sabato 31 dicembre 2011

Anno.

Fine di un anno pessimo, forse il peggiore della mia vita. Uno di quegli anni, nei quali succede tutto quello che non avresti mai desiderato accadesse e niente di quello che volevi veramente.
Il poco lavoro, un sogno d'amore infranto, la disoccupazione, la solitudine, l'incapacità di vedere oltre, il corpo che non ce la fa, persone care che vanno via, occhi che non vedrai mai più, la preoccupazione per chi resta, i sogni distrutti, i progetti di tre anni che sembrano andare completamente in fumo, sensi di colpa e responsabilità, la voglia di salvare tutti e la consapevolezza che puoi aiutare solo chi davvero vuole una mano, e che, spesso quando aiuti qualcuno, questo ti si rivolterà contro nel preciso istante in cui sentirà di non avere più bisogno di te.
Ma gli ultimi mesi le cose sono migliorate, qualcosa di nuovo ha dato sorrisi, un minimo di equilibrio sembra guidare la mia esistenza ed è tornata la voglia di fare, parlare, giocare e vivere.
E quindi questa sera mi tiro a lucido, metto un paio di scarpe nuove, un vestito fantastico e avvolgo il petto della mia passione.

Buon anno a tutti.
A voi.
A me.

mercoledì 28 dicembre 2011

Wc

Aeroporto, volo su Roma in partenza tra 90 minuti. Sono stati giorni strani in cui sono stata fisicamente male e mentalmente bene e ero chi volevo essere e bla bla bla.
La verità é una sola... non so far funzionare i gabinetti elettteonici, quelli di stazioni e aeroporti per intenderci, quelli che ti siedi fai pipì e quando ti alzi scaricano, quelli che ci sono solo in Italia e jn quei pochi altri posti al mondo in cui la gentebcrede che tirare non trovare la cacca di chi ha usufruito del servizio prima di lui sia un lusso da pochi. Ecco quei cessi lí (dannazione ho detto cessi) quando mi avvicino io iniziano a scaricare, senza soluzione di continuità ogni 15 secondi.
Ora visto che non sono di certo così magra da non essere rilevabile per i sensori vorrei dire ai miei adorati wc pubblici: inutile continuare a scaricare io NON sono una me volevo corredare questo post della solita foto scattata in diretta ma già stare accovacciata sulla tazza, senza poggiarmi, tenendo in mano la borsa e il cappotto, cercando di stare concentrata sulla minzione in corso, non é stato semplice.

mercoledì 21 dicembre 2011

a ucca l'amma

In chat con la ragazza deliziosa che da mesi, ormai, condivide pezzi di esistenza con me, attraverso suoni e immagini.
Un link a un sito, un semplice link di quelli che ci scambiamo di continuo, apre un mondo.

Il cuore si squarcia, la pancia fa male.
Eppure, forse, non è del tutto così.
Quelle immagini colpiscono in quel piccolo punto sensibile, quello nel quale vive il dolore, quello di quando ti vergognavi alle recite dell'asilo, di quando la maestra ti rimproverava, di quando, al liceo, dovevi chiedere a quella ragazza carina se aveva voglia di baciarti, di quando anni dopo ti è successa la stessa cosa, con quella ragazza con gli occhi nocciola che sembrano girasoli.
Il luogo delle carezze mai date, delle gaffe in pubblico, del lavoro perso, di quella volta che hai vinto la gara di corsa, e di quell'altra quando in mezzo al pubblico che ti guardava c'era lui, con quel naso bellissimo.
Quel punto, e forse ve l'ho già raccontato, che ha un nome solo nella mia lingua natia, quella di mia mamma e di mia nonna, di quando mamma mi diceva mi faccio l'acqua ugghiuta c'addauru( il canarino, con limone alloro e tanto zucchero), perchè ho mal di stomaco.
Mi fa male "a ucca l'amma".

La bocca dell'anima.

Che modo stupendo di chiamare un pezzetto di corpo così piccolo e così prepotentemente presente nella nostra vita.
Quelle immagini, adesso, sono piantate nella mia bocca dell'anima.
E non riesco a non pensare che quella gente, quelle facce, in quel preciso istante, avevano un peso nella propria personalissima bocca dell'anima.

martedì 13 dicembre 2011

premestruo


Ti rendi conto che i tuoi rapporti affettivi fanno acqua da tutte le parti quando un giorno ti chiama la tua compagnia telefonica e ti offre di passare all' I Phone, con soli 20 euro al mese. L'unico impedimento è la necessità di una carta di credito. E tu ci pensi, perchè cazzo sono 20 euro, che ci vuole a chiedere a qualcuno di darti la sua per garanzia?

Ci vuole che il contratto dura 24 mesi. Dei lunghissimi 24 mesi. Infiniti 24 mesi.
E tu che, come si sa, ami guardarti impunemente l'ombelico, pensi che tra 24 mesi nessuna delle tue relazioni probabilmente sarà ancora in piedi. Che alla fine non può sempre finire come con l'ex storico, che è sempre un pezzo di casa e di cuore, che magari tipo tra 2 mesi quello nuovo non ti parla più, e quell'altro lì con la barba magari boh, un giorno ci litighi davvero e non vi volete manco più guardare in faccia.

Che poi se questi pensieri li fai il giorno in cui ha pianto:

1 Ascoltando una canzone dei Tiromancino.
2 Pensando a un anniversario che quest'anno non festeggerai.
3 Parlando con un'amica che aveva avuto una notizia da strappare l'anima.
4 Accettando i complimenti di una persona che inizia a conoscerti.
5 Leggendo la pagina di wiki riguardante il ghiaccio.
6 Pensando uno spettacolo importante che farai tra qualche mese.

Capisci che sei in premestruo e non puoi scappare.

E soprattutto che non prenderai l'I Phone, ma quel cellulare scadente con dentro android che non sai come funziona ma che la tua compagnia telefonica ti offre con 1500 punti TUTTI TUOI (TUTTI TUOI mi sembra la parola chiave), anche se questo ti impedirà di avere l'unica cosa che volevi davvero dalla vita: il porta I phone a forma di coniglio, con la coda di pelo. ecco.


AGGIORNAMENTO:
Ho uno smartphone non merdullo, di buona marca, pagato poco, e con un abbonamento fatto con una compagnia che si accontenta di un conto in banca senza carta di credito.
Ovviamente tutto il merito è dell'ex storico che è sempre un pezzetto di casa.

venerdì 2 dicembre 2011

points of view

"Nell’estate del 2008 avevo tutto nuovo. Le scarpe i pantaloni gli occhiali i quaderni, perfino i calzini. Andavo a sedermi alle scrivanie di un indirizzo che avevo paura anche solo a pronunciare. Faceva caldo, la camicia bianca nuova si appiccicava in ogni anfratto possibile, i piedi facevano male e succede sempre così quando passi dalle pantofole che si fingono scarpe alle scarpe vere. Non ero uno stagista, ero un contadino emigrante che ha dormito un mese nella stiva di una nave di un secolo fa e ha uno di tutto e tutto è nuovo e sicuramente ero elegante quando scrissi a Bea.
Non c’è un motivo. Tutte le migliori decisioni della mia vita le ho prese in istanti brevissimi. Ogni volta che ho pensato alle cose, ho sbagliato.
C’era il blog (che non esiste più). C’erano ipotesi di fantasie, c’era la voglia di giocare, c’era che in quotidiano, anche se fai lo stagista, il tempo è retrattile, fai tantissimo in pochissimo e il resto delle ore te le devi inventare. Io scrissi a Bea.
Non ho idea di cosa le scrissi. Né di cosa mi rispose subito dopo. So solo che prima non c’era, poi subito dopo c’era e si era presa uno spazio che non vedevo prima e non so come abbia fatto lei a scoprirlo io ad averlo ignorato. Una terra lontanissima ma impossibile da non vedere. Non proprio l’America, l’Australia. Non proprio Colombo, Magellano.
Ogni vero amore è esplorazione. Siamo stati una cosa fugace. Ci siamo scritti tanto. Abbiamo litigato per motivi che nemmeno ricordiamo. Abbiamo avuto prima fretta, poi paura, poi di nuovo fretta, e poi abbiamo scopertohttp://www.blogger.com/img/blank.gif che il tempo e il mondo ci lasciavano in pace se ci volevamo bene e basta. Le ho spedito le manette, e volevo dire troppe cose, con quel gesto, e così alla fine non ne ho detta nessuna. Ci volevamo troppo bene, da subito e per chimiche inspiegabili, per essere bravi giocatori. Così abbiamo trovato altri modi. Non sapremo mai niente delle cose che abbiamo lasciato per strada, e dei portoni chiusi, e delle notti troncate e delle loro conseguenze. Però possiamo dire ciao e noi al presente. E così che abbiamo barato, per vincere entrambi, ché ci sono troppi pericoli e noi almeno ci vogliamo bene. "



E' la prima volta che metto su questo blog le parole di qualcun altro.
F. (l'uomo meritevole del post precedente ha scritto per me e per chi legge questo blog come lui.

Grazie F. per avermi resa partecipe di quello che c'era dall'altra parte, in altri pensieri e altri mondi.
Grazie per avere dimostrato di essere meglio di molta gente fuori dai nostri, di mondi.