lunedì 16 aprile 2012

flusso

Tre anni fa partivo per Tokyo, l'altra parte del mondo e metà della mia vita.
Partivo con mille sogni e desideri. Partivo con qualcosa che mi aspettava a Roma, come un elastico pronto a farmi schizzare indietro, dentro quella che sarebbe dovuta essere la mia felicità.
Sono passati tre anni, dicevo. Ho un nuovo biglietto per Tokyo sulla posta elettronica, in forma di vacanza questa volta, regalo dei miei amici più cari per il mio trentesimo compleanno.
Oggi, mentre sorridevo per il viaggio da organizzare e mi stranivo per una serie di questioni di lavoro da risolvere al più presto, ho sbattuto la faccia su quella che tre anni fa sarebbe dovuta essere la mia felicità. Forte.
E sono tornata a casa piangendo, come negli ultimi anni è successo troppo spesso, che ormai il barista di quella via lì non si stupisce più nel vedermi gonfia e stupida, tante volte è successo.
Certe volte, per anni, si ama qualcosa che non esiste, l'immagine di una felicità durata l'attimo di un'emozione e sparita nel nulla nello stesso tempo.
Eppure quell'amore lì mi ha regalato una delle cose più belle della mia vita adesso, seppur mai vissuta evidentemente a pieno, seppur scollegata da quello che per altri sembra essere un'esigenza naturale.
Errore mio far finta di non capire, errore mio credere di poter cambiare me stessa e chi avevo di fronte, errore mio sperare che prima o poi quell'emozione sarebbe tornata reale.

Ora sono qui e non provo niente. le lacrime sono solo sciocca rabbia e la delusione di dovere abbandonare tutto per mia mera incapacità.

E lo so che voi speravate prima o poi sarei ritornata serena, magari un poco felice.
ritenta. sarai più fortunato.