venerdì 16 ottobre 2009

silenzio


Uscendo da Tokyo, seduta al secondo piano di un autobus diretto a Kyoto, ho visto per la prima volta la città che tutti gli altri sembravano vedere.
Shinjuku era come nelle foto dei miei amici, come nei servizi televisivi, quelli con la colonna sonora dei Pizzicato Five, come tutti disegnavano la magnifica capitale del paese del Sol Levante.
Vedevo ennormi insegne luminose e centinaia di giovani orientali con i capelli biondissimi e cotonati.
Ma non ne sentivo il rumore.
Niente palline del pachinko, niente commesse che attirano i clienti con voce squillante, niente video musicali a tutto volume.
E adesso che non sono più lì penso che sia stato proprio il rumore a sfinirmi nei mesi Tokiesi.
Ho da sempre paura dei rumori. Sono una di quelle che davanti a un incidente non chiude gli occhi ma si tappa le orecchie. Da sempre mi viene da piangere se qualcuno vicino a me grida e ancora adesso dopo anni mi innervosisce profondamente il solo pensiero del russare di qualcuno che ho amato.

E' come se per me il dolore risiedesse nel rumore.

Da quel pullman è iniziato il mio viaggio alla ricerca del silenzio, in una delle città più belle del mondo, nella speranza di scovare in poco tempo quella magia che tanto ho cercanto, per riuscire ad avere ossigeno abbastanza da aver voglia di ritornare alla mia solita ma sempre diversa vita.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

...e il silenzio nei giardini e nei templi buddisti?
MT

melalgiorno ha detto...

Dall'esame audiometrico è risultato che c'ho una sensibilità uditiva superiore alla norma.
E trovo insopportabili livelli acustici su cui altri (le persone intorno a me) non hanno nulla da obiettare, almeno apparentemente (quando io già mi tappo le orecchie per non soffrire). Mi dà fastidio il rumore con una frequenza superiore a 16000 Hz che viene da certi televisori. Ma a parte l'aspetto fisiologico, da un punto di vista psicologico il canale uditivo è il canale tramite il quale il mio spazio personale viene violato senza possibilità di appello (facilmente con sottofondi musicali che non gradisco). Le orecchie non hanno palpebre, come si diceva in un programma su Radio3 che mi piacque molto (http://www.radio.rai.it/radio3/elenco.cfm?Q_PROG_ID=624).

Non c'entra nulla ma me lo sono domandato già tanto tempo fa, Life for rent da dove viene?

beatrice ha detto...

Anonimo: quello mi ha rigenerata.

Melalgiorno: le mie orecchie sentono solo il normale, i rumori anche forti danno fastidio a cuore e anima più che ai timpani.
Ma ho imparato, dopo una vita immersa nel rumore, ad apprezzare un silenzio che ora mi è diventato indispensabile.
E life for rent viene dalla canzone, che al solo leggerne il testo sembra scritta da me.

Baol ha detto...

Il silenzio è un'ottima via per stare bene solo che, a volte, il rumore lo facciamo noi da dentro.

Un abbraccio forte

beatrice ha detto...

baol: il rumore della mia mente è così forte da poter esser percepito anche da fuori, ne sono pienamente consapevole.

Miriam ha detto...

Kyoto,
il silenzio,
la bellezza.

Ookini!


:*