"Nell’estate del 2008 avevo tutto nuovo. Le scarpe i pantaloni gli occhiali i quaderni, perfino i calzini. Andavo a sedermi alle scrivanie di un indirizzo che avevo paura anche solo a pronunciare. Faceva caldo, la camicia bianca nuova si appiccicava in ogni anfratto possibile, i piedi facevano male e succede sempre così quando passi dalle pantofole che si fingono scarpe alle scarpe vere. Non ero uno stagista, ero un contadino emigrante che ha dormito un mese nella stiva di una nave di un secolo fa e ha uno di tutto e tutto è nuovo e sicuramente ero elegante quando scrissi a Bea.
Non c’è un motivo. Tutte le migliori decisioni della mia vita le ho prese in istanti brevissimi. Ogni volta che ho pensato alle cose, ho sbagliato.
C’era il blog (che non esiste più). C’erano ipotesi di fantasie, c’era la voglia di giocare, c’era che in quotidiano, anche se fai lo stagista, il tempo è retrattile, fai tantissimo in pochissimo e il resto delle ore te le devi inventare. Io scrissi a Bea.
Non ho idea di cosa le scrissi. Né di cosa mi rispose subito dopo. So solo che prima non c’era, poi subito dopo c’era e si era presa uno spazio che non vedevo prima e non so come abbia fatto lei a scoprirlo io ad averlo ignorato. Una terra lontanissima ma impossibile da non vedere. Non proprio l’America, l’Australia. Non proprio Colombo, Magellano.
Ogni vero amore è esplorazione. Siamo stati una cosa fugace. Ci siamo scritti tanto. Abbiamo litigato per motivi che nemmeno ricordiamo. Abbiamo avuto prima fretta, poi paura, poi di nuovo fretta, e poi abbiamo scopertohttp://www.blogger.com/img/blank.gif che il tempo e il mondo ci lasciavano in pace se ci volevamo bene e basta. Le ho spedito le manette, e volevo dire troppe cose, con quel gesto, e così alla fine non ne ho detta nessuna. Ci volevamo troppo bene, da subito e per chimiche inspiegabili, per essere bravi giocatori. Così abbiamo trovato altri modi. Non sapremo mai niente delle cose che abbiamo lasciato per strada, e dei portoni chiusi, e delle notti troncate e delle loro conseguenze. Però possiamo dire ciao e noi al presente. E così che abbiamo barato, per vincere entrambi, ché ci sono troppi pericoli e noi almeno ci vogliamo bene. "
E' la prima volta che metto su questo blog le parole di qualcun altro.
F. (l'uomo meritevole del post precedente ha scritto per me e per chi legge questo blog come lui.
Grazie F. per avermi resa partecipe di quello che c'era dall'altra parte, in altri pensieri e altri mondi.
Grazie per avere dimostrato di essere meglio di molta gente fuori dai nostri, di mondi.
venerdì 2 dicembre 2011
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1 commenti:
La chimica, che cosa strana.
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