domenica 21 aprile 2013

3 carte

non mi sono mai sentita rappresentata dal governo in carica, fin da quando sono stata in grado di capire a cosa servisse averne uno. Faccio parte della generazione che con i vari Amato, D'alema, Berlusconi Fini e compagnia bella ci ha fatto colazione con la zuppa di latte prima di andare a scuola a imparare le tabelline. E ora, mentre io sono adulta e con tutta la vita davanti mi sono rotta di guardare quattro vecchi che questa vita cercano di renderla impossibile.
Ieri la delusione definitiva. 1000 persone contro tutto il paese, 1000 persone che decidono senza ascoltare affatto, perchè le urla in piazza sono di 4 scemi, perchè quello che dice la gente su internet non conta, perchè alla fine sui vari social network c'è solo metà della popolazione italiana, e l'80% della popolazione dai 14 ai 70 anni. Mica una percentuale attendibile, mica rappresentativa della società.
Loro si, che sono rappresentativi, mille stronzi miliardari, ammanicati e pigri, che passano le giornate chiusi nelle loro case, o nelle loro auto blu o in ristorantini deliziosi del centro, nella speranza che il loro gioco delle tre carte funzioni.

E il signor Silvio Berlusconi, leader indiscusso dello schifo che vediamo, signore assoluto di tutto ciò che causerebbe una rivolta popolare ovunque, tranne nel nostro meraviglioso paese tutto pizza e mandolino, il signor Silvio Berluscono, dicevo, se la ride. Lui ha vinto di nuovo, lo metteranno lì, spero, a passare la sua vecchiaia sotto la protezione del titolo di senatore a vita, pagato da noi, senza pagare mai quello che ha fatto a noi.
La foto del suo sorriso plaudente, al nome di Napolitano presidente della repubblica(tutto minuscolo), è un colpo allo stomaco. Il simbolo del fallimento completo della politica italiana.

Ho votato centro sinistra da quando ho diritto al voto.
Ho messo faccia corpo e testa per il Partito Democratico. Ho creduto che, nonostante il mio cuore mancino, mediare potesse essere la soluzione.
E invece sono stata tradita. Insieme al 26% della popolazione.

Nel Gattopardo, Tancredi diceva: bisogna cambiare tutto per non cambiare nulla.
E dalla nascita della repubblica italiana ci siamo lasciati fottere.
Adesso finalmente sono sinceri. Non vogliono cambiare nulla.
E nulla cambierà se non saremo noi a farlo.



lunedì 8 aprile 2013

che lotta solo per difendersi...

" Sally cammina per la strada senza nemmeno guardare per terra. Sally è una donna che non ha più voglia di fare la guerra"

Passi pesanti scagliati sull'asfalto, in una lenta notte di aprile, la prima di un giorno di sole.
15 giorni senza sosta. iniziati andando via da un locale senza cappotto, finiti camminando per quasi cinque km con la musica nelle orecchie e le lacrime sulle guance. Trascorsi a combattere per la casa, con la paura di non riuscirne più ad aprire la porta, ogni singola notte, e poi scoprire, con un sospiro di potere entrare, e quindi dormire tre ore, da sola, prima di domani, e del domani successivo.

Scherzando, oggi, sono stata chiamata la leonessa. Tutto sotto controllo, pronta a ruggire al solo odore di scorrettezza, con la mandibola serrata per non mordere, e gli occhi spalancati per cogliere tutto, vedere tutto, sapere tutto.

Sono combattiva ma ho lo stomaco che è un pugno.
E sono sfinita.
Solo e soltanto sfinita.

Di tornare a casa e vedere la gente che non fa altro che screditare, sfottere, magheggiare, distruggere. E io che passo io miei giorni a costruire sono stanca di vedere i miei mattoni per terra, anche se sono pochi anche se non rendono meno solido il mio lavoro, i miei affetti.
Stanca di vedere che alla fine perdo più tempo a disattivare le bombe con le quali qualcun altro cerca di fare saltare in aria la mia vita che a viverla questa mia benedetta vita.

E oggi mi sento Sally, che quando l'ascoltavo da ragazzina era una donna in là con gli anni, stanca, disillusa e con la bellezza sfiorita di chi è troppo stanco per brillare ancora.

E invece oggi Sally sono io, a quasi 31 anni, stanca, disillusa e con la bellezza sfiorita di chi è stanco, troppo stanco per brillare ancora.

E ripenso alle scelte fatte, tutte, una per una. Da quando sono andata via di casa troppo presto. Così presto da costruirmi un futuro da leonessa, senza pace. Agli amori trascurati, alle battaglie perdute, al tempo lasciato scorrere, senza coraggio.
A ogni mano che mi ha sfiorato la schiena. A ogni volta che non sono riuscita a dire resta, qui, adesso.

Scivolo sotto alle coperte, in una delle ultime notti in cui potrò sentire il loro dolce peso sulla mia pelle nuda.
Domani costruisco un sorriso.

in fondo forse era giusto così.
forse ma forse, ma si.