martedì 28 giugno 2016

Braccia

Gambe allenate a sostenere pesi imponenti.
Rialzarsi da terra e oltre. La terra sotto le unghie.
Risalire è facile, ormai, la cosa che so fare meglio. È come andare in bicicletta, una volta imparato è per sempre.
È lanciarsi il problema, per quello le gambe non servono, serve che ci sia qualcuno pronto a prenderti o, in caso contrario, è necessario avere braccia potenti, solide, strutturate.
Bisogna essere certi di sapersi agganciare ovunque, di poter tenere in mano un lembo di terra tagliente.
E io ho le braccia forti pert tirare su gli altri. Non me.

mercoledì 22 giugno 2016

collage

Denti lievemente asimmetrici, di un sorriso bianco candido
Occhi tristi nel contenuto e nella forma, persi.
Ricci scuri, scomposti, che toccano una fronte di pelle liscia, mora.
Spalle ampie, una nuca scoperta, i muscoli di chi fa.

Attimi di amore.
La cosa più strana del mondo è scoprirmi sempre innamorata.i parti e quasi mai del tutto.
Amare momenti, odori, volti.
Amare caviglie, capelli.

Pezzi di un collage sentimentale che se appartenessero a un solo essere sarebbero un’esplosione di inverosimile.

Ho tanto ragionato sulla possibilità di poter amare più persone e, nei fatti, lo faccio in questa spinta emotiva nei confronti di quelle poche persone che colpiscono il mio immaginario e entrano sotto le costole.
Ma la verità è che riesco a farmi amare da una persona soltanto alla volta.
Quando qualcuno mi ama, davvero, mi chiudo dentro quell’amore, e divento repellente ad altre forme, ad altri sentimenti, alla dolcezza di altra pelle.
Sono un monoaffettiva in ricezione e una poliamorica nell’esternazione.

che oggetto strano questo mio cuore.

lunedì 20 giugno 2016

cmd +v

un caffè, quasi freddo, dolce come il caramello. Un tavolo bianco. Caviglie leccate. Cielo azzurro chiaro. Solo il fischio del treno, simbolo di un viaggio infinito.
Quando ho aperto questo blog, anni fa, forse 10, ero giovane, sognatrice, sconosciuta. Ero alla scoperta della vita, in ogni singola sfaccettatura.
Ora che riapro questo blog, dopo forse 10 anni,sono meno giovane, più sognatrice e meno invisibile di un tempo. E divoro la vita, in ogni singola sfaccettatura.
Che la comunicazione è parte sofferta della mia esistenza, un bisogno compulsivo, l'unica fame reale che sento, che mi contorce lo stomaco e mi strappa brandelli minuscoli di cuore. Ogni giorno.
Mi sono fermata per anni, con la scrittura. Ho esplorato i suoni, le immagini, ho comunicato con i respiri, con le mani, con le unghie. E sono tornata qui, perché senza parole la vita non esiste, perché il linguaggio è linfa vitale.

Da alcuni mesi ho riattivato chiavi comunicative molto potenti, con gente che è arrivata a sorpresa e con gente che andava ripresa.
Ho ricordato chi sono, un'osservatrice di ombelichi che vuole entrare e capire le altrui anime.
Sono una voyeur delle emozioni. Mi eccita vedere quello che è invisibile ad altri, dare dolcetti agli altrui mostri, che come i miei sono orribili e docili insieme.
Mi innamoro di quei mostri ogni giorno, appena li scorgo in un lampo negli occhi altrui.
Se non capissi così in profondo l'intimità altrui, forse, sarei anche capace di scrivere degli uomini e delle donne che mi circondano, delle loro vite smodate, forzate a volte abusate e così straordinariamente profonde, così potenti e stordenti. Che si sa che io scrivo solo di quello che so, e certe volte, con qualcuno, so semplicemente troppo, in troppo poco tempo.
E anche quello e abuso, entrare dentro l'anima di qualcuno che l'anima non te l'ha aperta, gironzolare nelle stanze del cuore altrui cercando di non spostare nessun oggetto, cercando di lasciare tutto al proprio posto, di essere invisibile e inconsistente, provare a uscirne senza portare via niente, perché lo so che chi entra, nei fatti, qualcosa lo porta via sempre.
E sfortunatamente nella vita un cmd+ c cmd+ v non esiste, che se sposti qualcosa mai più sarà allo stesso posto.
E imparare a non essere uragano, imparare a danzare in punta di piedi nella vita altrui è ciò che più profondamente anelo.

Mi dicono che i blog sono morti. E forse è vero.
Ma io no.
E qui dentro c'è la parte più vera di me.