sabato 31 dicembre 2011

Anno.

Fine di un anno pessimo, forse il peggiore della mia vita. Uno di quegli anni, nei quali succede tutto quello che non avresti mai desiderato accadesse e niente di quello che volevi veramente.
Il poco lavoro, un sogno d'amore infranto, la disoccupazione, la solitudine, l'incapacità di vedere oltre, il corpo che non ce la fa, persone care che vanno via, occhi che non vedrai mai più, la preoccupazione per chi resta, i sogni distrutti, i progetti di tre anni che sembrano andare completamente in fumo, sensi di colpa e responsabilità, la voglia di salvare tutti e la consapevolezza che puoi aiutare solo chi davvero vuole una mano, e che, spesso quando aiuti qualcuno, questo ti si rivolterà contro nel preciso istante in cui sentirà di non avere più bisogno di te.
Ma gli ultimi mesi le cose sono migliorate, qualcosa di nuovo ha dato sorrisi, un minimo di equilibrio sembra guidare la mia esistenza ed è tornata la voglia di fare, parlare, giocare e vivere.
E quindi questa sera mi tiro a lucido, metto un paio di scarpe nuove, un vestito fantastico e avvolgo il petto della mia passione.

Buon anno a tutti.
A voi.
A me.

mercoledì 28 dicembre 2011

Wc

Aeroporto, volo su Roma in partenza tra 90 minuti. Sono stati giorni strani in cui sono stata fisicamente male e mentalmente bene e ero chi volevo essere e bla bla bla.
La verità é una sola... non so far funzionare i gabinetti elettteonici, quelli di stazioni e aeroporti per intenderci, quelli che ti siedi fai pipì e quando ti alzi scaricano, quelli che ci sono solo in Italia e jn quei pochi altri posti al mondo in cui la gentebcrede che tirare non trovare la cacca di chi ha usufruito del servizio prima di lui sia un lusso da pochi. Ecco quei cessi lí (dannazione ho detto cessi) quando mi avvicino io iniziano a scaricare, senza soluzione di continuità ogni 15 secondi.
Ora visto che non sono di certo così magra da non essere rilevabile per i sensori vorrei dire ai miei adorati wc pubblici: inutile continuare a scaricare io NON sono una me volevo corredare questo post della solita foto scattata in diretta ma già stare accovacciata sulla tazza, senza poggiarmi, tenendo in mano la borsa e il cappotto, cercando di stare concentrata sulla minzione in corso, non é stato semplice.

mercoledì 21 dicembre 2011

a ucca l'amma

In chat con la ragazza deliziosa che da mesi, ormai, condivide pezzi di esistenza con me, attraverso suoni e immagini.
Un link a un sito, un semplice link di quelli che ci scambiamo di continuo, apre un mondo.

Il cuore si squarcia, la pancia fa male.
Eppure, forse, non è del tutto così.
Quelle immagini colpiscono in quel piccolo punto sensibile, quello nel quale vive il dolore, quello di quando ti vergognavi alle recite dell'asilo, di quando la maestra ti rimproverava, di quando, al liceo, dovevi chiedere a quella ragazza carina se aveva voglia di baciarti, di quando anni dopo ti è successa la stessa cosa, con quella ragazza con gli occhi nocciola che sembrano girasoli.
Il luogo delle carezze mai date, delle gaffe in pubblico, del lavoro perso, di quella volta che hai vinto la gara di corsa, e di quell'altra quando in mezzo al pubblico che ti guardava c'era lui, con quel naso bellissimo.
Quel punto, e forse ve l'ho già raccontato, che ha un nome solo nella mia lingua natia, quella di mia mamma e di mia nonna, di quando mamma mi diceva mi faccio l'acqua ugghiuta c'addauru( il canarino, con limone alloro e tanto zucchero), perchè ho mal di stomaco.
Mi fa male "a ucca l'amma".

La bocca dell'anima.

Che modo stupendo di chiamare un pezzetto di corpo così piccolo e così prepotentemente presente nella nostra vita.
Quelle immagini, adesso, sono piantate nella mia bocca dell'anima.
E non riesco a non pensare che quella gente, quelle facce, in quel preciso istante, avevano un peso nella propria personalissima bocca dell'anima.

martedì 13 dicembre 2011

premestruo


Ti rendi conto che i tuoi rapporti affettivi fanno acqua da tutte le parti quando un giorno ti chiama la tua compagnia telefonica e ti offre di passare all' I Phone, con soli 20 euro al mese. L'unico impedimento è la necessità di una carta di credito. E tu ci pensi, perchè cazzo sono 20 euro, che ci vuole a chiedere a qualcuno di darti la sua per garanzia?

Ci vuole che il contratto dura 24 mesi. Dei lunghissimi 24 mesi. Infiniti 24 mesi.
E tu che, come si sa, ami guardarti impunemente l'ombelico, pensi che tra 24 mesi nessuna delle tue relazioni probabilmente sarà ancora in piedi. Che alla fine non può sempre finire come con l'ex storico, che è sempre un pezzo di casa e di cuore, che magari tipo tra 2 mesi quello nuovo non ti parla più, e quell'altro lì con la barba magari boh, un giorno ci litighi davvero e non vi volete manco più guardare in faccia.

Che poi se questi pensieri li fai il giorno in cui ha pianto:

1 Ascoltando una canzone dei Tiromancino.
2 Pensando a un anniversario che quest'anno non festeggerai.
3 Parlando con un'amica che aveva avuto una notizia da strappare l'anima.
4 Accettando i complimenti di una persona che inizia a conoscerti.
5 Leggendo la pagina di wiki riguardante il ghiaccio.
6 Pensando uno spettacolo importante che farai tra qualche mese.

Capisci che sei in premestruo e non puoi scappare.

E soprattutto che non prenderai l'I Phone, ma quel cellulare scadente con dentro android che non sai come funziona ma che la tua compagnia telefonica ti offre con 1500 punti TUTTI TUOI (TUTTI TUOI mi sembra la parola chiave), anche se questo ti impedirà di avere l'unica cosa che volevi davvero dalla vita: il porta I phone a forma di coniglio, con la coda di pelo. ecco.


AGGIORNAMENTO:
Ho uno smartphone non merdullo, di buona marca, pagato poco, e con un abbonamento fatto con una compagnia che si accontenta di un conto in banca senza carta di credito.
Ovviamente tutto il merito è dell'ex storico che è sempre un pezzetto di casa.

venerdì 2 dicembre 2011

points of view

"Nell’estate del 2008 avevo tutto nuovo. Le scarpe i pantaloni gli occhiali i quaderni, perfino i calzini. Andavo a sedermi alle scrivanie di un indirizzo che avevo paura anche solo a pronunciare. Faceva caldo, la camicia bianca nuova si appiccicava in ogni anfratto possibile, i piedi facevano male e succede sempre così quando passi dalle pantofole che si fingono scarpe alle scarpe vere. Non ero uno stagista, ero un contadino emigrante che ha dormito un mese nella stiva di una nave di un secolo fa e ha uno di tutto e tutto è nuovo e sicuramente ero elegante quando scrissi a Bea.
Non c’è un motivo. Tutte le migliori decisioni della mia vita le ho prese in istanti brevissimi. Ogni volta che ho pensato alle cose, ho sbagliato.
C’era il blog (che non esiste più). C’erano ipotesi di fantasie, c’era la voglia di giocare, c’era che in quotidiano, anche se fai lo stagista, il tempo è retrattile, fai tantissimo in pochissimo e il resto delle ore te le devi inventare. Io scrissi a Bea.
Non ho idea di cosa le scrissi. Né di cosa mi rispose subito dopo. So solo che prima non c’era, poi subito dopo c’era e si era presa uno spazio che non vedevo prima e non so come abbia fatto lei a scoprirlo io ad averlo ignorato. Una terra lontanissima ma impossibile da non vedere. Non proprio l’America, l’Australia. Non proprio Colombo, Magellano.
Ogni vero amore è esplorazione. Siamo stati una cosa fugace. Ci siamo scritti tanto. Abbiamo litigato per motivi che nemmeno ricordiamo. Abbiamo avuto prima fretta, poi paura, poi di nuovo fretta, e poi abbiamo scopertohttp://www.blogger.com/img/blank.gif che il tempo e il mondo ci lasciavano in pace se ci volevamo bene e basta. Le ho spedito le manette, e volevo dire troppe cose, con quel gesto, e così alla fine non ne ho detta nessuna. Ci volevamo troppo bene, da subito e per chimiche inspiegabili, per essere bravi giocatori. Così abbiamo trovato altri modi. Non sapremo mai niente delle cose che abbiamo lasciato per strada, e dei portoni chiusi, e delle notti troncate e delle loro conseguenze. Però possiamo dire ciao e noi al presente. E così che abbiamo barato, per vincere entrambi, ché ci sono troppi pericoli e noi almeno ci vogliamo bene. "



E' la prima volta che metto su questo blog le parole di qualcun altro.
F. (l'uomo meritevole del post precedente ha scritto per me e per chi legge questo blog come lui.

Grazie F. per avermi resa partecipe di quello che c'era dall'altra parte, in altri pensieri e altri mondi.
Grazie per avere dimostrato di essere meglio di molta gente fuori dai nostri, di mondi.

martedì 29 novembre 2011

non posso



F. è entrato nella mia vita una notte, con una mail arrivata proprio tramite questo blog. Che fosse un parolaio l’ho capito subito, perché a quella prima mail ha avuto risposta, perché quel suo lieve flirt, che aveva il solo scopo di incuriosirmi toccava le corde giuste. Alcune delle quali giusto sotto le mutandine.
Ma era quel periodo lì, quello in cui il corpo era collegato al cervello, quello in cui le parole sussurrate al telefono facevano più effetto di quelle dette da chi mi guardava in faccia (anche se, certe volte, mi chiedo se quel periodo lì finirà mai).
Avevo ragione, F. era un giornalista, manco scadente, manco brutto, manco stupido. Talmente poco stupido da avermi fatto recapitare, in tempi non sospetti, un regalo che avrebbe aperto le porte a un pezzo enorme della mia vita attuale, arrivato a casa dei miei, un giorno di luglio, mentre ero in vacanza, mentre avevo tempo e spazio per passare notti a scrivere e parlare, di nascosto.
Di nascosto da lei.
Perché lei c’era. Ed era anche carina.
E io ero convinta che non funzionasse, tra loro, come tutte le “amanti” del mondo. Anche quelle virtuali come me.
F. l’ho visto una sola volta, a suo tempo, una sera di settembre. Una sera passata nella piazza sotto casa a bere aranciata e a lasciare che lui osservasse la mia gamba che ciondolava giù dalla panchina. Senza toccarci. Con il suo regalo nella borsa, di nascosto.
Tornare a casa è stato sconvolgente, con un bacio rubato davanti al portone, sfiorato sulle labbra.
F. è scappato, ed è ritornato solo quando gli ho chiesto di farlo. Lui non poteva, non voleva, lui aveva lei e io non avevo futuro per lui.
Il mio più grande errore, quello per il quale l’angelo del Karma mi punì il giorno dopo( il lettore più attento sarà in grado di trovare il post nel quale racconto la mia punizione karmica), è stato provare a essere io a rubare un bacio a un uomo che aveva dignità.
Per F. è stato amore, in una di quelle forme buffe che ha l’amore per me, uno di quegli amori nei quali chi fosse lui, come vivesse, cosa volesse, non importava assolutamente niente. Mi faceva sentire come se amassi, e questo era assolutamente affascinante, il che unito al fatto che mi facesse sentire desiderata, di un desiderio strappa mutande forse, o poco più, aveva un risultato assolutamente esplosivo.
F. è ancora parte della mia vita, in forme sempre diverse e sempre deliziosamente uguali.
Una delle poche persone che ho stimato davvero per quel “non posso”.
Ciao F. lo so che leggi. Sappi che molti anni dopo sei l’unico al quale ho tentato di rubare un bacio.

martedì 15 novembre 2011

radici




Uno scatto, alle sette del mattino di un giorno qualunque.
Le mie radici. Radici che bucano anche il cazzo di asfalto. Che premono forte sulla mia cazzo di corazza.

Le radici che forse non ho, quelle che non ho mai voluto avere e che ho razionalmente e definitivamente lasciato a 900 km da casa mia, portandomi dietro solo i difetti, tanto per non sbagliare.

Eppure le vedo, quelle radici, in questi giorni. Le vedo farsi strada, dopo aver premuto da dentro il mio corpo fino a far male.
Le vedo come le vene delle mie mani quando mi si abbraccia troppo forte. Come le vene verdi del braccio di chi ha radici più forti delle mie, e ha meno paura di me nel mostrarle.

Ripesco le mie radici ricominciando a scattare brutte foto di minuscoli bei pezzi di un brutto mondo. che è il MIO brutto mondo.
E me ne fotto, da ora, se tu ti offendi, se lui si offende, se l'altra si offende e se il figlio del cugino della sorella del nonno si offende sentendosi chiamato in causa perchè ha una coda di paglia troppo pesante, lunga e goffa.

E so che sembra strano.
Per per la prima volta dopo mesi, forse anni. Non sono nemmeno incazzata mentre scrivo, nè triste, nè ferita.
Sono un cane che corre veloce. E basta.

mercoledì 2 novembre 2011

Puglia



Dicono che sta arrivando l'inverno.
Che faccia freddo, tipo. Il piumone, il buio presto, le stufette che si accendono un'ora prima del risveglio, il the caldo con il miele, che se no ti viene mal di gola. Quelle cose lì.
E io mi sento come se fosse fine giugno, quando si suda un poco sotto le lenzuola, e il the lo bevi gelato, e di notte ti alzi mille volte per far pipì, e metti i piedi nell'acqua fredda, per rinfrescare tutto il corpo.

E vorrei salire su una macchina piccola con i finestrini abbassati e un gomito fuori, il tramonto in faccia, una pila di cd sul cruscotto e l'autoradio che suona canzoni cantabili.
E urlare le strofe più belle e quelle più sceme. Con la luce in faccia e il sorriso di una vacanza che deve ancora iniziare.
Vorrei, non so perchè, andare in Puglia, che non ci sono mai stata, e darmi il cambio alla guida, che le ore di macchina sono tante.
E poi, appena arrivati, mettere i piedi sulla sabbia, o sui sassolini piccoli e piatti, quelli che non si sa perchè mi danno uno strano effetto sotto la pancia.
E nuotare alle 8 del mattino, e poi, di nuovo, alle 8 di sera. Quando la gente ritira le stuoie e scappa a cena.

E lo so che sono fuori stagione. Ma la Puglia non scappa, e nemmeno l'estate.

venerdì 28 ottobre 2011

fidanzati transazionali

Parlando con F, del quale, appena trovo il mood giusto vi racconterò, è venuta fuori l'interessante figura del fidanzato transazionale che pare essere una sottocategoria del, molto in voga, fidanzato da compagnia.
Per fidanzato da compagnia indichiamo colui che, in un momento di singletudine casuale, si occupa di tenere caldo il posto nell'altra metà del letto della tua vita e, nel caso fosse un uomo di un certo livello affettivo, di prepararti la colazione.
Il fidanzato transazionale, in tutte le sue declinazioni è colui che si impegna a scaldare l'altra metà del letto come il suo cugino da compagnia, accompagnandoti, manco fosse Caronte, da un rapporto infernale appena concluso, a un rapporto infernale che si concluderà.

Certo, tra fidanzato transazionale, da compagnia e trombamico affettuoso, nei comportamenti la differenza è sottile.
Non essendo un'esperta in questo ambito, chiedo ai miei lettori (uomini e donne, anche se i primi di solito preferiscono farsi accompagnare nei periodi di singletudine da una deliziosa botta e via varia e ripetuta) di raccontarmi la loro esperienza in fatto di fidanzati transazionali e da compagnia.
Della mia passione per la trombamicizia affettuosa, quelle che, se vissuta in maniera sana e sincera, può venire con te anche quando la singletudine finisce, qui si è parlato tanto.

Ma con gli anni anche io, l'algida regina dei ghiacci, provo ad aprirmi alle prospettive più varie.

Mentre cerco un fidanzato da passeggio.

giovedì 27 ottobre 2011

carta da zucchero



Apri il primo cassetto del mobile sotto il letto sul tetto, in cerca proprio di quelle calze lì, quelle color carta da zucchero, che ti mettono di buon umore e ti fanno sembrare una bambina(o quasi, che ormai non è più tempo), trovi le mutande rosse, con il pizzo nero di lato, i calzini della palestra, quelli vecchi e un poco lisi, il reggicalze con i fiocchetti blu, e quelle parigine belle mai messe, quelle con i fiori piccoli viola.
E poi ci trovi un sacco di cose che non sapevi, non ti aspettavi, non ricordavi, o credevi non potessero più starti bene.
Eh beh. così è la mia vita, un cassetto incasinato di persone ed emozioni, persone, facce e odori. Un cassetto nel quale un giorno, trovi le parigine nuove e te le metti, e decidi che ci andrai in giro tutto il giorno.
Ricordandoti che ci sono sempre le calze color carta da zucchero, che da sempre riescono a metterti di buon umore.

venerdì 14 ottobre 2011

10

oggi è un giorno speciale.
oggi si festeggiano dieci anni di alti e bassi, di studio, lavoro, crisi, fidanzati, trombamici e ferite, di troppo cibo e troppo poco, di corna da limare e altre che sarebbe stato il caso di mettere, di gente che fa l'amore nella stanza accanto, mentre leggi un libro, e di te che fai l'amore mentre nell'altra stanza la tv è accesa.
oggi si festeggiano 10 anni di vittorie e conquiste, di lingue sconosciute e labbra che ti appartengono. Oggi si festeggiano 10 anni di smalto alle unghie e rossetto rosso fuoco di Dior, di tacco 12 e influenza mal curata, di petto di pollo e insalata col mais, di the caldi e gelati notturni.
Oggi si festeggiano 10 anni della mia nuova e folle vita. Quella che cambia sempre ma lascia a me sempre gli stessi difetti.
Oggi si festeggia un rimorchio pulito, in metro, di una nanerottola sarda col sorriso bellissimo.
Si festeggia che da 10 anni, con gli stessi alti, con le stesse crisi e con gli stessi amori, siamo ancora qui.
Auguri a me. Auguri a te. Auguri alle nostre vite.
Ci rivediamo tra 10 anni. Qui.

venerdì 7 ottobre 2011

appiccicata

E poi un giorno, mentre dovresti fare tutt'altro, ti trovi appiccicata.
come la benedetta manina delle patatine tanto criticata.
attaccata a chiunque. che ti ami o meno. che tu ami o meno.
perchè alla fine, vaffanculo, sei una donna come le altre, non tanto diversa da quelle che si circondano di fidanzatini da passeggio nei tempi morti tra una storia seria e l'altra.
sei una donna come le altre, che aspetta di ricevere carezze d'ego quando l'ego è messo più duramente alla prova.
Per questo vive nella battaglia perenne.
Tra quello che è, quello che vuole, quello che vede chi la guarda distrattamente, quello che lascia vedere a chi osserva con attenzione.
Oggi è così. Oggi è giornata di carezze ovunque e graffi nascosti dai capelli quasi lunghi.
Domani sarà diverso. Saranno tacchi alti e molta strafottenza.
Domani.

mercoledì 5 ottobre 2011

rinascere

tre settimane fa la mia vita è stata rivoltata come un calzino.
un dolore forte, il mondo che mi crolla addosso, la gente che non si rende conto di cosa dice.

Il mondo è stato per giorni spento, per me, l'udito infilato in un barattolo, le parole intorno a me confuse.
Solo fretta di tutti, fretta di fare e sapere, dire e capire, qualcosa sulla quale non c'era niente da fare, sapere, niente da dire, ancor meno da capire.

L'altro giorno ho sorriso, mentre qualcuno mi gratticchiava la nuca.
L'altro giorno ho sorriso e per la prima volta in tre settimane non mi sono sentita in colpa per la "normalità" ritrovata.

Alla fine pare che show must go on. E che la vita non si fermi.
Dalle macerie dicono che si riesca a ricostruire, e che spesso vengano su cose più belle, migliori.

Quindi stavolta ci provo a essere coraggiosa. A ripartire da quello che è mio.
Da questo blog ad esempio.

Bentornata Bea.

lunedì 5 settembre 2011

L'uomo del pisolino


A. è un parolaio di livello. Mi ha contattata attraverso questo blog, lisciando il mio ego con complimenti sul mio stile, che ricevuti da uno come lui avevano un effetto dirompente sulla mia autostima da protoscrittrice.
A, dicevo, è un parolaio di livello. Uno che in due giorni di chat e telefono, con la sua capacità di affascinare e trascinare senza che si possa dire no, mi ha convinta a uscire di soppiatto, alle 3 del mattino da casa mia, percorrere i 500 metri che sorprendentemente portavano alla piazza col baretto che sta sotto casa sua.
Le tre del mattino e quei 500 metri me li ricordo ancora. Il freddo pungente di gennaio, il cuore che andava a mille, di paura ovviamente. Il messaggio all'amica nel quale c'era scritto:" sto per fare una cazzata".
Nella piazza il baretto chiuso, e un uomo con un cappotto corto dal bel taglio. Un sorriso, tanto imbarazzo.
A mi prende per mano e mi porta da lui, nella sua stupenda casa vuota.
Mi offre da bere. Un bicchierino di liquido bollente per rompere la tensione. E una maglietta bianca, pulita. Si stende a letto accanto a me.
Strani attimi di tatto. Solo odore. Solo calore.
Il suo corpo mi bagna la maglietta bianca. la tolgo. è già mattina.
Caffè e ci salutiamo con un bacio sulla guancia.
A. era e sarà un uomo stupendo.
Tutti, nella mia vita, lo conoscono come l'uomo del pisolino. Delizia pura.
La verità è che non ci si piaceva abbastanza.
Ciao A.

venerdì 5 agosto 2011

in the same mood

S. era tutto quello che la persona con cui avevo appena chiuso non era.
Romantico senza essere tenero, elegante e ricercato, spigliato.
Fu una follia di mezzi di trasporto e telefoni, fughe e disagi.
Ecco disagi. Perchè qualcosa a suo tempo mi rendeva agitata in sua presenza, qualcosa mi puzzava subito sotto alle narici.
Eppure quando fece per me quella foto, di un cubetto di ghiaccio a forma di stella, immerso in un bicchierino di rum scuro. Che eravamo noi, quella stella e quel rum scuro, noi quelle due cose che diventavano una, oltre al cubetto mi si sciolse un pezzetto di cuore.
La cosa morì in poco tempo. Perchè diciamocelo certe volte il cuore fa finta di sciogliersi, ma in un mese torna dentro il suo frigorifero nel quale soggiorna fino al prossimo amore, vero stavolta.
Che poi. Mesi dopo, con l'arrivo di quella dopo di me, o forse di quella dopo dopo di me, visto che quella dopo di me era stata praticamente contemporanea, su fb vedo una foto, con un cubetto a forma di cuore immerso in un bicchiere di rum bianco.
lei era il cuore, lui ripetitivo.
un altro uomo di passaggio.

lunedì 27 giugno 2011

I haven't really ever found a place that I call home



Quanti anni sono passati? Quanto tempo fa questo blog ha trovato il suo nome? La sua grafica fatta di geta pronti da indossare o fermi lì davanti alla porta di casa?
Casa.
Che stramba parola.
Quando ascoltando Life For Rent di Dido, quel giorno decisi che la vita in affitto era proprio la mia, una vita nella quale di mio non c'era davvero niente, nella quale tutto era di passaggio, non sarei mai stata in grado di immaginare che adesso, anni dopo, tre o quattro anni dopo, niente sarebbe stato diverso.
Vivo ancora in affitto, e non solo perchè non posso permettermi un mutuo.
Vivo ancora in affitto perchè niente è casa per me, non più il posto in cui sono nata, non più quel mare, quegli odori, quella luce, nè il posto nel quale dormicchio tutte le notti, quel letto a soppalco che da un po' è la mia cuccia sul tetto, che se nei primi giorni mi sembrava incontaminata ora è sporca di me e dei miei incubi.
E oggi, con una coinquilina nuova e deliziosa che sta portando le sue cose nella stanza che c'è oltre la cucina, che con tutta la sua buona volontà sta cercando di rendere questa una casa anche mia, oggi, dicevo, guardo al disordine nella mia stanza con la parete arancio, l'ennesimo posto che non mi appartiene in questa vita da zingara sedentaria.

E quindi cerco di dare un posto a tutto, di chiudere in un armadio tutti i vestiti che non sarò io a indossare, di cercare la disposizione giusta per le mie mille cose inutili che dovrei semplicemente eliminare.

Che poi la guardo questa stanza senza capo nè coda, questa vita senza capo nè coda,
piena di cose inutili, tutte di facile prestito, alle quali tengo meno del dovuto.
Cose di tutti e di nessuno.
Cose che sembrano stare qui per caso, perchè sono a giorni alterni la persona che le usa.
Cos nothing I have is trouly mine.

venerdì 10 giugno 2011

a venti centimetri da terra




camminano così, con quel suono delizioso di campanellini leggeri.
come se volassero, alla stessa distanza da terra di quando ci si innamora.
eppure quelle scarpe pesano, ti fanno guardare il mondo da un'altra prospettiva ma ti tengono inchiodata al pavimento.
come a non permetterti irrazionalità.
e ora mi ci sento, su quelle scarpe. ora che desidero più di ogni altra cosa camminare a venti centimetri da terra, nella leggerezza di un amore appena nato.
ora che sono inchiodata al suolo e non ho abbastanza forza per volare via.
tolgo i geta, sfilo i tabi, massaggiandomi una a una le dita smaltate.
snodo l'obi e elimino la polvere di riso dal viso e dalla nuca.
per un poco, non sarò più una geisha.

martedì 24 maggio 2011

il tatuato e la sorella


non scrivo di uomini da troppo tempo.
quindi mi sparo adesso un bocconcino prelibato.

Questo post parlava di tizi tatuati, ex fidanzate, sorelle, nomi e pompini.
Parlava, al passato, perchè i diretti interessati mi hanno chiesto di cancellarlo.
Era evidentemente offensivo.

mercoledì 4 maggio 2011

scrigno



"i desideri nel mio scrigno non sono uguali ai tuoi, ti prego scusami, se puoi."


quante volte mi è capitato di dire queste parole? e quante volte di sentirmele dire?
di certo ormai tanti anni fa, quando a fatica guardavo negli occhi quel ragazzino di un tempo, quello che ora ha comprato casa e lavora per una grossa casa editrice, quello che segue l'equipe di muratori e sceglie mattonelle, e che ancora, nonostante tutto, mantiene un sorriso e una certa serenità.
mi è successo subito dopo, quando mi sono fatta fregare da una persona per la quale ho, nel tempo, perso ogni forma di stima.
mi succede adesso. quasi ogni giorno. guardando in faccia chi prova a starmi accanto. guardandomi allo specchio.

ché certe volte penso di vivere una vita non mia, di realizzare i sogni di qualcun altro perché è più facile. Perché significa mettere meno in gioco la propria felicità.
ora che gli anni passano davvero, per me che sento di avere vent'anni anche se ormai viaggio per i trenta, ora che dovrei iniziare a diventare grande, e costruirmi una vita vera, ora che invece sono più zingara, instabile e confusa che mai.

e poi parlo con gli amici, e vedo che è per tutti un po' così.
è normale questa sensazione di essere sul tapis roulant? di correre correre e sudare ma non arrivare mai?
ma soprattutto arrivare dove?

pensieri stamani. dopo un concerto bellissimo e una notte passata sul divano di una casa non mia.

domenica 24 aprile 2011

la manina delle patatine


Avete presente quella manina appiccicosa, blu o verde o gialla o certe volte anche rosa, che si trovava nei pacchetti di patatine degli anni 80?
Quella cosa viscida che se la lanciavi alla parete o al frigo o ai mobili del salotto si appiccicava subito?
Ecco, esiste una categoria di uomini, e di donne a quanto pare, che vive i rapporti sentimentali come una manina delle patatine ben lanciata.
Conosce una donna carina, magari simpatica, si lancia in volata e si appiccica. Come se fosse la parete più bella del mondo.

Eppure, la manina delle patatine aveva un difetto, ve lo ricordate?
Si, attirava tutta la polvere dei 5 metri quadri intorno e si staccava, nottetempo, dal muro in questione nel giro di pochi giorni, se andava bene un paio di mesi.
E lasciava pure la macchia sulla carta da parati.

Ecco, G. è così. Una venerabile manina delle patatine. Uno che si innamori di qualunque cosa dotata di patate gli passi entro quei famosi 5 metri quadri di distanza, resta l' attaccato fin quando, nottetempo si stacca e sparisce dalla circolazione senza una parola che sia una.
E tu resti lì, con la forma di una manina appiccicosa blu sulla fronte, chiedendoti se dovrai rimuoverla con alcool etilico o se basterà il sapone.

Per il resto, buona Pasqua e tante manine appiccicose

lunedì 28 marzo 2011

Lo Scrittoruncolo


G., che poi G. non è, è un giovane scrittoruncolo di medio livello, con un ottimo sistema di marketing.
Tutto è iniziato quando un giorno, qualche settimana fa ricevo un messaggio di posta su fb da parte di una ragazza, G. appunto, che mostra curiosità nei confronti di quello che faccio e delle implicazioni fetish e sm della mia sessualità.
Detto questo mi parla del suo ex fidanzato, del suo adorato ex che lei ha ritrovato un giorno di qualche tempo fa, leggendo il suo nuovo romanzo, del quale per mero rispetto della privacy non dirò il titolo.
La ragazza in questione mi invita a leggere un libro e mi coinvolge in un gioco fatto di chiacchere e confessioni di quelli che da sempre mi intrigano, o forse intrigano la scrittrice che c'è in me.
Cercando di propormi di giocare con il suo ex, feticista dei piedi da lei mai reso felice, mi intrattiene in una settimanella o più di chiacchere che da parte mia sono interessate alla scoperta di un'indole sottomessa e cornificabile della donna in questione, mentre dall'altra parte mostrano istindi masturbatori dello scrivente.
Eh si, lo scrivente.
Perchè, messa spalle al muro, G. mi ha rivelato di non essere affatto G. bensì lo scrittore, feticista e a quanto pare sposo novello che aveva in un primo momento cercato un modo per pubblicizzare il suo bellissimo libro (che non leggerei nemmeno se me lo consegnassero direttamente a casa, nemmeno come lettura da tenere accanto al cesso nei momenti più impegnativi della mia giornata) per poi, in un secondo momento, tra un erezioncina virtuale e l'altra, aver scoperto un interesse "reale" nei confronti della vostra beneamata bloggher.
Edito e aggiungo, che l'autore in questione ha continuato fin oggi a cercarmi per chiedermi scusa per quello che ha fatto invitandomi a scoprire il suo vero io.

Per la serie: la piccolezza umana!

Siamo solo alla seconda puntata!
Stay Tuned

mercoledì 23 marzo 2011

il beneamato trombamico


Ho conosciuto P. che ero ancora una ragazzina. Il primo anno a Roma, e la paura di non essere "scopabile" sempre alla calcagna, era carino, per me quasi adulto e mi voleva.
Ci si vedeva relativamente spesso, mi mandava tutti i giorni messaggi pieni di desiderio gli rispondevo con altrettanta divertente malizia, tanto affetto, i regalini di Natale, nessuna implicazione amorosa da parte di nessuno dei due.
Ed era tutto come doveva essere.
Noia di dormire insieme e voglia di fuga dal letto esclusi.
Perchè boh, alla fine i messaggi erano la cosa più bella, a quei tempi. Quel desiderio che si spegneva in uno spruzzino bianco lo era meno.
Che poi P. è uno di quelli che perseverano.
Mi ha mandato un messaggio la settimana durante tutti i 4 anni che sono stata con IL FIDANZATO(il nome che ve lo dico a fà, tanto lo sapete tutti, piccole e gentili lavandaie da cortile che non siete altro) e una volta è pure riuscito a strapparmi un appuntamento che si è concluso con la mia fuga dalla macchina parcheggiata sotto casa.
E poi?
E poi tutto il resto alla fine è metodo.
Stessi messaggi che desideravano le stesse risposte e proponevano le stesse cose.
Ora, diobono, sei un trombamico, per definizione dovresti essere l'anti fidanzato, l'anti noia, l'anti prevedibilità. E invece. Manco il trombamico sei in grado di fare.
Perchè alla fine che ti annoi una sera col fidanzato ci sta pure, lo ami, lo annusi, sa della tua pelle, sa di sudore e borotalco, e lo ami anche perchè ti fa annoiare da morire quando non ha voglia di fare un cazzo.
Lo scopamico no, cazzo. Lo scopamico deve farti divertire, regalarti gran sesso e poi sparire con un sorriso a 45 denti. Punto.
Ma questa è roba vecchia.
Questo è solo un antipasto.

martedì 15 marzo 2011

sondaggio

Ho in mente una serie di post dedicati alle relazioni interpersonali, vorrei nello specifico dedicare un post a ognuna delle persone con cui mi è capitato di tessere relazioni sentimental- sessuali negli ultimi tempi.
Essendo dotata di unghie lunghe e di dente avvelenato le persone in questione potrebbero rimanere un poco offese dalla descrizione delle loro caratteristiche personali e singolari.
Chiedo ai miei lettori: volete leggere questi post, avete già la bavetta alla bocca e il sorriso sulle labbra?

Attendo risposte.

A voi l'ardua sentenza.

domenica 13 marzo 2011

budino

Quando vivevo nella mia sakura house di Shoin Jinjamae, Shibuya, Tokyo, spesso mi svegliavo dentro un budino.
Quel budino sotto i piedi che è un palazzo antisismico durante una scossa.
La paura la faceva il rumore, uno strano ronzio, un cellulare che vibra moltiplicato per mille, un rullio, un rumore silenzioso e assordante.
Tokyo trema sempre. E nessuno esce di casa.
Questa volta è stato diverso.
Il Giappone ha tremato con una forza vibrante che nel nostro bel paese avrebbe buttato giù tutto come una millefoglie tagliata male.
E per la prima volta gli amici giapponesi hanno paura, paura vera, che ci sia un'altra scossa, che ci sia un'altra onda, che quella maledetta centrale nucleare numero tre di Fukushima diventi un'altra Chernobyl.
E forse, in parte, così sarà.
I contaminati già ci sono, e sono tanti, e giustamente il governo non da cifre certe perchè il panico è la cosa che i giapponesi vivono peggio.
E' giusto che per qualche giorno ancora restino lì a mangiucchiare i pochi onigiri rimasti, a far fuori le ultime provviste dei supermercati e a cercare di trovare una lattina di caffè nei conbini ormai vuoti. E' giusto che i giapponesi si fidino ancora del loro governo, dei loro rappresentanti, di chi, con costanza e precisione si occupa della loro sicurezza.
Ce la faranno.

Io intanto cerco voli per Tokyo. Adesso il bisogno di ritornare in quel paese è incontenibile.

lunedì 7 marzo 2011

prendiamoci un po' per il culo.



Non scrivo da troppo tempo quindi come al solito prima di scrivere quello che sono qui per scrivere(hai raggiunto il limite massimo per le ripetizioni della parola scrivere azz, l'hai superato!)
Non sono particolarmente in forma, nè particolarmente felice, nè particolarmente impegnata. Il lavoro va male, l'amore va male, le amicizie reggono botta, e ho gli occhiali. Il che diminuisce il mio livello di felicità a -3.

Detto questo...

Appurato che non sono capace di non sentirmi umiliata da ogni bionda col culo di fuori che passi dalla mia vita e, dato per certo che non sarò mai bionda nè tantomeno idonea al culo di fuori, ho deciso di diventare almeno una cretina.
Non posso non tener conto della realtà dei fatti.
Terrorizzo gli uomini, e anche le donne a dire il vero.
Quindi succede che il 90% degli uomini e delle donne non mi avvicinano affatto.
La restante percentuale è divisa in:
5% cerca di portarmisi a letto ma è di una noia mortale o di una bruttezza che definirei lancinante.
1% mi chiede: " quando ti fai legare? " risposta: " da te mai." chiusa lì
1% è gay(o etero nel caso delle donne) e si avvicina a me solo per chiedermi dove ho comprato il corsetto con le stecche di balena e/o le scarpe tacco 12.
Resta infine un miserrimo 2% composto da coloro che riescono a portarmisi a letto, in qualche modo. E che la mattina dopo si fermano a fare colazione con me e, come per magia l'incantesimo si spezza. Quindi vengono rispediti all'interno del 5% di cui sopra.
Alla luce dei fatti resta solo un 1% disponibile. E diciamo che sono molto generosa visto che è un insieme vuoto come quelli delle medie.

Per concludere metto nell'elenco dei cagasotto anche i fidanzati, gli ex fidanzati, le fidanzate e le ex fidanzate che metodicamente subiscono un attacco di panico e cagotto appena io mi avvicino ai rispettivi attuali o ex qualcosa.


Indi per cui.
Mi sono iscritta in palestra e ho mollato la piscina.
Oggi mi sono fatta un culo a tarallo per due ore piene.
E sto pensando seriamente di farmi la tinta.
Come posso muovermi per la stupidità? chi mi da un colpo in testa?

lunedì 24 gennaio 2011

metallo e fango




i colori di una giornata uggiosa.
metallo e fango. e lo so che non sono colori.
che il sapore mi veniva più facile.
zolfo e nuvole.
e le nuvole hanno il sapore dei viaggi in aereo, traversate intercontinentali, biscotti, caffè troppo lungo e coca cola, aria condizionata e lontanissimo sentore di piscio.
oppure hanno sapore di zucchero filato, di cannella, e acqua di rubinetto.
acqua di rubinetto ferrosa.
ecco.

e una vita mal spesa?
ha il sapore che sento in bocca, dentifricio, ricordo della bistecca del pranzo, un bacio non dato, zucchine lesse, un abbraccio sbagliato, sudore appena lavato e biscotti di riso.
forse il sapore della mia vita. e l'odore della mia pelle.
qual è l'odore della mia pelle?

sabato 15 gennaio 2011

che forse, mi farebbero diventare migliore...

da giorni penso che mi manca qualcosa, che poi lo penso da anni, ma ogni volta non trovo la risposta vera alle mie domande.
perchè probabilmente sono le domande che sono sbagliate.
tipo cosa mi manca?
che domanda è?
la domanda giusta io la so.
la domanda giusta è cosa voglio?
e la risposta non c'è. almeno non una sola.
e quindi?
e quindi faccio un elenco, facciamo come se fosse serio, delle cose piccole che voglio. anche quelle veramente idiote.

voglio fare volare un aquilone. e l'ho pure scritto tipo due anni fa.
voglio ridere mentre faccio sesso.
voglio andare alle terme.
voglio dieci paia di scarpe nuove.
voglio le braccia più muscolose.
voglio scrivere un articolo giornalistico.
voglio cantare al karaoke.
voglio correre con qualcuno al parco.
voglio sciare.
voglio imparare un'altra lingua.
voglio essere in grado di restar nuda davanti alla gente.
voglio un set di pennelli da trucco.
voglio dei bicchieri da vino di cristallo e una serie di bottiglie di vino rosso.
voglio partire senza troppo preavviso.
voglio imparare a cucinare i dolci per me.
voglio insegnare quel poco che so.
voglio abbracciare uno sconosciuto.
voglio squirtare.
voglio lavorare a un progetto bello.
voglio legare la mia modella preferita.
voglio tornare in Giappone.
voglio risentire un paio di amici perduti.
voglio fare un set fotografico.
voglio comprare un'altra gonna da stupida.
voglio parlare con qualcuno che abbia davvero qualcosa da dire.
voglio un nuovo taglio di capelli.
voglio bere due litri d'acqua al giorno.
voglio dormire 10 ore sotto il piumone.
voglio essere corteggiata.

voglio...
mi sa che voglio troppo.

sabato 8 gennaio 2011

l'epifania tutte le feste porta via e altre storie


Le feste si chiudono in positivo, con un kilo e mezzo in più sulla bilancia e 12 bottiglie di vino vuote gettate nel cassonetto blu.
Il 2010 è andato via inisieme ai suoi ricordi e alla certezza di essere stato indiscutibilmente l'anno più brutto della mia vita.
Alla luce dei fatti dovrei star tranquilla fino al 2046 almeno.
C'è da dire che quell'anno lì appena passato, mi ha vista sulla copertina di un libro e sul palcoscenico, le uniche cose che ho preferito non gettar dalla finestra insieme alla roba vecchia.
Questo 2011 parte con il piede giusto, su tacco 12.