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Mentre tornavo a casa, pochi minuti fa, mi sono piovuti addosso decine di incarti colorati di caramelle alla frutta. E mi sono trovata a ridere, per la prima volta dopo giorni, per il bambino che immagino intento a svuotare il cestino di caramelle che la mamma tiene in salotto per gli ospiti credendo che gettare le cartacce giù dalla finestra sia un modo tattico per eliminare le prove del misfatto che lo metterà nei guai domattina.
Mi sorprendo di essere ancora capace di sorridere di queste cose.
Sorprendo la mia testa a costruire storie d'altri tempi, e mi lascio trascinare via dalle mie invenzioni.
E forse è questo che mi salva in questo periodo di merda nel quale ho sempre addosso un peso, duro e freddo, che mi impedisce di camminare veloce.
La stanchezza ha preso possesso di me, vivo una vita per la quale non vale la pena fare questa fatica.
Eppure non posso andare via, volare, scappare ancora.
Questa volta ho deciso che sarò io a restare, chi vuole condividere la vita con me è il benvenuto, che c'è spazio per tutti, gli altri non l'avranno vinta.
Scappo da sempre.
Oggi resto.
Fin quando mi pioveranno addosso carte di caramella io resto.