martedì 29 novembre 2011

non posso



F. è entrato nella mia vita una notte, con una mail arrivata proprio tramite questo blog. Che fosse un parolaio l’ho capito subito, perché a quella prima mail ha avuto risposta, perché quel suo lieve flirt, che aveva il solo scopo di incuriosirmi toccava le corde giuste. Alcune delle quali giusto sotto le mutandine.
Ma era quel periodo lì, quello in cui il corpo era collegato al cervello, quello in cui le parole sussurrate al telefono facevano più effetto di quelle dette da chi mi guardava in faccia (anche se, certe volte, mi chiedo se quel periodo lì finirà mai).
Avevo ragione, F. era un giornalista, manco scadente, manco brutto, manco stupido. Talmente poco stupido da avermi fatto recapitare, in tempi non sospetti, un regalo che avrebbe aperto le porte a un pezzo enorme della mia vita attuale, arrivato a casa dei miei, un giorno di luglio, mentre ero in vacanza, mentre avevo tempo e spazio per passare notti a scrivere e parlare, di nascosto.
Di nascosto da lei.
Perché lei c’era. Ed era anche carina.
E io ero convinta che non funzionasse, tra loro, come tutte le “amanti” del mondo. Anche quelle virtuali come me.
F. l’ho visto una sola volta, a suo tempo, una sera di settembre. Una sera passata nella piazza sotto casa a bere aranciata e a lasciare che lui osservasse la mia gamba che ciondolava giù dalla panchina. Senza toccarci. Con il suo regalo nella borsa, di nascosto.
Tornare a casa è stato sconvolgente, con un bacio rubato davanti al portone, sfiorato sulle labbra.
F. è scappato, ed è ritornato solo quando gli ho chiesto di farlo. Lui non poteva, non voleva, lui aveva lei e io non avevo futuro per lui.
Il mio più grande errore, quello per il quale l’angelo del Karma mi punì il giorno dopo( il lettore più attento sarà in grado di trovare il post nel quale racconto la mia punizione karmica), è stato provare a essere io a rubare un bacio a un uomo che aveva dignità.
Per F. è stato amore, in una di quelle forme buffe che ha l’amore per me, uno di quegli amori nei quali chi fosse lui, come vivesse, cosa volesse, non importava assolutamente niente. Mi faceva sentire come se amassi, e questo era assolutamente affascinante, il che unito al fatto che mi facesse sentire desiderata, di un desiderio strappa mutande forse, o poco più, aveva un risultato assolutamente esplosivo.
F. è ancora parte della mia vita, in forme sempre diverse e sempre deliziosamente uguali.
Una delle poche persone che ho stimato davvero per quel “non posso”.
Ciao F. lo so che leggi. Sappi che molti anni dopo sei l’unico al quale ho tentato di rubare un bacio.

martedì 15 novembre 2011

radici




Uno scatto, alle sette del mattino di un giorno qualunque.
Le mie radici. Radici che bucano anche il cazzo di asfalto. Che premono forte sulla mia cazzo di corazza.

Le radici che forse non ho, quelle che non ho mai voluto avere e che ho razionalmente e definitivamente lasciato a 900 km da casa mia, portandomi dietro solo i difetti, tanto per non sbagliare.

Eppure le vedo, quelle radici, in questi giorni. Le vedo farsi strada, dopo aver premuto da dentro il mio corpo fino a far male.
Le vedo come le vene delle mie mani quando mi si abbraccia troppo forte. Come le vene verdi del braccio di chi ha radici più forti delle mie, e ha meno paura di me nel mostrarle.

Ripesco le mie radici ricominciando a scattare brutte foto di minuscoli bei pezzi di un brutto mondo. che è il MIO brutto mondo.
E me ne fotto, da ora, se tu ti offendi, se lui si offende, se l'altra si offende e se il figlio del cugino della sorella del nonno si offende sentendosi chiamato in causa perchè ha una coda di paglia troppo pesante, lunga e goffa.

E so che sembra strano.
Per per la prima volta dopo mesi, forse anni. Non sono nemmeno incazzata mentre scrivo, nè triste, nè ferita.
Sono un cane che corre veloce. E basta.

mercoledì 2 novembre 2011

Puglia



Dicono che sta arrivando l'inverno.
Che faccia freddo, tipo. Il piumone, il buio presto, le stufette che si accendono un'ora prima del risveglio, il the caldo con il miele, che se no ti viene mal di gola. Quelle cose lì.
E io mi sento come se fosse fine giugno, quando si suda un poco sotto le lenzuola, e il the lo bevi gelato, e di notte ti alzi mille volte per far pipì, e metti i piedi nell'acqua fredda, per rinfrescare tutto il corpo.

E vorrei salire su una macchina piccola con i finestrini abbassati e un gomito fuori, il tramonto in faccia, una pila di cd sul cruscotto e l'autoradio che suona canzoni cantabili.
E urlare le strofe più belle e quelle più sceme. Con la luce in faccia e il sorriso di una vacanza che deve ancora iniziare.
Vorrei, non so perchè, andare in Puglia, che non ci sono mai stata, e darmi il cambio alla guida, che le ore di macchina sono tante.
E poi, appena arrivati, mettere i piedi sulla sabbia, o sui sassolini piccoli e piatti, quelli che non si sa perchè mi danno uno strano effetto sotto la pancia.
E nuotare alle 8 del mattino, e poi, di nuovo, alle 8 di sera. Quando la gente ritira le stuoie e scappa a cena.

E lo so che sono fuori stagione. Ma la Puglia non scappa, e nemmeno l'estate.