lunedì 5 settembre 2011
L'uomo del pisolino
A. è un parolaio di livello. Mi ha contattata attraverso questo blog, lisciando il mio ego con complimenti sul mio stile, che ricevuti da uno come lui avevano un effetto dirompente sulla mia autostima da protoscrittrice.
A, dicevo, è un parolaio di livello. Uno che in due giorni di chat e telefono, con la sua capacità di affascinare e trascinare senza che si possa dire no, mi ha convinta a uscire di soppiatto, alle 3 del mattino da casa mia, percorrere i 500 metri che sorprendentemente portavano alla piazza col baretto che sta sotto casa sua.
Le tre del mattino e quei 500 metri me li ricordo ancora. Il freddo pungente di gennaio, il cuore che andava a mille, di paura ovviamente. Il messaggio all'amica nel quale c'era scritto:" sto per fare una cazzata".
Nella piazza il baretto chiuso, e un uomo con un cappotto corto dal bel taglio. Un sorriso, tanto imbarazzo.
A mi prende per mano e mi porta da lui, nella sua stupenda casa vuota.
Mi offre da bere. Un bicchierino di liquido bollente per rompere la tensione. E una maglietta bianca, pulita. Si stende a letto accanto a me.
Strani attimi di tatto. Solo odore. Solo calore.
Il suo corpo mi bagna la maglietta bianca. la tolgo. è già mattina.
Caffè e ci salutiamo con un bacio sulla guancia.
A. era e sarà un uomo stupendo.
Tutti, nella mia vita, lo conoscono come l'uomo del pisolino. Delizia pura.
La verità è che non ci si piaceva abbastanza.
Ciao A.
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