino di panna montata tutto rosa.
Come le mutande.
giovedì 4 novembre 2010
news
Ho comprato le scarpe nuove e qualche vesto scemo ma da donnina in carriera.
Sorrido di quello che mi succede attorno e metto strani musi tutto a un tratto e senza motivo apparente.
Il corpo fa sempre le bizze e non sopporta più lo stress, il peso non è più un problema e se riuscissi a piacermi direi anche " sti cazzi" ma non è così.
E poi?
E poi sono una scrittrice/traduttrice disoccupata, il che fa ridere, e mi sa che passerò il periodo di Natale a impacchettare calzettoni di lana con mucche di panno attaccate sopra da Calzedonia. Ma in cinque lingue, sia chiaro. E con il nastrino annodato così bene che manco lo tsutsumi (antica arte giapponese di confezionare oggetti regalo).
Vabè.
Facciamo così.
Domani, venerdì 5 novembre (compleanno del nazionale)mi trovate alla galleria Mondo Bizzarro, con MaestroBD, e il nostro libro.
Mondo Bizzarro via Reggio Emilia 33 c/d dalle 18.30
Domenica 7 novembre, invece, ci trovate a Lettere e Caffè via S. Francesco Ripa 100/101 dalle 19
Sorrido di quello che mi succede attorno e metto strani musi tutto a un tratto e senza motivo apparente.
Il corpo fa sempre le bizze e non sopporta più lo stress, il peso non è più un problema e se riuscissi a piacermi direi anche " sti cazzi" ma non è così.
E poi?
E poi sono una scrittrice/traduttrice disoccupata, il che fa ridere, e mi sa che passerò il periodo di Natale a impacchettare calzettoni di lana con mucche di panno attaccate sopra da Calzedonia. Ma in cinque lingue, sia chiaro. E con il nastrino annodato così bene che manco lo tsutsumi (antica arte giapponese di confezionare oggetti regalo).
Vabè.
Facciamo così.
Domani, venerdì 5 novembre (compleanno del nazionale)mi trovate alla galleria Mondo Bizzarro, con MaestroBD, e il nostro libro.
Mondo Bizzarro via Reggio Emilia 33 c/d dalle 18.30
Domenica 7 novembre, invece, ci trovate a Lettere e Caffè via S. Francesco Ripa 100/101 dalle 19
lunedì 1 novembre 2010
Bondage- la via italiana all'arte di legare-
Un passo indietro nel tempo per completezza di informazione...
quasi due anni fa ormai, a una serata alla quale mi avevano portato due amiche ho visto uno spettacolo. Una ragazza bellissima col volto pulito che volava sospesa sulle corde sapientemente annodate da un tizio strambo e barbuto.
stacco
tre mesi dopo
il mio compleanno, il tizio strambo e barbuto fa parte della mia vita, lo vedo spesso, ci parlo tanto, mi dona, racchiuso dentro una pochette nera, un set di corde rosse, di cotone morbido. Per me.
stacco
4 mesi dopo
sorrido, consegno a quel tizio barbuto, consegno al Maestro, le corde rosse, con l'autorizzazione a usarle su di me.
Provo per la prima volta il brivido di affidarmi a qualcuno che non sia me stessa, mi trovo con il corpo bloccato e le sue mani che mi accarezzano i capelli.
stacco
6 mesi dopo
Lui: sogno di scrivere un libro di bondage, per insegnare a tutti quest'arte.
Io: scriviamolo.
stacco
Oggi
Bondage-la via italiana all'arte di legare- è il frutto di quel sogno, di quelle carezze sulla testa, di quella modella bellissima che volava.
La mia vita in mezzo è cambiata tanto, e non solo perchè ho imparato a non aver paura delle corde su di me, e a dar sicurezza a chi desidera che sia io a usare le corde sul suo corpo, ma perchè ho imparato il valore della fiducia.
Questo libro per me è un dono, il frutto di un sacrificio, di grossi litigi, di molto studio, della voglia di lasciare che la gente conosca un'arte troppo spesso sminuita, volgarizzata, trattata alla stregua della pornografia di infimo livello.
Il bondage è un abbraccio che resta anche quando togliete le mani dal corpo del vostro partner, è un gioco di fiducia e affetto.
E' una disciplina che va studiata e imparata per garantire la sicurezza di tutti, soprattutto del sorriso negli occhi di chi lo pratica.
Bondage- la via italiana all'arte di legare - corde, nodi e legami d'amore
di MaestroBD e Beatrice Gigliuto
Alberto Castelvecchi editore, 24 euro.
In Libreria dal 5 novembre 2010
sabato 16 ottobre 2010
sun
Unico passeggero di un autobus per il centro, non scrivo da mesi, ormai, nemmeno per me stessa, e mi chiedo se sono ancora capace di farlo.
L'altro ieri una ragazza che conosco da alcuni mesi mi ha detto di far fatica a vedermi così diversa dal solito, ad abituarsi alla me di questi giorni.
E io non sapevo come spiegarle che deve abituarsi, perchè io sono così, lo sono sempre stata e sempre lo sarò, e che quella che conosceva era solo una persona che stava male, abbastanza male da non amarsi nemmeno un poco.
Lei non sa che in questi mesi è successo che ho ripreso le cose in mano, che ho cercato di sfiorare la mia vita, di appigliarmi alle cose belle, di legarmi strette intorno quelle importanti.
Ho ricominciato a giocare con me stessa, col mio cuore, con la mia vita.
Io che sono fatta di sorriso e carne, ho capito che l'unico modo che ho di mostrare i denti è ridere di gusto, con le labbra, con gli occhi e con il cuore.
Questo mi ha resa vincente, perchè la gente, davanti a quei denti si arrende sempre.
Inizio col dipingere di arancio le pareti della stanza di casa nuova (si, un'altra)e disegnandoci sopra uno spicchio di sole per coltivare ogni mattina aprendo gli occhi il raggio di sole che ho dentro.
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domenica 12 settembre 2010
Laboratorio di Fumetto
C'era un'idea che girava a tutti in testa da un po'.
Ma si sa che ognuno sa fare una cosa e una soltanto.
I disegnatori disegnano, i coloristi colorano, le scrittrici... ORGANIZZANO!
Ok ok, ho capito. Organizzo molto meglio di come scrivo ( e un po' peggio di come traduco) quindi...
Venghino Signori Venghino.
Apre il Laboratorio Di Fumetto.
Un workshop più che un corso, della durata di tre mesi che permette a tutti belli e brutti di imparare a disegnare come si deve. Tanta pratica, la teoria necessaria e 4 insegnanti niente male (anche perchè sono tutti giovini e graziosi!)
In ordine alfabetico e non d'altezza: Sabrina Ariganello, Andrea Del Campo, Fabrizio Galliccia e Alessia Pastorello saranno ai posti di comando di due bellissime classi di disegno e illustrazione e vi insegneranno come disegnare, inchiostrare e colorare tutto quello che volete riuscendo anche a divertirvi.
Le lezioni si svolgeranno, previa iscrizione, al Kink Art Cafè (ex Kisses) Via di Porta Tiburtina 36/b, Roma.
Per prenotazioni scrivete a me o a laboratoriodifumetto@gmail.com o chiamate il 3406863869
lunedì 23 agosto 2010
tempi
Ci sono giorni che vorrei essere più profonda, addirittura più riflessiva, nonostante mi si accusi periodicamente di passare il tempo a scrutarmi l'ombelico per vedere di trovarci risposte che avrei in un attimo guardando fuori.
Ma questo non è periodo per i pensieri.
Ho passato un'estate (che per me è finita da settimane, se mai fosse iniziata), a cercare di guarirmi dal male che mi sono fatta e ho lasciato che mi si facesse nella primavera scorsa, quando ho dato modo ad alcune persone di distruggermi l'autostima, tirarmi fuori da cosa che amavo, togliermi il sorriso.
Per poi scoprire, in questi mesi, che l'unica ad aver sbagliato sono io. E non solo perchè ho tanti difetti quanto gli altri, ma soprattutto perchè quando qualcuno mi fa male, sono sempre io a lasciargli un pezzo di pelle tenera a disposizione. Sono io a non capire con il giusto preavviso quando su quella pelle sta per arrivare una carezza e quando una lama fredda.
Dicevo, nei passati due mesi, ho cercato di ritrovare un punto di partenza, di rimettere in sesto i cocci, di ritrovare il mio umore normale che si era perduto nelle spirali di dispiacere.
E adesso?
Passo al pc praticamente tutto il giorno per consegnare una traduzione che potrebbe essere il primo passo per una nuova avventura, ricomincio a parlare con la gente dopo essere stata tacciata di asocialità, penso al colore della mia stanza nella casa nuova che avrò da ottobre, al lavoro che non ho e che vorrei avere, al nuovo locale che sarà la mia seconda casa per un po'.
E' un periodo di progetti. E non c'è tempo per interiorizzare.
E' un periodo che voglio ridere, e chiunque voglia aiutarmi in questo avrà posto nella mia vita!
Ma questo non è periodo per i pensieri.
Ho passato un'estate (che per me è finita da settimane, se mai fosse iniziata), a cercare di guarirmi dal male che mi sono fatta e ho lasciato che mi si facesse nella primavera scorsa, quando ho dato modo ad alcune persone di distruggermi l'autostima, tirarmi fuori da cosa che amavo, togliermi il sorriso.
Per poi scoprire, in questi mesi, che l'unica ad aver sbagliato sono io. E non solo perchè ho tanti difetti quanto gli altri, ma soprattutto perchè quando qualcuno mi fa male, sono sempre io a lasciargli un pezzo di pelle tenera a disposizione. Sono io a non capire con il giusto preavviso quando su quella pelle sta per arrivare una carezza e quando una lama fredda.
Dicevo, nei passati due mesi, ho cercato di ritrovare un punto di partenza, di rimettere in sesto i cocci, di ritrovare il mio umore normale che si era perduto nelle spirali di dispiacere.
E adesso?
Passo al pc praticamente tutto il giorno per consegnare una traduzione che potrebbe essere il primo passo per una nuova avventura, ricomincio a parlare con la gente dopo essere stata tacciata di asocialità, penso al colore della mia stanza nella casa nuova che avrò da ottobre, al lavoro che non ho e che vorrei avere, al nuovo locale che sarà la mia seconda casa per un po'.
E' un periodo di progetti. E non c'è tempo per interiorizzare.
E' un periodo che voglio ridere, e chiunque voglia aiutarmi in questo avrà posto nella mia vita!
domenica 1 agosto 2010
martedì 27 luglio 2010
Fame (e non il telefilm)
Ho lasciato i miei bagagli giù, nel treno nascosto nella pancia di questo grosso traghetto che taglia lo stretto. Sono venuta a guardare il mare. In cerca d'aria, come se mi fosse proibito respirare, lì sotto.
Dietro di me un pezzo di Sicilia va via, con la sua madonnina che si staglia all'orizzonte, e davanti ai miei occhi un pezzo di mondo si avvicina, come un primo passo di un viaggio.
E mi chiedo perchè ho tanta fame, fame d'aria, di libertà, di gambe nude in movimento e di occhi liberi di cercare una luce lontana, senza palazzi intorno.
Mi chiedo perchè il rapporto più aperto della mia vita, quello senza limiti, quello dal quale poter prendere tutto, che prometteva ossigeno per corpo e mente, mi ha lasciata affamata di vento.
Perchè quella libertà promessa è stata per me una gabbia soffocante.
E ora guardo il mondo e le sue luci notturne da qui, lascio che gli occhi scrutino il paesaggio come fossero miopi.
Respiro salsedine e lascio che il vento renda i miei capelli una matassa confusa.
Come il mio stomaco.
Come il mio cuore.
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giovedì 15 luglio 2010
I malcontenti
"Era un periodo che mi arrivava di tutto, che attiravo lo sporco, la polvere, il nero che va a finire nelle fessure, ero pieno di polvere, ero un lenzuolo che è stato fuori dei mesi su una via trafficata, ero un bersaglio per le particelle di smog e per la fuligine e sentivo la faccia che smetteva di respirare, sentivo i pori ostruiti, sentivo che fuori dal mio condominio non ero più niente, se non scrivevo qualcosa io non ero più niente, era un periodo che a stare nel mondo io non sapevo più cosa dire e volevo nascondermi, fuori da casa volevo nascondermi, dentro la casa ero il principe."
I Malcontenti è un libro strano, non perchè abbia una trama arzigogolata nè dei personaggi estremamente interessanti. I Malcontenti è un libro normale.
E questo lo rende strano, è scritto con uno stila assolutamente personale non come tutti i vari bravissimi scrittori che hanno letto troppo Ammaniti e Baricco e scrivono come se tentassero di copiarne stile e contenuti.
Paolo Nori, l'autore, sembrane fregarsene proprio di risultare chiaro, non ha voglia di essere sintetico, leggibile, di intrattenere il lettore.
Il suo è un comunicare normale, come farebbe un uomo un po' strambo e annoiato, un giovane adulto della nostra generazione che non parla tanto.
E questo rende il suo libro assolutamente affascinante.
Promuovo I Malcontenti, a pieni voti.
"A parte il complesso del caffettiere, io, a parte quello, sono fatto in un modo che se un mi dice che gli piaccio, io subito un po' lo rivaluto. Mi vien da riconsiderarlo. Lo guardo come se lo vedessi come una cosa nuova e dentro di me penso: Ma allora sei intelligente.
Non penso che sono io, che sono stupido, penso che sia lui, a essere intelligente.
Se qualcuno vuole aver potere, sopra di me, basta che mi dica: Mi piaci. E ha del potere.
E quello era un periodo che avevo così bisogno, di adulazione, che bastava anche questa elemosina, Guarda che quello mi ha detto che forse gli piaci."
lunedì 12 luglio 2010
Sole, sabbia e minchie ( di mare)
Sono appena tornata da un fine settimana a base delle poche cose di cui avevo bisogno. Pasti preparati con cura, silenzio, mare e l'amica di sempre.
Certo le serate non hanno mancato di lasciare qualche piccola sorpresa.
La vita pozzallese, perchè Pozzallo è stata la mia meta di questo we, non è ovviamente quella che una giovine donna che cerca di rinascere possa desiderare, ma diciamocelo, un'ora passata a commentare gli abiti improbabili indossati dalla fauna locale sono uno dei piccoli piaceri di ogni donna arpia che si rispetti. Soprattutto quando si trova soffocata da pizzi, strass, perline come se piovesse, tacchi a spillo e abiti lunghi manco fosse la sfilata di Piazza di Spagna.
Ma nulla vale quanto una scoperta eccezionale, una visione insuperabile.
Dall'alto di una scogliera, illuminate dalla luce soffusa dei lampioni, sono apparse due deliziose Minchie di Mare, pesci, come ha provveduto a spiegarmi la mia siculocolta amica Lucia, anche chiamati Viola di Mare( da cui il film omonimo del 2009) o Minchia del re, che hanno la caratteristica di essere ermafroditi, nascendo femmine e diventando maschi dopo la deposizione delle uova.
Chiedendomi perchè i miei conterranei chiamino "minchia" animali ai quali cresce un apparato maschile solo in età avanzata, ho riflettuto sulla possibilità che io abbia qualcosa in comune con questi adorabili pescetti.
lunedì 5 luglio 2010
come il mio vulcano
Borbotto, mi scaldo, tremo e poi sbotto.
Sono come il mio vulcano, quello che tengo da sempre dentro senza nemmeno rendermene conto.
Mi è successo ancora una volta, come ogni due anni in questo periodo.
Mi sono chiesta troppo, ho preteso di essere immortale, instancabile, infallibile.
Ho preso la vita, mi sono tuffata nonostante sentissi odore di marcio, ho vissuto e mi sono lasciata vivere e annusare. Ho permesso al mondo di entrarmi dentro rivoltarmi l'anima e andare via, lasciandomi più sola di prima e con un cuore un poco più duro.
Forse è così. Sarà sempre così. E tra alcuni mesi dirò che ho imparato un sacco, che tutto questo mi è servito a qualcosa, che ora so fare cose nuove che SICURAMENTE mi serviranno nella vita, che SICURAMENTE mi hanno reso una donna migliore, che SICURAMENTE non dimenticherò mai.
E ora sono a Catania, con un bagaglio più grande di quello che sono abituata a portare, con una stanza vuota e pagata a 900 km da qui, e il sogno di viaggi lontani.
Cerco di ricostruirmi ancora, ricostruire quello che ero, che sono, che sarò.
"gallegio alla ricerca di un me stesso con il quale poter dialogare"
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giovedì 17 giugno 2010
con la faccia più scema che ho.
Guardavo il mio corpo riflesso nello specchio della sala di pilates, oggi.
E non lo riconoscevo, ancora una volta.
Ancora una volta il mio corpo non mi appartiene, è un involucro all'interno del quale non sembra che possa vivere una come me.
E non parlo di un mero giudizio estetico, stavolta. Il mio corpo non è più quella cosa terribile che vedevo prima su ogni parete riflettente, sono consapevole che seppur segnato dal passato adesso indosso un corpo quasi normale, ma lo vedo trasformarsi, cambiare con me indipendentemente da me.
Forse soffrirò di una crisi di mezza età precoce, forse ho semplicemente bisogno di provare a guardarmi da fuori per una volta.
Sono una donna che non è mai uguale a se stessa.
Sono un fiume che scorre.
Sono incapace di controllare dove andrò e cosa sarò.
Ma pensandoci bene, somiglio a quella che immaginavo di essere più di quanto creda.
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martedì 1 giugno 2010
A.A.A.
Giovane donna single di buona cultura e presenza degna cerca fidanzato da passeggio* che abbia caratteristiche che superino di una spanna il minimo sindacale.
E' necessaria una bella presenza con tratti prevalentemente affascinanti, bel culo e bei denti, carattere docile ma passionale, capacità di comunicazione spiccate, esperienze sessuali sufficienti a non costringermi a dover spiegare sempre tutto.
Beatrice Gigliuto, signori, è tornata single.
Si visionano curricula.
* un fidanzato da passeggio (o da esposizione che dir si voglia) è colui che, esclusa ogni implicazione amorosa, si occupa dell'autostima della persona alla quale si accompagna deliziando lei sotto le lenzuola e gli amici di lei all'ora dell'aperitivo.
E' necessaria una bella presenza con tratti prevalentemente affascinanti, bel culo e bei denti, carattere docile ma passionale, capacità di comunicazione spiccate, esperienze sessuali sufficienti a non costringermi a dover spiegare sempre tutto.
Beatrice Gigliuto, signori, è tornata single.
Si visionano curricula.
* un fidanzato da passeggio (o da esposizione che dir si voglia) è colui che, esclusa ogni implicazione amorosa, si occupa dell'autostima della persona alla quale si accompagna deliziando lei sotto le lenzuola e gli amici di lei all'ora dell'aperitivo.
martedì 18 maggio 2010
riassunto delle puntate precedenti...
Cantavo Alanis in macchina, stanotte, le canzoni di un cd che è più vecchio della ragazzina di cui mi occupo ogni giorno da otto mesi, ricordavo ancora quasi tutte le parole anche se il significato non mi era chiaro come quando ero adolescente.
Anche questo mese treni e autogrill, molte notti passate a fingere di dormire in un letto vuoto per metà per una relazione finita ma non del tutto e ancora viva, ma non a sufficienza.
Stanotte, dicevo, ridevo in macchina mentre guidavo da sola, in compagnia di quattrocento copie di un giornale, suddivise in piccoli pacchi da dieci, da consegnare in punti scelti male della periferia di una Roma ultimamente sempre bagnata.
Questo il mio nuovo lavoro, e mi immagino a dire a tutti: " beh, si, lavoro ancora nell'editoria".
Rido che quasi mi vien da piangere.
Scrivo libri senza ispirazione, non traduco da troppo tempo, imposto riviste, e consegno giornali.
E poi penso che alla fine non faccio mica la puttana.
E poi penso che forse non c'è differenza, perchè fingersi lesbica per evitare rischi quando ritiro il giornale fresco di stampa in un mondo fatto di uomini, quando mi copro il più possibile perchè non si veda nessun accenno di me, perchè quando non mostro di avere un cervello per essere ben accettata in un mondo di stupidi, io mi sto svendendo.
E per gli stessi 30 euro.
Anche questo mese treni e autogrill, molte notti passate a fingere di dormire in un letto vuoto per metà per una relazione finita ma non del tutto e ancora viva, ma non a sufficienza.
Stanotte, dicevo, ridevo in macchina mentre guidavo da sola, in compagnia di quattrocento copie di un giornale, suddivise in piccoli pacchi da dieci, da consegnare in punti scelti male della periferia di una Roma ultimamente sempre bagnata.
Questo il mio nuovo lavoro, e mi immagino a dire a tutti: " beh, si, lavoro ancora nell'editoria".
Rido che quasi mi vien da piangere.
Scrivo libri senza ispirazione, non traduco da troppo tempo, imposto riviste, e consegno giornali.
E poi penso che alla fine non faccio mica la puttana.
E poi penso che forse non c'è differenza, perchè fingersi lesbica per evitare rischi quando ritiro il giornale fresco di stampa in un mondo fatto di uomini, quando mi copro il più possibile perchè non si veda nessun accenno di me, perchè quando non mostro di avere un cervello per essere ben accettata in un mondo di stupidi, io mi sto svendendo.
E per gli stessi 30 euro.
lunedì 26 aprile 2010
nel silenzio
"Per un periodo quattro formaggi aveva lavorato in una pescheria.
Puliva i pesci e faceva consegne a domicilio.
Ogni giorno scaricavano delle cassette di polistirolo piende di grosse vongole.
Arrivavano vive, bastava metterle nella vasca e dopo dieci minuti tiravano fuori un lungo tubo bianco con il quale succhiavano l'acqua e l'ossigeno.
Ma era sufficiente avvicinare la punta di un coltello al guscio per farle scattare e richiudere per un'ora almeno.
Ma poi, quando si riaprivano, se le ritoccavi rimanevano chiuse solo mezz'ora.
E a furia di stuzzicarle ci si abituavano e non si chiudevano più.
A quel punto erano finite. Ci infilavi dentro la punta del coltello e le vongole, idiote, si chiudevano di scatto con tutta la lama dentro.
allora giravi la lama e il guscio si rompeva e nell'acqua usciva una nuvola marrone di carne ed escrementi.
A cosa serve il guscio se ti abituano a non usarlo?
E' meglio non averlo, allora, stare nudi, se serve solo al coltello per ucciderti.
Rino era come quella lama di coltello, Quattro formaggi ci si era abiutato e proprio per questo poteva fargli più male"
Come Dio comanda-Niccolò Ammaniti.
Puliva i pesci e faceva consegne a domicilio.
Ogni giorno scaricavano delle cassette di polistirolo piende di grosse vongole.
Arrivavano vive, bastava metterle nella vasca e dopo dieci minuti tiravano fuori un lungo tubo bianco con il quale succhiavano l'acqua e l'ossigeno.
Ma era sufficiente avvicinare la punta di un coltello al guscio per farle scattare e richiudere per un'ora almeno.
Ma poi, quando si riaprivano, se le ritoccavi rimanevano chiuse solo mezz'ora.
E a furia di stuzzicarle ci si abituavano e non si chiudevano più.
A quel punto erano finite. Ci infilavi dentro la punta del coltello e le vongole, idiote, si chiudevano di scatto con tutta la lama dentro.
allora giravi la lama e il guscio si rompeva e nell'acqua usciva una nuvola marrone di carne ed escrementi.
A cosa serve il guscio se ti abituano a non usarlo?
E' meglio non averlo, allora, stare nudi, se serve solo al coltello per ucciderti.
Rino era come quella lama di coltello, Quattro formaggi ci si era abiutato e proprio per questo poteva fargli più male"
Come Dio comanda-Niccolò Ammaniti.
lunedì 5 aprile 2010
cetriolini
Sola da alcuni giorni, sono riuscita dopo tanti mesi a dedicare del tempo ad altre persone, altri sorrisi, altri profumi.
La metà vuota del mio letto è ingombra di bucato appena fatto, sono stata disordinata e ho dormito con l'odore di coccolino tutto intorno.
Continuo ad avere un disperato bisogno di sole, ma sembra proprio che il sole non voglia spuntare, che non voglia abbracciarmi anche se lo chiedo.
Ma forse succede sempre perchè non so chiedere. Non so chiedere nemmeno il sole.
Ieri ho passato tutto il giorno con un'amica storica, una di quelle che vedi un paio di volte l'anno e con le quali riesci a parlare di cose molto intime.
Praticamente siamo capaci di passare ore a guardarci l'ombelico, ognuno guarda quello dell'altro, è questo l'emozione, e ne tira fuori cose sopite, spesso nascoste, sempre difficili da dire.
Per il resto mi lucido la buccia come un cetriolino che vuole essere accettato dentro una meravigliosa insalata piena di ingredienti deliziosi.
E guardo l'insalata chiedendomi se veramente ci sarà mai posto per un cetriolino piccolo e un poco storto come me.
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venerdì 19 marzo 2010
piega santina imbusta chiudi
Da tre settimane lavoro in un ufficio preelettorale.
Ho le mani tagliuzzate dai fogli di carta nuova e una smania di fare che mi fa sentire Charlie Chaplin negli ingranaggi.
Sono sgarbata e scontrosa, non sento più nemmeno gli amici lontani, io che ero bravissima a curare i rapporti con tutti e a dare qualcosa ogni giorno prendendo in cambio calore.
Forse è per questo che sento così tanto freddo.
Chissa.
Ieri qualcuno ha comprato la casa nuova a Muffin, che quasi ve la fotografo da quanto è bella. Tutta colorata e gigante, che ve lo giuro in proporzione è molto più grande di casa mia.
Per il resto provo a scrivere, mi faccio gratuitamente dare della zoccola, accetto autostima in dono, anche se so bene che o ce l'hai o non ce l'hai l'autostima e che nessuno te la può regalare.
Insomma mi reggo in piedi.
Cercando di essere la solita Bea anche se no, non lo sono.
sabato 6 marzo 2010
frammenti di un discorso amoroso
D: embè? dove sei che fai?
B:sono a casa, prevalentemente stanca morta, prevalentemente senza soldi, prevalentemente poco felice.
E' un periodo un poco di merda, Fratello.
Tu come stai?
D: io registro il disco quindi sono...Tu sei ancora legata a quel tizio?
B:il tizio è una montagna russa continua.
Con alti davvero alti e bassi rasoterra.
Bella confusione.
D:C'e' sempre bisogno di tempo x capire cos' hanno in testa le genti.
B:queste genti hanno in testa un casino.
io più di tutti.
sto per diventare una scrittrice di cose cretine, e sono confusa.
Non volevo essere questo ma rischio di poter vivere di questo.
E poi, boh, mi piacciono persone complicate, che rendono la mia vita più difficile invece di semplificarla.
Trovo il resto dell'universo di una noia mortale.
MAh.
D:la coperta, chiunque incontri e comunque vada, sara' sempre troppo corta , a turno avrai freddo o ai piedi o alla testa e' cosi', bisogna capire ed accettare .. sarebbe come manifestare in piazza contro i terremoti..ridicolo.. n'se po' . bacio grosso
B:chissà se pure io sono una coperta corta. forse si.
D:l'incontro tra 2 persone e' la sola unica e a volte meravigliosa (fottuta) coperta corta.
B:mi svuoti la pancia, certe volte.
sai che c'è? che io non sono freddolosa.
Le spalle scoperte non mi infastidiscono e i piedi li tengo sempre fuori per scelta.
Ma cazzo, certe volte le coperte ti lasciano fuori l'anima.
E non puoi fare più niente
D:questo e' vero e abituarsi al freddo e' saggio , pero' a volte si rischia di scambiare il tiepido x bollente ma ci sta' pure questo ... e' come alle giostre: se sali sulla super ruota rotante rischi la vertigine ma puoi scendere estasiata , se preferisci il tiro al pescetto forse hai tirato i remi in barca.. notte baby
B:notte fratello. ci penserò
ci sono conversazioni che racchiudono tutto.
ci sono persone alle quali riesci a dire tutto.
domenica 21 febbraio 2010
Meglio di no.
Chi mi aiuta a trovare l'ispirazione?
Scrivo così tanto per lavoro da non riuscire più a far venire fuori un'emozione alla tastiera di questo pc.
Eppure...
Eppure di emozioni ce ne sono tremila e io avrei voglia di snocciolarle una per una per guardarle bene e accarezzarle un po'.
Eppure ho l'occasione di mostrare a qualcuno che in questo cuore e in queste dita qualcosa c'è qualcosa che valga la pena di leggere.
Eppure le parole non sono mai state un gioco tanto divertente per me, e anche tanto faticoso.
Eppure...
Sono ancora qui senza sapere che dire.
Che faccio resto in silenzio?
Meglio di no.
Scrivo così tanto per lavoro da non riuscire più a far venire fuori un'emozione alla tastiera di questo pc.
Eppure...
Eppure di emozioni ce ne sono tremila e io avrei voglia di snocciolarle una per una per guardarle bene e accarezzarle un po'.
Eppure ho l'occasione di mostrare a qualcuno che in questo cuore e in queste dita qualcosa c'è qualcosa che valga la pena di leggere.
Eppure le parole non sono mai state un gioco tanto divertente per me, e anche tanto faticoso.
Eppure...
Sono ancora qui senza sapere che dire.
Che faccio resto in silenzio?
Meglio di no.
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mercoledì 17 febbraio 2010
volere è potere
Sono cresciuta in un mondo nel quale per ottenere una cosa dovevo prendere a spallate tutto e tutti o sdraiarmi e strisciare in silenzio dove gli altri non mi vedevano, prendere la cosa che volevo e scappare via velocemente prima che qualcuno si accorgesse che ero lì.
Sono cresciuta in un posto nel quale chi faceva un errore era segnato e difficilmente aveva una seconda possibilità perchè io non avevo tempo da perdere nel curarmi di persone imperfette e perchè non potevo nè volevo mettere al rischio le poche cose belle guadagnate.
Sono stata un'adolescente incazzosa ma solare, sono diventata un'adulta gelida e pur sempre solare.
Una contraddizione in termini, direi.
E in tutto ciò, da quando ero piccola ad oggi una cosa di sicuro è rimasta identica.
Mi sono rivoltata come un calzino, ho messo in piazza ogni mio limite, ho giocato con i miei lividi, ho messo il dito su ogni singola piaga del mio cuore.
Eppure oggi ho capito una cosa di me con la quale non avevo mai fatto contatto.
Non distinguo il bisogno dal volere.
Mi è stato detto milioni di volte: "tu pretendi tutto" oppure "non sei capace di esprimere i tuoi bisogni".
Ma io non avevo capito, non ero arrivata a centrare il punto.
Nella mia testa non c'è distinzione tra una cosa di cui ho bisogno e una che voglio.
E' come se avessi un bug nel sistema.
Da oggi imparo.
Da oggi analizzo la differenza tra volontà e bisogno.
Sono cresciuta in un posto nel quale chi faceva un errore era segnato e difficilmente aveva una seconda possibilità perchè io non avevo tempo da perdere nel curarmi di persone imperfette e perchè non potevo nè volevo mettere al rischio le poche cose belle guadagnate.
Sono stata un'adolescente incazzosa ma solare, sono diventata un'adulta gelida e pur sempre solare.
Una contraddizione in termini, direi.
E in tutto ciò, da quando ero piccola ad oggi una cosa di sicuro è rimasta identica.
Mi sono rivoltata come un calzino, ho messo in piazza ogni mio limite, ho giocato con i miei lividi, ho messo il dito su ogni singola piaga del mio cuore.
Eppure oggi ho capito una cosa di me con la quale non avevo mai fatto contatto.
Non distinguo il bisogno dal volere.
Mi è stato detto milioni di volte: "tu pretendi tutto" oppure "non sei capace di esprimere i tuoi bisogni".
Ma io non avevo capito, non ero arrivata a centrare il punto.
Nella mia testa non c'è distinzione tra una cosa di cui ho bisogno e una che voglio.
E' come se avessi un bug nel sistema.
Da oggi imparo.
Da oggi analizzo la differenza tra volontà e bisogno.
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giovedì 11 febbraio 2010
Ricordare
Oggi la stanchezza mi annebbia il cervello.
Ieri mattina avevo qualche linea di febbre e ho dormito tre ore più del previsto, la scorsa notte sono rimasta sveglia fino alle quattro e ho dormito soltanto tre ore, quattro meno del dovuto.
Cose da ricordare: stare sveglia a cazzeggiare su internet fino alle quattro del mattino non è conciliabile con il mio stile di vita attuale.
Da quando uso il netbook ogni giorno i miei occhi perdono colpi, faccio fatica a mettere a fuoco e li sento rossi e pesanti.
Cose da ricordare: Impara, qualche volta, a guardare lontano. Fissare lo sguardo su ciò che è vicino ti fa perdere la prospettiva reale delle cose.
Mi dicono che sono irritabile. Ed è vero. Stanca e irritabile. Perchè le pressioni esterne si uniscono a quelle personali. Perchè il mondo lì fuori tende a fregarsene delle situazioni complicate che sto cercando di gestire.
Cose da ricordare: Abbi il coraggio di eliminare coloro che ti danno noia. Tieni solo quelli che ti fanno bene.
La pancia mi fa male ormai da due mesi. Sarebbe ora di andare dal dottore. A dirgli che sono nervosa, vivo male, mangio male, somatizzo tutto con una gastrite feroce.
Pillole per curare i disagi dell'anima.
Cose da ricordare: Wakarasaseya.
martedì 2 febbraio 2010
sogni e allarmi
In una notte qualunque...
Coso... Coso... Svegliati.
Eh, che c'è?
Stai russando!
E allora?
Ehm. Ehm, non riesco a dormire.
Ah.
Che se non lo conoscessi abbastanza lo ucciderei.
Ma poi alla fine invece di buttarlo giù dal letto e rimandarlo a casa sua, scoppio a ridere appena mi volto e mi accorgo che ha ricominciato a russare.
Coso... Coso...
Eh.
Senti devi risolvere questo problema perchè io così non ce la faccio.
(occhi spalancati, interesse vivo)
Se russi così io non dormo per niente.
Ok mi volto.
Si e sistema anche i cuscini.
Quando hai a che fare con un maniaco del controllo l'unica cosa che puoi fare quando hai bisogno di esser certa di avere l'attenzione è creare un allarme.
Io lo faccio in maniera innocua.
Ognuno conosce i suoi polli!
martedì 26 gennaio 2010
Che si fa pe' campà!
Ok io non sono una sceneggiatrice, è vero.
Ma mi è stato chiesto di scrivere sei tavole per una cosa che verrà pubblicata a marzo e della quale vi parlerò prossimamente.
Ora, chiedo a voi amici sceneggiatori, avete mai ricevuto telefonate nelle quali un disegnatore vi chiedeva di fare una foto di una cosa che non riusciva a disegnare?
No tanto per sapere se devo fustigare il mio disegnatore di fiducia oppure è il caso che io sopporti in silenzio ogni tipo di angheria del suddetto.
Insomma qui tra un semifidanzatocollega, un miglioreamicodisegnatore, una coinquilinacolorista, una nuovamicamusaispiratricenonchèeditorpersonale, io non ci sto veramente più capendo un cazzo. Diciamocelo.
venerdì 22 gennaio 2010
AYF2Y2FFFFFFFFFWWWWWW
Ok, non sono mai stata brava a scrivere titoli, però certo questo è il meno significativo.
Mi perdonate se vi dico che l'ha scritto una palla di pelo con le orecchie mosce che si chiama Muffin?
Ecco, casa Gigliuto/Pastorello ha un nuovo inquilino.
Dopo i fidanzati pelosi, ai quali siamo già abitutate, è arrivato il coniglio ariete nano.
Vive in una casa in costruzione marchiata Ikea, mangia lattuga e rompe le scatole.
Insomma.
Non ci si annoia proprio mai.
domenica 10 gennaio 2010
Volare
Oggi ho visto gente volare, e mi ha fatto veramente male.
Ho visto quello che io non sono e non sarò mai.
E' difficile sentire di non poter volare. Di non poter staccare questi maledetti piedi da terra, di non porter provare l'emozione di essere proprio quello che si vuole.
E forse io non rischio di finire a faccia in giù sul pavimento.
Forse non vedrò mai scorrere il sangue giù dal viso.
Ma cazzo se mi sanguina l'anima nel capire che io non proverò e non regalerò mai il piacere di quel volo.
Mi guardo allo specchio. Tolgo le barriere. Il mio corpo non è fatto per volare.
E non c'è altro da raccontare.
mercoledì 6 gennaio 2010
duemiladieci
Ci sono momenti nella vita di una donna che sono rappresentativi di un cambiamento fondamentale.
Le mestruazioni che non arrivano.
Il rossetto sulla camicia del tuo uomo.
La firma su un contratto d'aquisto.
L'anello offerto da un tizio in ginocchio. (spesso lo stesso del rossetto)
Ma uno e uno solo cambia davvero la vita.
Arriva un giorno, nella vita di una donna di un certo livello come me, nel quale ci si accorge di dovere necessariamente acquistare una scarpa decolté nera tacco 12 con lievissimo plateau.
E, diciamocelo, questo cambia completamente la vita.
A me è successo poche settimane fa, alla fine di un anno che ha preso la mia vita e l'ha rivoltata come un calzino, come era successo già l'anno prima, ma che ha anche riempito il calzino di sassolini di fiume ed ha cominciato ad usarlo come arma contundente atta a distruggere la mia piccola stanza romana.
Non tiro le somme dello scorso anno, perchè la sensazione è che si sia chiuso tutto e aperto tutt'altro, nello stesso identico secondo.
Chiudo con una promessa.
Nel duemiladieci la mia vita verrà rigirata come una sottile calza da reggicalze di seta nera.
Mica pizza e fichi.
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