giovedì 26 febbraio 2009

Mantova Comics


Tra 24 ore si parte.
Un certo numero di ore di treno in compagnia delle mie future coinquiline -si mi sono accorta che sono due disegnatrici, non rigirate il coltello nella piaga- per arrivare a Mantova.
Cosa c'è a Mantova? Ma come? Mantova Comics -si lo so che è una fiera del fumetto, come siete pignoli- non ci siete mai andati?
Che ci vado a fare? Questa è una domanda sensata!
In effetti niente.
Beh no.
Stavolta è diverso.
Ho intenzione di commuovermi sfogliando la copia in anteprima del primo libro che ho tradotto (ne riparleremo tra qualche settimana, prometto), stringere un certo numero di mani e lasciare altrettanti biglietti da visita, prendere accordi per le prossime traduzioni.
E poi ho tanti caffè con gli amici, presentazioni ufficiali e conferenze certamente divertenti.
Insomma, saranno giorni di fuoco.
In mezzo a tutto questo cercherò di tener compagnia agli amici dello stand Drawers 2.0. Che siano disegnatori o cassetti poco importa, sono bravi e ci sarà da ridere.
Chi ci viene a trovare?

mercoledì 25 febbraio 2009

lettoscrivaniascrivanialetto.

Marcosen'èandatoenonritornapiù,iltrenodelle7.30senzalui,èuncuoredimetallosenzal'anima,
nelfreddodelmattinogrigiodicittà...
Ecco se ci fosse una colonna sonora per la mia vita in questi giorni sarebbe la terribile canzone della Pausini. Senza Marco, tra l'altro.
La casetta di Piazza Bologna è diventata una specie di silenziosa sala d'aspetto.
Con le coinquiline c'è uno strano scambio di frasi di cortesia e nient'altro.
Non c'è niente che vada male, nessuna antipatia, solo un essere completamente estranee.
Vivo nella mia piccola stanza piena delle mie cose. E' camera da letto, sala da pranzo, soggiorno, stanza per gli ospiti.
Tutto in questi... quanti saranno? 15mq?
E allora cerco di ricordarmi che la sessione d'esami sta per finire e che la primavera è in arrivo.
Passerò le mattine al parco a studiare, cambierò casa e cercherò di consumare i pasti in compagnia. Perchè mangiar sola ultimamente mi da il voltastomaco.
Cerco coraggio e sorrisi. E mi arrivano, anche se da lontano.
Ho voglia di ricordarmi come si vive senza fare lettoscrivaniascrivanialetto.

sabato 21 febbraio 2009

il rettangolo blu nello spazio del cerchio.


L'avete fatto anche voi quel gioco da bambini?
Quando davanti a un oggetto di plastica la mamma vi chiedeva di mettere ogni pezzo al posto giusto?
Il triangolo giallo, il cerchio rosso, il quadrato blu e certe volte anche dei piccoli animaletti dalle strane forme stilizzate.
Amavo quel gioco.
Ma...
E' da un po' che ho rinunciato a classificare le cose.
Non do più nomi alle relazioni, non incasello i rapporti nei soliti canonici spazi.
Stanca di tentare invano di inserire il rettangolo blu nello spazio destinato al cerchio rosso.
Chè la geometria non è mai stata il mio forte, ma nel mio mondo pieno di spigoli c'è poco spazio per le cose perfettamente tonde.
E ho riflettuto su un detto della mia terra, cu nasci tunnu non pò moriri quatratu, e ho pensato che io sono quadrata da sempre, e con il tempo ho solo smussato gli angoli per non ferire le mani dei bambini che giocano con me, che cercano di mettere il quadrato blu nello spazio del cerchio rosso.
Non voglio più cercare di essere in tinta col mondo, voglio piuttosto creare intorno a me un modo che mi somigli di più.
Un mondo nel quale blu e rosso si accoppino alla perfezione.

E ci sono pensieri condivisi con persone deliziose, piccole porte sulla mia vita che voglio aprire.
E non chiedetemi di provare ancora a capire se si tratta di un cerchio o di un quadrato. Impossibile giocare a quel gioco, quando non si è più bambini.

venerdì 20 febbraio 2009

extraordinary machine


Meccanismi perfettamente oleati che scivolano senza quasi far rumore.
Sembrano gli ingranaggi di un orologio. Si muove il primo, trascinando con se tutti gli altri, per farsi attivare dall'ultimo, come in un circolo vizioso.
Ma io sono una macchina straordinaria, capace di fermare uno solo dei meccanismi a comando.
Sono una macchina straordinaria, che spegne uno alla volta gli ingranaggi riuscendo comunque a funzionare bene.
Sono una mostruosa straordinaria macchina, capace di fermare i battiti del cuore, di spegnere le emozioni che attanagliano la pancia in un lampo.
Dirigo tutto dalla cabina di comando del mio cervello, premo i tasti giusti e disattivo la bomba a orologeria che è il mio cuore.
Mi sento il comandante di un'astronave fantastica.
Bisogna avere in mano la situazione, ma si deve avere il coraggio di volare.
Sono una macchina che non si spegne mai, perchè gli altri non vivono senza la luce rossa dello stand-by.

I certainly haven't been spreading myself around
I still only travel by foot and by foot, it's a slow climb,
But I'm good at being uncomfortable, so
I can't stop changing all the time

sabato 14 febbraio 2009

Viaggi e voli (pindarici)

Uscire di casa prima delle cinque per essere in aeroporto alle sei in punto.
Camminare a passi svelti, ascoltando del rap francese. Sorridere alle poche persone già in giro a quell'ora, al ragazzo che consegna i giornali, al barista che ti offre il primo caffè della giornata.
E avere un po' paura, avvicinandosi alla stazione, tanto da tenere solo l'auricolare sinistro per esser sicura di sentire eventuali passi alle spalle.
Epoi salire sul primo treno del mattino, che farà cinquanta minuti di ritardo, arrivare in un aeroporto quasi deserto, parlare con uno stewart che non vuole farti partire.
Sorridere, comprare un nuovo biglietto aereo e correre a far colazione, ringraziando la barista per l'attenzione che sta dedicando a tuo cappuccino(e far finta di non aver capito che è così buono soltanto perchè insieme al tuo ha preparato il suo).
Comprare un libro semplice in una libreria gelida che ha
"le cattive ragazze vanno dappertutto" accanto a Tiziano Terzani.
Scrivere qualcosa tra le bozze del cellulare, perchè la spinta a buttar fuori emozioni è incontenibile e non hai con te il pc e nemmeno una penna (almeno la penna, Bea, ti prego). E la vedi la te stessa di qualche anno fa, quella che non si sarebbe potuta permettere di acquistare un nuovo biglietto, che avrebbe perso la pazienza, che avrebbe chiamato casa, forse in lacrime.
Vedi il suo sorriso compiaciuto.
Somigli a quella che lei avrebbe desiderato essere più di quanto tu possa credere.

venerdì 13 febbraio 2009

libertà

Stamane sono andata a donare il sangue.
Qualche grammo della mia vita è adesso nel corpo di uno sconosciuto.
L'ho fatto per scelta.
E mentre ero lì ho compilato il modulo per la dichiarazione di volontà sulla donazione di organi e tessuti.
L'ho fatto per scelta.
Avrei desiderato riempire di dati un altro modulo, ma non esiste.
Perchè io non ho scelta.

E questo mi fa impazzire.
Quando il paese nel quale vivo mi toglie la possibilità di scegliere su cose solo mie imponendomi un'etica solo sua, mi sento rapinata della mia dignità.
Io non sono cattolica, non seguo nessuna religione ma tutte le regole del vivere civile.
Non rubo e non uccido. Non violento, rapisco, perseguito, danneggio.
IO NON LIMITO LA LIBERTA' di coloro che mi vivono intorno.
Io non decido cosa è giusto o sbagliato per gli altri, ma io VOGLIO DECIDERE COSA E' GIUSTO PER ME.
Voglio decidere se vivere o morire, voglio decidere se crescere o meno un bimbo malato, voglio decidere se prestare il mio utero alla migliore amica che non può avere figli, voglio decidere se passare la mia vita con una donna, con un uomo, da sola o con 30 gatti e un pappagallo.

Non ho nessuna intenzione di entrare nel merito dei fatti recenti, sarebbe inutile e scomodo, banale e noioso.

Ma io voglio indietro la mia libertà.

mercoledì 11 febbraio 2009

preconcetti


Il signor Franco ha un'età indefinita tra i quaranta e i sessant'anni, è alto e magro e con modi gentili.
Ho notato subito la sua presenza, quando sono arrivata nella casetta di pollypocket.
Ogni mattina sorride e saluta, con galanteria e riservatezza, si rende disponibile in ogni modo anche se non fa parte dei suoi doveri.
Un giorno di qualche tempo fa mi sono fermata a osservare la sua portineria, lui era già andato via ma dentro c'era comunque una piccola luce accesa.
Nella sua libreria decine di libri, testi teatrali e tragedie greche, manuali di architettura e libri di storia.
Ho iniziato a leggere i titoli uno a uno. Erano libri che mi erano in gran parte sconosciuti, alcuni in lingua originale con testo a fronte, altri brossurati e dall'aspetto costoso.
Ho sorriso, percorrendo il giardino che porta alle scale di casa, ho sorriso pensando a un libro letto pochi mesi fa, quando abitavo ancora nella casa della periferia, quando avrei desirerato che fosse Renée il primo incontro del mattino.

Il giorno dopo, in portineria, c'era un leggio posizionato in modo da permettere a tutti di leggere la pagina scelta dal silenzioso portinaio.
Mi sono emozionata, come se fosse un messaggio scritto a matita su una pagina bianca, un messaggio scritto solo per me.
E ripenso, qualche volta alle sorprese che la vita offre, ai piccoli preconcetti con i quali sono cresciuta. La cultura è dove meno te l'aspetti.

domenica 8 febbraio 2009

20mila seghe sotto i mari.


"Ma con il tipo indeciso?"
"Mah, si è nascosto per l'ennesima volta dietro un dito"

Eh si.
Perchè tirar fuori le palle è la mossa più difficile. Significherebbe parlare e spiegare. E invece è molto più facile continuare a giocare, soprattutto con una come me che è capace di sorridere anche mentre riceve un calcio sugli stinchi.
Butto via le manette, quelle che hanno stretto polsi e budella per mesi, perchè non sono una da tenere imprigionata per lungo tempo. Che quel gioco piaceva anche a me ma dopo un po'diventa tutto disperatamente noioso.
E adesso una decisione la prendo io, seria e concreta, perchè di seghe mentali ne ho le tasche piene.
Adieu mon cher.
Il mondo fuori di qui mi aspetta.
Quindi, signore e signori, si aprano le danze.

mercoledì 4 febbraio 2009

love therapy


Le luci di un'umanità in corsa che scorrono lente sotto di te.
L'aereo decolla, la sciarpa nuova è ancora intorno al collo, come per tenere al caldo i ricordi.
Nella valigia, posizionata nella cappelliera sopra la mia testa, ho sorrisi speciali.
Amiche vecchie e nuove che mi hanno coccolata durante il fine settimana come se fossi un cucciolo, tre importantissimi sorrisi che attendevo di vedere da mesi e che mi hanno regalato calore durante i tre gelidi giorni successivi.
Un guantino a righe che ha perso il suo compagno durante una corsa per prendere le metro, 150 pagine a colori che è stato emozionante sfogliare, la consapevolezza di fare ancora paura ai pavidi.
Quaranta minuti sopra le nuvole, per pensare a tutto questo.
Quaranta minuti per ricordarmi che alla fine vale comunque la pena, nonostante i piedi congelati e doloranti, nonostante la fatica e l'influenza.
Quaranta minuti per poi vedere altre luci, altra umanità in corsa, forse più stanca, che ha voglia di mettere a letto i bimbi, andare a dormire, far l'amore.