Ci sono giorni che vorrei essere più profonda, addirittura più riflessiva, nonostante mi si accusi periodicamente di passare il tempo a scrutarmi l'ombelico per vedere di trovarci risposte che avrei in un attimo guardando fuori.
Ma questo non è periodo per i pensieri.
Ho passato un'estate (che per me è finita da settimane, se mai fosse iniziata), a cercare di guarirmi dal male che mi sono fatta e ho lasciato che mi si facesse nella primavera scorsa, quando ho dato modo ad alcune persone di distruggermi l'autostima, tirarmi fuori da cosa che amavo, togliermi il sorriso.
Per poi scoprire, in questi mesi, che l'unica ad aver sbagliato sono io. E non solo perchè ho tanti difetti quanto gli altri, ma soprattutto perchè quando qualcuno mi fa male, sono sempre io a lasciargli un pezzo di pelle tenera a disposizione. Sono io a non capire con il giusto preavviso quando su quella pelle sta per arrivare una carezza e quando una lama fredda.
Dicevo, nei passati due mesi, ho cercato di ritrovare un punto di partenza, di rimettere in sesto i cocci, di ritrovare il mio umore normale che si era perduto nelle spirali di dispiacere.
E adesso?
Passo al pc praticamente tutto il giorno per consegnare una traduzione che potrebbe essere il primo passo per una nuova avventura, ricomincio a parlare con la gente dopo essere stata tacciata di asocialità, penso al colore della mia stanza nella casa nuova che avrò da ottobre, al lavoro che non ho e che vorrei avere, al nuovo locale che sarà la mia seconda casa per un po'.
E' un periodo di progetti. E non c'è tempo per interiorizzare.
E' un periodo che voglio ridere, e chiunque voglia aiutarmi in questo avrà posto nella mia vita!
lunedì 23 agosto 2010
domenica 1 agosto 2010
martedì 27 luglio 2010
Fame (e non il telefilm)

Ho lasciato i miei bagagli giù, nel treno nascosto nella pancia di questo grosso traghetto che taglia lo stretto. Sono venuta a guardare il mare. In cerca d'aria, come se mi fosse proibito respirare, lì sotto.
Dietro di me un pezzo di Sicilia va via, con la sua madonnina che si staglia all'orizzonte, e davanti ai miei occhi un pezzo di mondo si avvicina, come un primo passo di un viaggio.
E mi chiedo perchè ho tanta fame, fame d'aria, di libertà, di gambe nude in movimento e di occhi liberi di cercare una luce lontana, senza palazzi intorno.
Mi chiedo perchè il rapporto più aperto della mia vita, quello senza limiti, quello dal quale poter prendere tutto, che prometteva ossigeno per corpo e mente, mi ha lasciata affamata di vento.
Perchè quella libertà promessa è stata per me una gabbia soffocante.
E ora guardo il mondo e le sue luci notturne da qui, lascio che gli occhi scrutino il paesaggio come fossero miopi.
Respiro salsedine e lascio che il vento renda i miei capelli una matassa confusa.
Come il mio stomaco.
Come il mio cuore.
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giovedì 15 luglio 2010
I malcontenti

"Era un periodo che mi arrivava di tutto, che attiravo lo sporco, la polvere, il nero che va a finire nelle fessure, ero pieno di polvere, ero un lenzuolo che è stato fuori dei mesi su una via trafficata, ero un bersaglio per le particelle di smog e per la fuligine e sentivo la faccia che smetteva di respirare, sentivo i pori ostruiti, sentivo che fuori dal mio condominio non ero più niente, se non scrivevo qualcosa io non ero più niente, era un periodo che a stare nel mondo io non sapevo più cosa dire e volevo nascondermi, fuori da casa volevo nascondermi, dentro la casa ero il principe."
I Malcontenti è un libro strano, non perchè abbia una trama arzigogolata nè dei personaggi estremamente interessanti. I Malcontenti è un libro normale.
E questo lo rende strano, è scritto con uno stila assolutamente personale non come tutti i vari bravissimi scrittori che hanno letto troppo Ammaniti e Baricco e scrivono come se tentassero di copiarne stile e contenuti.
Paolo Nori, l'autore, sembrane fregarsene proprio di risultare chiaro, non ha voglia di essere sintetico, leggibile, di intrattenere il lettore.
Il suo è un comunicare normale, come farebbe un uomo un po' strambo e annoiato, un giovane adulto della nostra generazione che non parla tanto.
E questo rende il suo libro assolutamente affascinante.
Promuovo I Malcontenti, a pieni voti.
"A parte il complesso del caffettiere, io, a parte quello, sono fatto in un modo che se un mi dice che gli piaccio, io subito un po' lo rivaluto. Mi vien da riconsiderarlo. Lo guardo come se lo vedessi come una cosa nuova e dentro di me penso: Ma allora sei intelligente.
Non penso che sono io, che sono stupido, penso che sia lui, a essere intelligente.
Se qualcuno vuole aver potere, sopra di me, basta che mi dica: Mi piaci. E ha del potere.
E quello era un periodo che avevo così bisogno, di adulazione, che bastava anche questa elemosina, Guarda che quello mi ha detto che forse gli piaci."
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