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F. è entrato nella mia vita una notte, con una mail arrivata proprio tramite questo blog. Che fosse un parolaio l’ho capito subito, perché a quella prima mail ha avuto risposta, perché quel suo lieve flirt, che aveva il solo scopo di incuriosirmi toccava le corde giuste. Alcune delle quali giusto sotto le mutandine.
Ma era quel periodo lì, quello in cui il corpo era collegato al cervello, quello in cui le parole sussurrate al telefono facevano più effetto di quelle dette da chi mi guardava in faccia (anche se, certe volte, mi chiedo se quel periodo lì finirà mai).
Avevo ragione, F. era un giornalista, manco scadente, manco brutto, manco stupido. Talmente poco stupido da avermi fatto recapitare, in tempi non sospetti, un regalo che avrebbe aperto le porte a un pezzo enorme della mia vita attuale, arrivato a casa dei miei, un giorno di luglio, mentre ero in vacanza, mentre avevo tempo e spazio per passare notti a scrivere e parlare, di nascosto.
Di nascosto da lei.
Perché lei c’era. Ed era anche carina.
E io ero convinta che non funzionasse, tra loro, come tutte le “amanti” del mondo. Anche quelle virtuali come me.
F. l’ho visto una sola volta, a suo tempo, una sera di settembre. Una sera passata nella piazza sotto casa a bere aranciata e a lasciare che lui osservasse la mia gamba che ciondolava giù dalla panchina. Senza toccarci. Con il suo regalo nella borsa, di nascosto.
Tornare a casa è stato sconvolgente, con un bacio rubato davanti al portone, sfiorato sulle labbra.
F. è scappato, ed è ritornato solo quando gli ho chiesto di farlo. Lui non poteva, non voleva, lui aveva lei e io non avevo futuro per lui.
Il mio più grande errore, quello per il quale l’angelo del Karma mi punì il giorno dopo( il lettore più attento sarà in grado di trovare il post nel quale racconto la mia punizione karmica), è stato provare a essere io a rubare un bacio a un uomo che aveva dignità.
Per F. è stato amore, in una di quelle forme buffe che ha l’amore per me, uno di quegli amori nei quali chi fosse lui, come vivesse, cosa volesse, non importava assolutamente niente. Mi faceva sentire come se amassi, e questo era assolutamente affascinante, il che unito al fatto che mi facesse sentire desiderata, di un desiderio strappa mutande forse, o poco più, aveva un risultato assolutamente esplosivo.
F. è ancora parte della mia vita, in forme sempre diverse e sempre deliziosamente uguali.
Una delle poche persone che ho stimato davvero per quel “non posso”.
Ciao F. lo so che leggi. Sappi che molti anni dopo sei l’unico al quale ho tentato di rubare un bacio.