domenica 27 dicembre 2009

Amore

La verità è che so scrivere d'amore solo quando non provo niente.
Perchè quando sto con qualcuno mi rendo conto del perchè in realtà io sto meglio sola.

Non voglio amare perchè forse non so amare, perchè io sono una razionale e non ci sono santi.
Io non voglio un cuoricini e fiorellini rosa, io voglio cose concrete, scelte vere, decisioni serie. E di questo non ho mai niente.
Tutte parole dolci e carezze sulla schiena, tutti che si dichiarano innamorati quando sono soltanto innamorati di se stessi e nessuno che sia capace di rinunciare a un pelo del culo per l'amore di cui tanto parlano.

Tempo fa rileggevo dopo molto tempo un libro che per me è stato importante durante i primi anni di università. Professionalmente più che emotivamente.
Stavolta ci ho trovato dentro un sacco di roba che prima mi era sfuggita e tra tutto una frase che non riesco a citare di preciso perchè non ho modo di avere tra le mani quel volume.

Non l'amavo, ero profondamente innamorato dell'immagine che aveva di me. Facevo l'amore con il me stesso che vedevo tramite lui.

Mi trovo ad essere quell specchio. Adesso.
E chi mi conosce un po' sa quanto gli specchi mi stiano profondamente antipatici.
Non amo guardarli e non amo averli negli occhi.

Probabilmente non sono migliore di chi si sta specchiando, non mi reputo migliore di nessuno.
Ma io so quando e come parlar d'amore.
Che una coccola a pelle nuda amore non è.

Il libro è "Colori proibiti" di Mishima Yukio, tradotto da Maria Gioia Vienna, Mondadori.

Buone Feste

lunedì 21 dicembre 2009

Bob Dylan Revisited


Qualche mese fa, ad una fiera, quello che allora non era ancora il mio agente mi venne a cercare e mi disse che aveva una piccola traduzione dal francese per me.
Accettai vista la scarsezza di lavori di traduzione di quel periodo senza nemmeno chiedere precisamente di cosa si trattasse.

Qualche settimana dopo andai in casa editrice a prendere l'originale del volume da tradurre e mi trovai davanti questo gioiellino.

Bob Dylan Revisited non è un fumetto, è poesia in immagini.
Le parole di un grande cantautore disegnate da alcuni dei migliori artisti del fumetto europeo.

A quei tempi il mio cuore si riempì di gioia nell'avere l'occasione di studiare la prosa di un artista di quel calibro per metterla in un italiano che fosse almeno accettabile da leggere.

Spero di esserci riuscita.

Fatemi sapere se lo comprate.

giovedì 17 dicembre 2009

motivi


Che l'amore certe volte mi fa solo ridere.
E' fatto di piccole bugie quotidiane dette all'unico scopo di tenere la persona che si ha accanto abbastanza vicina da non permetterle di andare via.
Oggi un mio amico mi ha detto una frase che merita lunga riflessione: Quando non si sa bene il motivo per cui si sta insieme non si riesce nemmeno a trovare un motivo per lasciarsi.
E io guardo scorrere i rapporti altrui con sorriso malinconico dicendo che no, io non finirò mai a vivere rapporti tristemente tiepidi. Ma so da sola di star dicendo una cazzata, perchè quella fine toccherà anche a me un giorno, e spero solo di avere ancora il coraggio di guardare in faccia la realtà e andare via.

Ieri sulla metro c'era una bambina che correva e zompettava, avrà avuto tre anni e mille denti bianchi. L'ho guardata con un'emozione strana che saliva dallo stomaco.
L'orologio biologico.
Che poi ci penso, e la vita che sto facendo non mi consentirà mai di seguire l'istinto del benedetto orologio che sprona il mio cuore ad ascoltare le necessità di un corpo che non è più da un po' quello di una ragazzina.

Riflessioni di una notte fredda. Riflessioni di una donna che non scatta nemmeno più fotografie del mondo che la circonda.

venerdì 4 dicembre 2009

vivere alla giornata

Sono ancora viva.
Sta solo succedendo che la vita lì fuori mi dia veramente poco tempo per respirare.
E che io scelga di passare quel tempo al caldo invece che su internet.
Mi sto facendo un culo a tarallo per dividermi equamente tra i miei quattro lavori, la necessità di arrivare a fine mese, le persone importanti, l'università, e magari cose utili come fare una la doccia tutti i giorni e cucinare qualche pasto caldo almeno quando non ne godo da sola.

Non sono giorni facili, e voi mi direte che non è una novità.
Sto faticando tanto, portando a termine cose varie, che mi piacciono più o meno, che mi soddisfano più o meno.
Cercando di allontanare il pensiero che una volta tanto si fa largo nella mia mente e mi lascia turbata per ore.
Sto vivendo alla giornata e non sono abituata a farlo.
Non so come vivrò tra un mese, io che di solito ho i tre mesi successivi organizzati di tutto punto.

Provo a lasciarmi sorprendere.
Intanto vivo quello che c'è.

sabato 21 novembre 2009

caramelle


Mentre tornavo a casa, pochi minuti fa, mi sono piovuti addosso decine di incarti colorati di caramelle alla frutta. E mi sono trovata a ridere, per la prima volta dopo giorni, per il bambino che immagino intento a svuotare il cestino di caramelle che la mamma tiene in salotto per gli ospiti credendo che gettare le cartacce giù dalla finestra sia un modo tattico per eliminare le prove del misfatto che lo metterà nei guai domattina.
Mi sorprendo di essere ancora capace di sorridere di queste cose.
Sorprendo la mia testa a costruire storie d'altri tempi, e mi lascio trascinare via dalle mie invenzioni.
E forse è questo che mi salva in questo periodo di merda nel quale ho sempre addosso un peso, duro e freddo, che mi impedisce di camminare veloce.
La stanchezza ha preso possesso di me, vivo una vita per la quale non vale la pena fare questa fatica.
Eppure non posso andare via, volare, scappare ancora.
Questa volta ho deciso che sarò io a restare, chi vuole condividere la vita con me è il benvenuto, che c'è spazio per tutti, gli altri non l'avranno vinta.
Scappo da sempre.
Oggi resto.
Fin quando mi pioveranno addosso carte di caramella io resto.

domenica 8 novembre 2009

al bar

Seduta al tavolino di un bar in centro, con delle calze viola da stupida e una quantità imbarazzante di borse e borsette sotto la sedia, mangio una ciotola di frutta.
La gente intorno mi sorride e io mi chiedo quale faccia buffa faccio per meritare di vedere così tanti denti.
Di fronte a me una coppia ha attirato la mia attenzione. Ho addirittura spostato il pc in modo da poterli osservare senza che loro sentano i miei occhi addosso.

Lui ha un'età indefinita tra i 65 e i 75 anni, romano borghese, probabilmente ex professionista in pensione, con abiti un poco fuori moda ma di buon taglio e la fede della moglie, secondo me morta, ancora al dito.
Lei è meno vecchia, avrà 50 anni, ma forse è una di quelle quarantenni alle quali la vita ha dato o tolto tutto troppo in fretta. E' certamente est europea, ha i denti d'oro, vestiti di scarsa qualità, un viso da topina e il corpo di chi ha sempre mangiato troppo poco.
Divora un dolce gigante, e beve a grandi sorsi un cappuccino. Mi da la sensazione di essere affamata, mangia e sorride.
Ma sorride al dolce non a lui.

Parlano di normalità, con lunghi silenzi.
Lei finisce il dolce, lui le chiede se ne vuole un'altro, lei dice si.
Arriva un enorme dolce pannoso e lei come una bambina ci immerge le dita e poi lo addenta.
Ride come una bambina mettendo in mostra tanti denti d'oro quanto povera dovrà esser stata la sua vita.

Lui si ferma, la guarda, sorride.
Dice: “Sei Felice?”
Lei risponde: “Forse”

E in questo scambio tutto un mondo, tanto che a me mi ci vien da piangere.
E sti cazzi se sono una coppia d'amanti, se sono amici,.se sono marito e moglie o se lui è un porco e lei una vecchia puttana.
A me frega niente.
Lei sorride, anche se solo per un attimo.
E ora sorride a me, senza sapere che sto scrivendo di lei.

La loro merenda è finita.
Lui chiede il conto e lei impila i piatti con un gesto naturale che mostra abitudini antiche.
Vanno via, non si toccano ma camminano con passo uguale.

Io resto qui a scrivere e aspettare.

lunedì 2 novembre 2009

primo giorno d.L. (dopo Lucca)

Con io micropc poggiato sulla pancia, le finestre di msn aperte, le gambe che pulsano e la testa stanca.
Eccomi al ritorno dalla mia seconda Lucca Comics.
Stancante come la prima, meno emozionante, più produttiva.
Lucca è lo struscio della domenica sera, in un piccolo centro da cinquemila anime,dove tutti conoscono tutti.
Se parli con una persona del settore mai vista prima, per la legge dei sette gradi di separazione, probabilmente è amica di qualcuno con cui hai trombato.
Il che rende ogni conoscenza un'esperienza più unica che rara.
Resta che a parte i sorrisi di circostanza e le strette di mano professionali, a parte la scelta del look giusto al momento giusto, io mi sento sempre allegramente fuori da quel mondo che mi assorbe.

Quindi svuoto la valigia e metto a lavare panni sporchi,nuovi incarichi, amicizie da ristrutturare e modernariato di valore, sentimenti poco espressi, e dolori che vengono fuori senza che io possa contenerli.
Ho sorriso meno dello scorso anno ma sono stata più felice.
Perchè per me a Lucca c'era un po' di calore e non solo quello del sole.

venerdì 16 ottobre 2009

silenzio


Uscendo da Tokyo, seduta al secondo piano di un autobus diretto a Kyoto, ho visto per la prima volta la città che tutti gli altri sembravano vedere.
Shinjuku era come nelle foto dei miei amici, come nei servizi televisivi, quelli con la colonna sonora dei Pizzicato Five, come tutti disegnavano la magnifica capitale del paese del Sol Levante.
Vedevo ennormi insegne luminose e centinaia di giovani orientali con i capelli biondissimi e cotonati.
Ma non ne sentivo il rumore.
Niente palline del pachinko, niente commesse che attirano i clienti con voce squillante, niente video musicali a tutto volume.
E adesso che non sono più lì penso che sia stato proprio il rumore a sfinirmi nei mesi Tokiesi.
Ho da sempre paura dei rumori. Sono una di quelle che davanti a un incidente non chiude gli occhi ma si tappa le orecchie. Da sempre mi viene da piangere se qualcuno vicino a me grida e ancora adesso dopo anni mi innervosisce profondamente il solo pensiero del russare di qualcuno che ho amato.

E' come se per me il dolore risiedesse nel rumore.

Da quel pullman è iniziato il mio viaggio alla ricerca del silenzio, in una delle città più belle del mondo, nella speranza di scovare in poco tempo quella magia che tanto ho cercanto, per riuscire ad avere ossigeno abbastanza da aver voglia di ritornare alla mia solita ma sempre diversa vita.

mercoledì 7 ottobre 2009

mancanza


Sono stati necessari un paio di giorni di decompressione per riuscire a buttare giù questo post.
Prima di tornare in Italia mi chiedevo cosa mi sarebbe mancato del paese del sol levante e cosa no, ma non riuscivo a risalire a una risposta sensata.

Detestavo l'odore di brodo di pesce fin dalle prime ore del mattino, le file per entrare in metro, il bip fastidioso delle macchinette automatiche per l'acquisto dei biglietti.
Detesterò per sempre "irasshaimase", il benvenuto che sa di mercato urlato da stupide commesse con vocine squillanti.
Detestavo i palazzi e i neon, l'assenza di silenzio e l'indifferenza, il sentirmi sempre diversa ma ugualmente ignorata.

E ora vorrei pranzare a scuola con il kareudon, prendere il bento dallo zozzone che fa lo sconto di 50 yen, sentire il legno sulle labbra invece del metallo freddo.
E mi mancano le corse in bici, le mattine assonnate con le amiche, i musi e i sorrisi, le domeniche in cerca di cose nuove da fare, gli amici alcolizzati, la stanchezza dell'aver parlato 4 lingue per tutto il giorno.

Sono scappata in preda all'agitazione, ero stanca e stressata, forse pure un poco delusa.
Ma ora del Giappone mi manca tanto.
Ora mi manca un nuovo sogno al quale aggrapparmi.

martedì 29 settembre 2009

5 cose

Vi avevo promesso dei post sul nippomondo mentre la mia vita ricomincia a scorrere complicata in terra italica.

Inizierei da qui.
Tutte le cose interessanti(ma anche no) che credevate di sapere sul Giappone e i suoi abitanti e che non sono vere.

1- I nipponici sono bassi.
Non è vero, sono alti quanto noi vatussi italici e anche un poco di più grazie al consumo di cibi spazzatura importati in gran quantità.


2- In Giappone c'è un sacco di roba da comprare.
Cazzate!
Oltre alla tecnologia(che non mi interessa e che comunque richiede tutta una serie di accorgimenti nell'acquisto) e i cazzilli da nerd(che mi interessano ancora meno) non c'è nulla da comprare.
I vestiti sono bruttissimi, le scarpe bellissime perchè occidentali quindi sono le stesse che trovi qui con circa il 30% di costo in più, le cose tradizionali sono robaccia per turisti spesso un poco kitch.
Si salvano solo le scemenze da Yen shop, un corrispondente ipertrofico dei nostri negozi tutto a un euro, nel quale puoi trovare davvero ogni cosa a prezzi irrisori.


3- Le giapponesi sono ben vestite.
Falso come i capelli del Vostro presidente del Consiglio.
Le signorine sono molto femminili, questo è certo ma indossano scarpe SEMPRE di una taglia più grande spesso agganciate al piede da una cosa che somiglia a un polsino di quelli da tennis che si fa passare sotto la suola e tiene la scarpa incollata al piede.
Le gonne sono sempre tutte svolazzanti con un elastico in vita alto e nero indossate con camice strutturatissime con impicci vari sul davanti che simulano, con la complicità della biancheria intima più brutta del mondo, un seno che è inesistente.
Praticamente se vedete una nipponica con vita sottile, fianchi tondi e seno rotondo sappiate che solo il punto vita e roba sua. Il resto è protesi di stoffa.

4- La cucina giapponese è leggera.
Il mio stomaco intrecciato e la bilancia rispondono ufficialmente che non è vero.
C'è una quantità di fritti impensabile, e frutta e verdura sono un'assoluta rarità, venduta a prezzi fuori controllo.
Il sushi è meno diffuso di quanto si pensi e il sashimi è quasi inesistente, nel senso che io personalmente non ho visto nessun ristorante di sashimi a Tokyo.


5- I giapponesi sono precisi e puntuali.
Non c'è cavolata più grossa, a dire il vero.
Sono SEMPRE in ritardo e trafelatissimi.
Si inchinano in mille scuse che ti vien quasi voglia di perdonar tutti all'inizio ma la voglia ti passa subito e dopo un mese vorresti ucciderli.
E non è vero che ai semafori le persone non si scontrano mai.
Certi pomeriggi Shibuya è da lussazione della spalla.


A presto con i resoconti nippici.

giovedì 24 settembre 2009

jet lag

Con i piedi in suolo italiano e la testa ancora in volo.
Sono tornata a casa con un minuscolo bagaglio, che ha fatto sospettare all'addetta del check in che io fossi un corriere della droga, e tre paia di mutande nuove.
Questi mesi sono stati faticosi, li ho vissuti emotivamente poco e no ho avuto abbastanza spazio mentale per costruire cose nuove.
Ho tanti post in cartuccera, li snocciolerò piano piano nei prossimi giorni, così da darvi un piccolo quadro finale.

La vita qui ricomincia.
Ieri ho visto casa nuova, oggi avrò un colloquio di lavoro.

Insomma alla faccia del jet lag, che mi fa crollare dopo ogni pasto come i bambini e risvegliare in piena notte, io sono già perfettamente in moto.

martedì 15 settembre 2009

silenzio

Le ultime ore nella stanza di Tokyo.
Ora che mi ero affezionata all'odore del tatami devo smontare tutto e andare via.
Dormo circondata dalle valigie per la terza volta in un anno. Cambio posto per la terza volta, ormai abituata a questa vita da zingara.
Domani alle 16 porterò le mie cose fuori di qui, saluterò una stanza pulita e vuota che indosserà ancora per qualche giorno il mio odore, lascerò i miei bagagli da qualche parte e partirò per Kyoto, da sola, anche se non era previsto.
Ho solo un biglietto del bus notturno che parte da Shinjuku verso il Kansai.
Non ho prenotato altro, non ho letto la guida e, mi scuso anticipatamente con tutti, non intendo incontrare nessuno degli amici che vivono lì.
Parto con poca biancheria pulita e un paio di magliette, un cellulare per foto e emergenze e un blocco per appunti.
Ho voglia di ricominciare a scrivere, ho voglia di vedere il sole sulle pagine sporche di inchiostro, di vedere piccole lacrime rendere trasparente quella carta.
Ho bisogno di silenzio e di bellezza.
Arriverò in Italia tra pochi giorni, sfinita e senza nessuna certezza.
So solo di dover fare l'ennesimo trasloco.

E di voler dare gli stessi abbracci della partenza.

sabato 12 settembre 2009

a ognuno il suo


questo post si sarebbe dovuto intitolare "moglie, divorzio. E te lo dico qui", come da promessa sul blog della Micolina nazionale.
Ma visto che io non sono fortunella come lei, e a me in coppia non arrivano gli strafigoni scopabili questo post parlerà delle due tizie più cretine della scuola, che chiaramente sono diventate mie amiche in tempo record.

Prima di partire per Tokyo mi aspettavo veramente tutto, tranne che di trovare delle amiche, di quelle con le quali prendere il caffè con sguardo assonnato raccontandosi cazzate, di quelle con le quali fare i musi quando li nascondi agli altri, di quelle alle quali fare i grattini( a una per lo meno perchè l'altra è la regina dei ghiacci e merita solo pizzicotti).
Ma dopo pochissimi giorni qui, una sera, sono apparse davanti a me la bionda Emi, la piccoletta di casa, bella come il sole e scema come poche, e la microscopica Cèline che ha un carattere che pesa più del suo corpo.

Queste due qui mi mancheranno, quando sarò in Italia. Mancheranno veramente tanto.
Anche se, ecco, se fossero stati due bei maschietti, io non avrei disdegnato.

domenica 6 settembre 2009

attimi


Quando una mattina ti svegli, ti lavi, ti vesti e vai al conbini(piccolo supermercato aperto 24ore) e dopo aver guardato tutti gli scaffali prendi un onigiri e un the al mango ti iniziano a venire dei dubbi.
E se poi, la sera, dopo una giornata faticosa, ti addormenti sull'autobus e ti svegli alla fermata esatta, il dubbio diventa certezza.
Sei affetta da giapponite.
Terribile malattia, che ti fa mangiare riso e pesce al posto del cornetto, ti fa guardare orribili vestiti facendoteli apparire graziosi, e ti fa dire sugoi e daijobu con una frequenza simile a quella di "cioè" per le ragazzine fighette di 14 anni.

E oggi correvo in bici, per le strade buie, senza una meta e con l'unico scopo di perdere la strada e perdere me.
Pedalavo attratta dal palazzo più alto, a cinque km da me come ho potuto scoprire dopo, attratta dalle luci rosse che ne indicano la presenza ai comandanti degli aerei che sorvolano la città, attratta dall'ignoto che spero sempre di trovare in questa città.
E oggi scendere dalla bici per comprare dei libri che cercavo da tempo, e andare alla cassa per pagarli, leggendo come sempre lo stupore negli occhi dei commessi, è stato impagabile.
E tornare a casa, volando per una discesa, cantando una canzone dei Roxette dei furenti anni 90 ha reso la mia passeggiata un momento da incorniciare e appendere al muro della mia memoria.

mercoledì 2 settembre 2009

acido lattico



Erano passati tre anni dall'ultima volta nella quale mi ero sbucciata le ginocchia, e salire nuovamente in bici è stata una prova di coraggio, una dimostrazione che tanto era cambiato in me da allora.
E da circa un mese a questa parte ogni singolo giorno passo sulla bici almeno un'ora del mio tempo, ci vado a scuola, a fare la spesa, a scoprire posti nuovi di una città troppo grande per smettere così presto di essere sconosciuta.
E l'acido lattico è svanito, i muscoli non subiscono più la salita della mattina verso scuola, nè le continue frenate per non uccidere i molti passanti che affollano il marciapiedi quando torno a casa nell'ora di punta.
E oggi mentre volavo in discesa, alle sette del mattino di una Tokyo quasi invernale pensavo al muscolo cuore, e a quanto sia meno allenato delle mie gambe.
Per tanto tempo l'ho lasciato a riposo e, nonostante i numerosi tentativi, nessuno è riuscito a farlo ripartire.
E adesso lo sento muoversi, affaticarsi a battere, a pompare più sangue nelle vene, a restituire colorito alle guance e alle labbra.
E quando sento che non ce la fa scendo, e lo guido, come facevo i primi giorni in bici nella salita prima di scuola.
Poggio i piedi a terra e guardo avanti, il cuore c'è nonostante tutto.
Prometto di non dimenticarmene più.


(romanticismo a parte, per lo stacco di coscia della foto prendetevela con la piccola Emi, che evidentemente ci tiene alla mia vita sessuale.)

lunedì 31 agosto 2009

la svolta politica.

Alla fine di una campagna elettorale quantomeno intensa, fatta anche di altoparlanti in fuzione a tutte le ore e candidati in mostra nelle piazze con completi eleganti e guantini bianchi per stringere la mano ai passanti.
Il Giappone anche in questo è ordine e forma, anche in questo è un passetto avanti.

Vivrò gli ultimi 20 giorni in un paese che ha appena vissuto una legendaria svolta a sinistra, dopo più di cinquant'anni di governo di centro destra.

Il problemi sono tanti in un paese così sviluppato, la disoccupazione in crescita( teniamo in considerazione che qui si parladi una percentuale che gira intorno al 4% che noi in Italia possiamo solo sognare), la natalità in crollo continuo, il rapporto conflittuale con l'ecologia, i rapporti con l'estero.
E tante sono anche le promesse di un governo che ha comunque un forte peso a livello mondiale.
Noi qui guardiamo fiduciosi.

sabato 29 agosto 2009

ora.


Vorrei essere vento in questi giorni, impalpabile e senza odore, vorrei sfiorare chi adoro senza che se ne accorga, vorrei passargli una mano tra i capelli ed essere un lieve solletico senza che si preoccupi ti alzar la testa per capire cosa l'ha sfiorato.
E invece sono sempre me, corpo e anima, e con un cuore rinato e ritrovato che fa fatica a non impazzire.
E le viscere si intrecciano, in attesa del ritorno in Italia, in un posto senza una casa nè un lavoro dove l'unica vera casa sono le persone che mi aspettano.
E' ora di iniziare a tirare le somme di questo viaggio, e ora di iniziare a tirare le somme di questa vita.

lunedì 24 agosto 2009




Ieri mattina per la prima volta sono stata salutata da una vicina di casa. Per la prima volta in due mesi.
Era intenta a spruzzare un prodotto specifico intorno al tombino davanti casa sua.
Forse mi ha salutata perchè in quel momento eravamo due donne sole nella lotta impari con il gokiburi.
Si, il gokiburi, essere mitologico che gli scenziati accomunano allo scarafaggio del bel paese ma che ne è un'evoluzione meccanicamente superiore.
Questo essere metà scarafaggio metà gundam è dotato di un'apertura allare straordinaria e di una corazza medievale che non ha punti deboli.
La supervelocità lo rende poi inarrestabile.
Ma non è l'unico simpatico amico che la megalopolo tokiese ci offre.
I corvi sono rinomati, pesano più o meno quanto i miei nipoti di otto anni ed emettono un ka-ka-ka-ka fastidiosissimo a partire dalle 5 del mattino fino a tarda sera.
Altro essere delizioso capace di allietare ogni singolo momento della giornata sono dei deliziosi invisibili grilli( ho una sola testimonianza visiva dell'esistenza dell'esserino verde che tanto ino non è) che con il loro fi fi fi fi fififi scassano, ehm, accolgono i passanti nel loro avvicinarsi seppur per sbaglio a un qualunque albero della zona.
Per concludere credo di aver conosciuto qui gli unici moscerini in grado di sopravvivere alle temperature polari della mia stanza.

Insomma, sono in buona compagnia.

(la foto non c'entra niente, ma non volevo certo postare un reportage fotografico degli amici in questione, quindi ho deciso di postare la cosa più giapponese che ho visto ieri a Kamakura, bocca della verità a soli 100 yen.)

mercoledì 19 agosto 2009

il cappuccino perfetto



Certi giorni sembrano perfetti così, con il cuore in una continua altalena di emozioni.
Tra baci sulle punte delle dita e spine ai fianchi, tra sorrisi invincibili e faticosa china nera da mandare giù.
Alla fine la mia vita è sempre così.
E' come un cappuccino perfetto in una domenica pomeriggio di metà agosto.Un cappuccino che tiene il cucchiaino grazie a una schiuma insuperabile ma che al primo sorso ti brucia la lingua.

Ma ho imparato, ormai tutte le mattine nel bicchierone di cappuccino che mi accompagna durante lo studio che precede la lezione, verso un goccio di acqua fredda.
E' vero, il sapore è un poco meno intenso, ma mi piace, e non ustiona.

sabato 15 agosto 2009

che c'abbiamo i coglioni girati


Un'ora fa, mentre mangiavo, una bambina di tipo tre anni ha allungato la mano per afferrare i miei capelli grindando con vocina acuta "Sugoi", esclamazione con significato sia positivo che negativo( nel senso che significa sia terribile che fantastico) che non ha una reale traduzione in italiano, e c he i giapponesi o almeno gli abitanti di Tokyo usano quarantaquindici volte al giorno.
La cara bambina, non contenta, mi ha avvicinato il suo delizioso piccolo indice a mandorla al naso dicendo qualcosa alla sua mamma che non ho capito ma che, dopo esseremi andata a controllare nel bagno del bar ed essermi accertata di non avere caccole spiaccicate, ho avuto la certezza essere un commento sulle mie efelidi.

Ora piccola deliziosa bambina, siccome mi hai sorriso, suppongo che quel "sugoi" significasse "figo!", e per questo ti perdono, perchè la tua mamma avrebbe chiesto scusa anche se tu mi avessi detto che ero la donna più bella dell'universo, in un posto nel quale dare confidenza agli estranei è praticamente maleducazione.


Dicevo, ora cara bambina, tu non sai cos'hai rischiato, perchè qualcuno qui è un poco nervoso a dire il vero ed è un poco stanco di sentirsi trattato come un alieno.
Quindi, bambina, la prossima volta che vedi una Gaijin con i capelli rossi, non romperle le scatole, potrebbe cavarti gli occhietti a mandorla bellissimi e poi dire Gomennasai a tua mamma con un inchino profondo.

lunedì 10 agosto 2009

.learn from yesterday, work for tomorrow, rest this afternoon


Vivo in un posto nel quale se 4 tizi un giorno vanno sul prato in riva al fiume e stendono un telo azzurro bloccandolo al suolo e scrivendoci sopra col nastro adesivo il nome di uno di essi in katakana, il giorno dopo, nello stesso prato, in mezzo a milioni di altri teli, i 4 tizi, seguiti da una decina di amici, trovano il telo dove lo avevano lasciato.
Perchè, perdincibacco, se stendi un telo col tuo nome per terra, non ci sono cavoli, quel posto è tuo!
Quindi puoi vedere i fuochi d'artificio con il minimo sforzo e il massimo risultato, sgranocchiando porcherie al sapore di gambero e dormicchiando anche un poco.

Vivo in un paese nel quale le signore di 70 anni vanno in bici tenendo l'ombrello in mano, mentre io, giovine donzella ventisettenne nel pieno delle mie energie, probabilmente avrò bisogno delle rotelline per evitare di sbucciarmi le ginocchia o uccidere due o tre passanti di fila.

Ma poi, dopo un po', smette di fare male il culo?!?

venerdì 31 luglio 2009

Dell'amore e d'altre minchiate



Nel ringraziare chi mi ha spedito questa immagine perfettamente in tema con gli ultimi tempi vorrei rassicurare tutti voi, cari miei lettori, che la vostra cretina in trasferta non ha smesso di esser tale nonostante sia diventata un poco più romantica.

Quindi ecco le cinque cose che non ve ne fregava un fico secco di sapere.

1- In terra nipponica non ho ancora trovato alcun soggetto meritevole delle mie attenzioni sessuali, indi sono in astinenza da molto più tempo di quanto avrei mai creduto possibile. Detto questo ho scoperto fin dal primo giorno a Tokyo che vanno di moda i vibratori di hello kitty che hanno la testa come parte vibrante.

2- Le giapponesi non si fanno la ceretta, e il mio depilatore elettrico qui va a rallentatore, diventando una specie di piccolo strumento di tortura. Quindi, Fabiana, se mi leggi, prendiamo un appuntamento per il 23 settembre alle 8 del mattino per una cera completa.

3- Le bellissime donne giapponesi sono dotate di alcuni tra i piedi più brutti del mondo.

4- Sto scrivendo cose che mamma non approverebbe nemmeno un poco, quindi ora che hai imparato a usare internet, mamma, se leggi questo messaggio diseredami adesso o taci per sempre.

5- Sono a Tokyo da un mese e non ho comprato niente! I vestiti sono bruttissimi, tranne i marchi occidentali che sono più economici in Italia, vorrei scoprire cosa legge la gente ma girano tutti con le copertine incartate per una forma di privacy che non capisco, le scarpe mi stanno prevalentemente piccole chè qui taglia 40 trovo solo le scarpe tacco 16 e plateau.


Siete contenti adesso?

lunedì 27 luglio 2009

il castello


E' notte piena e, complice l'assoluta insonnia di questa notte, i pensieri scorrono veloci.
Sono molto stanca, dormo troppo poco e male, divisa tra la voglia di comunicare con chi mi aspetta in Italia e la sveglia alle 7.
7 ore di differenza che rendono difficile anche capirsi, come se condizionassero i pensieri.
E sono avanti nel tempo e indietro col cuore.
E stanotte lascio che la malinconia prenda piede mentre riempio di segni tante pagine bianche, e penso al castello nel quale tengo chiusi i desideri, in torri alte e segrete oscure, e penso a quando io mi creda semplice mentre invece sono un macigno nella vita della gente.
E l'anima si riempie di vecchie nuove parole, che le labbra non possono ancora pronunciare.
Stanotte è quasi finita.
Lascio la malinconia in questa stanza e ricomincio a imparare i passi di questa danza.

sabato 25 luglio 2009

Legno e cemento.


Migliaia di palazzi giganteschi e sempre illuminati, negozi e locali che aprono ai piani alti o sottoterra, perchè sulla strada non c'è più spazio.
Puoi camminare per 15 minuti interi ed essere sempre alla stessa stazione metro.
O puoi mangiare in un minuscolo ristorante tutto in legno nel quale per il corrispondente di 10 euro una signora anziana che vuole esser chiamata Obaasan (nonnetta) ti prepara un curry meraviglioso e profumato che non lo dimentichi più e ti intrattiene tutta la serata parlandoti della sua vita.
Legno e cemento, questa città.
Cemento come la gente che se ne frega di te per strada.
Legno caldo e profumato come una giovane professoressa che mentre fa una lezione sugli odori ti offre deliziosi cioccolatini.
Questo è il paese delle contraddizioni, lo pensavo prima, ne ho la certezza adesso.

lunedì 20 luglio 2009

tokyo trash


Ieri ho passato la giornata in un parco che sarebbe potuto essere in qualunque citta del mondo, se non fosse per il ponticello di legno che ti dispiaceva quasi camminarci sopra senza i geta, tanto era bello.
Una festa sudamericana in pieno centro di Tokyo, è cosa strana.
Gente di tutti i colori che ballava La Vida es un Carnaval, e un carnevale ieri lo è stato davvero.
Che scappati dalla festa colombiana siamo andati alla più kitch delle feste in barca. Grossa nave che attraversa il Sumida, regalando panorami inaspettati e bellissimi, con un'animazione da villaggio turistico di quarto livello.
Ho riso alle lacrime vedendo le ballerine in Yukata intente a danzare Volare sulla musica dei Gipsy Kings o WMCA in giapponese.
I Giapponesi e i Gaijin ubriachi intorno a me erano lo spettacolo più trash che pensavo di poter vedere in questa città.

Ah, e per i miei tanti amici otaku devo dare un'informazione, ho visto il Gundam.
E' gigantesco, si vedeva dall'altra riva del fiume ma prometto di andare presto a fotografarlo per voi.

mercoledì 15 luglio 2009

pastello



Mi aspettavo una Tokyo grigia, prima del mio arrivo, e invece la scopro piena di colori stupendi.
Il cielo che quando c'è il sole ha un colore indefinito, che lo so che è lo smog a dare quel colore, ma è bello lo stesso. Le mille insegne colorate, le luci al neon e i gingilli appesi un poco ovunque. E le ragazze vestite di colori chiari che mi fanno notare che vesto sempre di nero. E i loro capelli lucidissimi e sempre stupendi.
E i negozi di frutta che espongono ogni singolo meraviglioso frutto polposo confezionato in una carta colorata come fanno i nostri fiorai. Perchè qui la frutta è un lusso, una deliziosa prelibatezza da regalare.
Mi piace questo posto.

domenica 12 luglio 2009

qui,ora


E' passata una settimana dal mio arrivo in questa folle città.
E mi sembra di essere qui da un sacco di tempo, con la nostalgia per le persone che ho lasciato in Italia e la voglia di godere di tutto quello che quest'esperienza può offrirmi.
A scuola si studia tanto, non c'è dubbio. Non ci sono sconti e io non ho nessuna voglia di averne. Sono qui per imparare e questo implica anche studiare il più possibile.
Ma non mi crediate dedita allo studio e tristemente chiusa in casa. I fine settimana sono prevalentemente di vacanza. Come quello appena finito,vissuto tra sacro e profano, con una visita al Tempio Meiji e due serate passate tra bar e karaoke con gli amici.

Insomma qui tutto va alla grande!

Come vedete a sinistra della pagina c'è il collegamento al flickr aperto proprio per mettere le foto delle mie evventure Tokiesi.

mercoledì 8 luglio 2009

Cornflake


Cornflake è una cosetta piccola piccola che ha dentro un mondo meraviglioso, morbido e pieno di spigoli insieme.
La sua mamma, o sorella maggiore, o creatrice... beh il suo cuore che batte, quello vero, non ha bisogno di presentazioni.
Ma stavolta voglio essere ufficiale.
Da oggi nelle librerie potete trovare Cornflake, il nuovo libro di Micol(ina) Arianna Beltramini.
Io non vi dico niente, solo che ne ho avuta una copia in anteprima e l'ho portata con me da leggere a Tokyo, sdraiata sul mio futon rosso.
E il solo sfogliarla mi profuma tutta la stanza di caramelle panna e fragola, ecco.
C'è felicità!

domenica 5 luglio 2009

Tokyo Monogatari


Tokyo è una città strana e caotica, ma soprattutto imprevedibile.
La mia casa si trova a due passi da una via di piccoli negozi di frutta e verdura, pasticcerie con dolci bellissimi e uno stupendo negozio di fiori.
Ieri un bambino piccolo che andava in bici mi ha guardata come se fossi un extraterrestre e oggi, incontrandomi di nuovo, sempre in sella alla sua bici, ha risposto al mio saluto sgranando gli occhi e poi scoppiando in una meravigliosa risata di cuore.
Un extraterrestre che parla la tua lingua deve essere cosa strana.
La prima foto che vi regalo è quella di un clichè che pensavo fosse una bugia.
E invece è vero. Ieri mattina a Shibuya, accanto alla statua di Hachiko, in mezzo a una folla variopinta e iper tecnologica, due giovani ragazze camminavano in kimono in mezzo a una folla assolutamente impassibile.
Qui è ancora davvero così.

venerdì 26 giugno 2009

E chi più ne ha più ne metta Anzi no che non c'è spazio in valigia.

E' tempo di novità.
Andiamo per ordine.

Sul blog di Andrea Del Campo troverete sei tavole da lui disegnate su una sceneggiatura (hahahahah) scritta da me (hahahahah)con l'aiuto del fido Marco Scali che mi ha spiegato in un affollato bar di stazione termini il minimo indispensabile per non far impazzire un disegnatore.
(a mia discolpa dico che sono stata convinta con la forza dai due tizi di cui sopra a scrivere queste sei pagine tratte da un post di un po' di tempo fa, ho giocato per un'ora alla sceneggiatrice e ho chiuso tutto in un cassetto. Poi il Del Campo, colto da inaspettato tempo libero e tristezza pre abbandono ha deciso di dedicarsi al disegnare bene la mia sceneggiatura scritta male.)

La prima traduzione per Castelvecchi è nelle mani dell'editor e pare essere di buona qualità, adesso mi trovo a tradurre dall'inglese le canzoni di un poeta e mi chiedo da quand'è che io so l'inglese.

Scrivo per la prima volta sotto richiesta per un progetto del quale vi parlerò probabilmente dalla mia stanzetta di Shibuya. Mi diverto nel cercare l'ispirazione che non sono abituata a gestire.

Ho appena preso due scatole di cartone vuote da riempire della mia vita in stand-by.

E mi sono resa conto che 30kg di valigia per tre mesi sono pochi anche per una donna di un certo livello come me. Soprattutto quando almeno 5kg son lavoro.

Secondo voi riuscirò nel primo giorno nipponico a trovare un supermercato che abbia un'ampia scelta di prodotti per l'infanzia in modo da comprare il mio amato bagnoschiuma per neonati.

Dopo questo interrogativo essenziale vado dal medico a farmi prescrivere tutto quello che potrebbe servirmi nel nippomondo.
Che è meglio.

domenica 21 giugno 2009

vestiti

Svariati cambi d'abito negli ultimi due giorni, quasi fossi la valletta del festival di San Remo.
Gonne, pantaloni, scarpe basse e con i tacchi alti, capelli sciolti appena lavati o tirati indietro con la coda alta.
Tra poche ore l'ennesimo aereo, e ancora ore passate a studiare in aeroporto per tornare a una vita normale che normale non è.
Sono stata figlia e sorella, amica,traduttrice, cugina, zia, regalo di compleanno,studentessa, sostegno.
Sono stata stronza, maestrina, tenera, coccolona.
In due giorni sono riuscita a essere dieci persone diverse, tutte complesse.
Mi sono dedicata agli altri, a chi mi aspettava qui da mesi e a chi è rimasto a Roma.
Non ho avuto nemmeno il tempo di pensare se sto bene.
Non importa, avrò modo di pensarci nei giorni nipponici, quando girerò la città da sola e mi riempirò gli occhi di mille novità.
Spengo il pc e metto tutti gli abiti in valigia, anche quelli che non ho avuto tempo di indossare.

mercoledì 17 giugno 2009

in corsa


Arranco.
Tra treni e aerei.
Voglia di ricevere e necessità di dare.
E mi trovo circondata da richieste d'attenzione, da bisogni, da desideri.
E mi faccio in 4 per dormire in un letto singolo in una casa non mia, baciare nasi e passare dita tra capelli brizzolati.
E rispondere al telefono, nonostante tutto, e coccolare e condividere come se niente fosse successo, aspettando che la cicatrice diventi trasparende.
E ieri ho provato pure a fingere di non aver sentito la punta del coltello, ho sorriso e ho chiuso gli occhi per non far vedere che diventavano lucidi.
Sono stata la solita Wonder Woman, quella che non chiede, quella che non ha bisogno.
Ma un paio d'ore dopo ho capito che non era giusto, che così non si costruisce niente.
E l'ho messa in mostra la gocciolina di sangue lasciata dalla punta affilata.
E l'ho leccata via, perchè sono ancora l'unica che hai il potere di guarire le ferite.
Questi giorni fanno male.
Alla pancia e al cuore.

sabato 13 giugno 2009

20

Non scrivo da 10 giorni.
O, almeno, non qui.
Ho inviato mail, riempito pagine word, inventato frasi per siti internet, coccolato persone via sms in almeno quattro lingue, il questo periodo.
Oggi è il 13 giugno.
Tra 20 giorni, a quest'ora, sarò con il santo sedere poggiato su un aereo all'aeroporto di Vienna, destinazione Tokyo.
E ora mi accorgo che manca veramente poco tempo e le cose da fare sono talmente tante che dedicare le attenzioni necessarie alla gente alla quale voglio bene sta diventando quasi impossibile.
E mi sento in colpa, nel vedere occhi che diventano lucidi quando parlo della partenza, nel dovere organizzare le mie giornate agenda alla mano per riuscire a dare qualcosa a tutti.
E poi ci si mettono le situazioni di merda, le cazzate che fanno male, i giorni che sarebbe meglio non vivere.
L'entusiasmo non è ancora arrivato.
Lo vedrò spuntare, insieme al panico, a una settimana dalla partenza, lo so già.
Per il momento vivo il mondo reale, ancora per un po'.

mercoledì 3 giugno 2009

365


Un anno fa ho incontrato una ragazzetta simpatica, per un aperitivo.
Era la fidanzata di un famoso sceneggiatore di fumetti, una scrittrice, una blogger.
Poco altro.
E tutto un mondo.
Che scopro da 365 giorni, ogni giorno, durante le nostre ore passate al telefono a discutere di amore, pompini, lavoro e seghe romantiche. A parlare di emozioni, a raccontarci ricordi e aneddoti, ad ascoltare canzoni facendo colazione.
Raro trovarsi davanti una persona così, faticoso non lasciarsi trascinare nel suo mondo, impossibile lasciarla fuori dal mio.
E ora voi non lo potete sapere cosa significa quando sorride che illumina il mondo, quando il suo buonumore mi fa incazzare a morte, quando mi travolge e sconvolge cantando terribili canzoni strappalacrime.

Ti adoro Micolina.
Ci sposiamo?

martedì 26 maggio 2009

Colori



Sto sempre nel piccolo spazietto che mi sono concessa.
Comoda e al caldo, come se solo quello potesse proteggermi.
Ho imparato a essere un ciclone, nella vita di chi percorre un pezzo di strada con me.
Do tutto quello che posso, rimanendo nel mio angolo nascosto.
Senza invadere lo spazio personale, senza essere un peso.
Cammino in punta di piedi, lascio in giro regali e pezzi di me, e torno a rannicchiarmi, aspettando che arrivi qualcosa.
E quindi ho imparato a non chiedere, a prendere soltanto quello che mi si dona.
E ho perso l'abitudine a dare, senza sentirmi di troppo, senza pensare di essere sempre nel posto sbagliato.
Un posto nel quale una carezza può essere fastidio, un telefono che squilla una rottura di scatole, una richiesta di attenzioni un capriccio.
E adesso mi trovo circondata di muri, nel mio angolo nascosto.
Sempre più spessi e alti.
Sempre più difficili da buttar giù.
Quindi facciamolo.
Andiamo a comprare i colori, scegliamo insieme le tinte adatte a dipingerli.
Li voglio colorati di mille sfumature.
Rendiamoli belli. Mentre io lavoro per ricavare una porta in uno di essi.

lunedì 25 maggio 2009

pop corn e pecorino


Wifi art, ieri sera al circolo degli artisti.
Fumettisti e appassionati, accompagnati da amici annoiati, armeggiano intorno a tavoli colmi di pennarelli e matite, colori e boccette di china.
Io, chiaramente incapace di disegnare qualcosa che non sia un sole con i peli, mi dedico ad altro, prevalentemente al cazzeggio.
E grazie all'amico Galliccia, sfioro uno dei picchi massimi del mio filosofeggiare sull'amore.

F: me spieghi sta storia del pop corn?
B: no Fab, è una cosa tra me e Micolina, ma riguarda l'amore.
F: ma se i tre mesi del popcorn*(di facebookiana memoria)so quelli dell'amore, uno come fa coll'amore a scadenza?
B: eh?
F: quanno sai che una cosa deve da finì in tre mesi, come la chiami? Che so? I tre mesi de che?
B: Sono i tre mesi der pecorino, Fab, der pecorino.



*definizione venuta fuori durante una telefonata con la meravigliosa signorina Beltramini che disutendo con me sull'amore ha detto: io i primi tre mesi che sto con una persona ci starei sempre insieme a far l'amore vedere film e lanciarci popcorn.
E io ho risposto: se uno vuole stare con me tutto il giorno per i primi tre mesi lo denuncio e gli faccio mettere i 100 metri dalla polizia, la roba dei popcorn la posso fare i secondi tre mesi.
Da lì la legge che governa non solo i rapporti ma l'universo intero.
I TRE MESI DEL POPCORN.

A testa bassa mi congedo.

venerdì 22 maggio 2009

le principesse Disney, lo scopino, la bestia e altre storie.


Quando la giornata inizia con la tua coinquilina che ti trova in lacrime mentre mangi cereali integrali immersi nel latte scremato guardando la trasmissione del mattino di Barbara D'Urso, devi capire che qualcosa non andrà per il verso giusto, ed è veramente il caso di chiuderti nella tua stanza a studiare per il benedettissimo esame della prossima settimana.
E invece no. Ti rapporti col mondo.
Inizia a parlare di te stessa in terza persona come se scrivessi ininterrottamente stati su facebook, impari a memoria tutta la gerarchia delle pricipesse Disney per scoprire che quella stronza di Biancaneve è la più nobile e non importa un fico secco a nessuno che Ariel sia figlia di una divinità, ma soprattutto che Pocaontas non vale niente nonostante sia la più figa di tutte.
E poi esci dalla stanza e rendi partecipe la coinquilina di cui sopra della tua riflessione, le chiedi un parere sui gusti sessuali della Bestia e lei ti risponde,cito testualmente, "La bestia se la fa con lo scopino".
Non devo aggiungere altro, vero?
Ai miei nipoti racconterò di Cappuccetto Rosso e del Lupo. O forse è meglio di no.

martedì 19 maggio 2009

Normali pomeriggi romani. O no?




Che la Caffarella fosse un parco incontaminato e un poco isolato io lo sapevo.
Che magari fosse un pochino pericoloso, poco adatto a due ragazze sedute sotto un albero in un pomeriggio torrido era cosa nota.
Ma che il pericolo fosse rappresentato da un certo numero di pecore al pascolo proprio non era prevedibile.
Le sei del pomeriggio di questa primavera romana, io e Furansu siamo al parco a chiaccherare all'ombra. Si parla di viaggi e amore, di Stati Uniti e Giappone, di amici in comune e nemici.

DLENG

B: Fra mi sa che c'è qualche pecora.
F: Si vabbè, mica verranno qui.
B: Mi sa di si.

Le donzelle si alzano, sfuggendo alle pecore in corsa.
Continuano la loro chiaccherata.

B: Fra non farlo più. La prossima volta guardami negli occhi e chiedimelo. Se no ti vengo a prendere fin sotto casa.
F: *sorride con quel sorriso che ha solo lei* Ok.

DLENG

DLENG

DLENG

DLENG DLENG DLENG DLENG
DLENGDLENGDLENGDLENGDLENGDLENGDLENGDLENGDLENGDLENGDLENG

B: Fra abbiamo un problema.
F: * sguardo interrogativo*

DLENGDLENGDLENGDLENGDLENGDLENGDLENGDLENGDLENGDLENGDLENGDLENGDLENGDLENGDLENGDLENGDLENG

Beatrice tira Furansu per il braccio con violenza e lancia entrambe verso il prato sotto il vialetto.

F:*arisguardointerrogativo*
B: Guarda!

In una nube di polvere, decine di pecore scampanellanti in corsa fanno tremare il suolo.

F: Cazzo. Schiacciate dalle pecore no!


Per la cronaca, siamo vive. Senza un graffio nonostante il salto verso il nulla per salvarci da quei divertenti animaletti lanosi.

domenica 17 maggio 2009

tavolini bassi

Un anno di distanza. Stessa identica domanda.
Solita risposta: "No, a me non succede praticamente mai".
E mi trovo ad analizzare le differenze. A capire chi ero e chi sono. A scovare piccoli cambiamenti nell'essenza stessa della mia personalità, del mio modo di vivere e di agire.
Lo scorso anno di questi tempi stavo male, godevo di piccoli momenti di gioia che qualcuno mi regalava senza riuscire a dare praticamente niente.
E avevo paura.
Una paura fottutissima di farmi male.
Adesso tutto è diverso.
Mi avventuro in territori inesplorati, regalo attenzioni a molte persone, prendo quello che chi mi sta intorno ha da offrire senza chiedere di più.
E non ho paura. Nessuna paura di cadere, nessuna paura di farmi male.
Perchè ormai so qual'è il mio limite di dolore, e so che posso sopravvivere. E so che posso sbattere contro i famosi tavolini bassi della mia vita, e riempirmi di lividi e di graffi. Posso avere segni di denti e unghia. Ma sono abbastanza forte da non farmi distruggere.
Ho i miei limiti e me li tengo stretti con la consapevolezza che saranno loro a proteggermi.
Guardo avanti. Saranno mesi strani, difficili e belli. E io sorriderò. Quasi sempre.

giovedì 14 maggio 2009

D&D o meglio il ritorno a nerdolandia.


Negli anni ho imparato che i fumetti non fanno cagare, che i disegnatori guardano il culo delle donne con la scusa di studiarne le pieghe dei pantaloni, che una sceneggiatura può essere incomprensibile e che quelli che spendono mezzo stipendio per comprare terribili statuine di plastica colorata alle fiere del fumetto non sono tutti scemi.
Ho anche imparato che le fumetterie non sono il nemico e che non mi autodistruggo alle fiere del fumetto.
Ok, lo so che frequentare fumettisti e simili mi lancia direttamente nella magica e affollatissima nerdolandia ma, capitemi, trovarmi in una stanza con 5 persone che giocano di ruolo mentre io studio giapponese concentrandomi perfettamente su ogni singolo maledettissimo kanji è ancora cosa difficile da accettare.
Che poi tra punti abilità, bonus sapienza, lanci di dadi, malus per il combattimento in spazi ristretti, cazzi e mazzi(che ci sono sempre i cazzi e mazzi, lo sappiamo!) e spiritelli vari, mi sentivo una spettatrice del meraviglioso Turlupinato di Friendiana memoria.

Mi sa che ci rivado a nerdolandia, che mi sono un sacco divertita. Senza offesa!

domenica 10 maggio 2009

mani


Ho camminato guardando le mani dei passanti, l'altro giorno al parco.
Coppie di persone, di sesso ed età differenti, di diversa estrazione sociale, accomunati soltanto dal sole sul viso.
Guardavo le mani. Lungo i fianchi, incrociate, strette a pugno, intrecciate con quelle della persona accanto.
E notavo che tutte le coppie avevano una caratteristica in comune. L'uomo a destra e la donna a sinistra. La mano forte di lui che tiene quella debole di lei.
E io sono mancina, non ho mai offerto la mano debole a nessuno.
Perchè chi si trovava alla mia destra si scontrava con la mia mano forte e chi si avventurava alla mia sinistra mi offriva la sua debolezza in cambio della mia.
E l'altro giorno al parco ho scelto volontariamente di cambiar posto.
Ti offrire il lato più indifeso del mio corpo.
Nella piena consapevolezza di trovare molta forza nella mano debole di chi mi stava accanto.

mercoledì 6 maggio 2009

knockin' on heaven's door

Oggi qualcuno mi ha detto che desidera solo trovare un posto ai margini di questa società nel quale stare comodo.
E ci ho pensato tutta la giornata.
Mentre tornavo a casa, alle nove passate, fuori dalla stazione Tuscolana c'erano decine di senzatetto, che attendevano il loro turno per una scodella del cibo della caritas.
E io mi sono sentita una merda con le mie scarpe di marca e il vestitino da due soldi appena comprato nel sacchetto di plastica.
Mi sono sentita una merda perchè quello che ho non è merito mio, perchè sono nata sana, perchè ho sempre avuto una casa e un posto dove dormire, perchè qualcuno mi ha pagato gli studi fino ad ora, perchè qualcuno si è occupato di me.
E io ho solo avuto il piacere di spendere soldi non miei e di gioire di piaceri che non ho fatto nulla per ottenere.
E quella gente lì forse ha fatto degli errori, forse non ha fatto le scelte che ho fatto io, ma di certo è meno fortunata.
E quello spazio comodo ai margini della società per loro è un sogno.
Se provassero a bussare alle porte del mio mondo forse nessuno gli aprirebbe.
Troverebbero riparo bussando alle porte del cielo. Se esistesse.

domenica 3 maggio 2009

noodles



Pensieri intricati come i noodles crudi.
Che devi tirarli fuori dal pacco tutti insieme, perchè se vuoi mangiarne solo metà devi romperne alcuni.
E io non voglio lasciar briciole, non voglio buttar via tanti piccoli pezzi di pensieri, non voglio immolare niente. E, contemporaneamente, non riesco a mangiare tutto adesso.
Vorrei dipanare metà della matassa di pensieri, quelli più urgenti, quelli senza i quali non riesco a ritrovarmi. E lasciare l'altra metà per i prossimi mesi.
Tra 60 giorni alle 8 del mattino partirà un volo per Tokyo, via Vienna, io sarò lì sopra. In viaggio verso il mio sogno, finalmente, nonostante il ritardo.
Sarò su quel volo da sola, perchè a me non piacciono le scelte semplici, perchè non posso fare a meno di mettermi alla prova.
E lo sto facendo anche adesso, giocando a un gioco difficile che sembra appartenermi ogni giorno di più. E continuo a guardare avanti anche se fa un sacco paura.
Ché sono abituata a camminare attraverso un tunnel guidata dalla luce fuori.
Ma quello che non so fare è camminare sotto il sole, vedendo che davanti a me c'è un tunnel da superare prima di riveder la luce.
Tiro fuori i noodles dalla scatola, scaldo il brodo, taglio i porri e le uova sode, Quasi quasi vado anche a comprare del pesce.
Se devo dipanare la matassa di pensieri, voglio farlo nella maniera migliore.

martedì 28 aprile 2009

come together, right now, over me.


Da brava yamatologa credo sia mio compito aggiornarvi sulle meravigliose novità in arrivo dal paese del sol levante.
Girovagando per la rete in cerca di una giustificazione filosofica all'amabile disciplina del Bukkake(ars amandi nella quale un gruppo di baldi giovini dona a una donzella delicata il proprio prodotto masturbatorio idratandone perfettamente il viso) ho trovato il meraviglioso e serissimo sito della FIGB.
Sul sito troviamo chicche di questo genere:
Da sempre attratti dalle filosofie orientali, i Beatles erano anche grandi appassionati di bukkake.
I quattro ragazzi di Liverpool sono stati iniziati a questa pratica mistico-religiosa dalla donna che sarebbe poi diventata la compagna del loro cantante John Lennon, ovvero l'artista giapponese Yoko Ono.
A lei è dedicata la celebre canzone "Come together", il cui ritornello "come together, right now, over me" (ovvero: "venite tutti assieme, proprio adesso, sopra di me") è un'evidente strizzata d'occhio alla pratica del bukkake.


Vi invito tra l'altro a dare un'occhiata al sito e possibilmente a iscrivervi ai campionati di bukkake che si svolgono in tutto il mondo.

Diventa anche tu sostenitore del bukkake come sport olimpico!

lunedì 27 aprile 2009

di ritorno

Reduce da tre giorni bellissimi e faticosi.
Ho dato e ricevuto più morsi e pizzicotti che strette di mano, a dire il vero, ma mi sono divertita tanto.
10 ore di sonno in tre giorni sono troppo poche anche per me, e un cocktail alla banana versato sui vestiti è uno shock, soprattutto se si tratta di un frozen.
Roma, Napoli, Perugia.
Tanti sorrisi nuovi e volti amici.
Sono stata bene, e adesso gestisco l'adrenalina del ritorno.
Il bisogno di ricominciare con una vita normale, di studiare e lavorare con serenità, di dormire le ore giuste e passare il tempo con le persone importanti.
Sono stanca ma contenta.
E ora ho bisogno di dare spiegazioni a una persona importante.
Click.

sabato 25 aprile 2009

informazioni di servizio


Sono giorni di follia pura, e prima o poi ricoomincerò anche a dormire.
Intanto domani Napoli Comicon.
Torno on line lunedì.

mercoledì 22 aprile 2009

thin ice



e cammino sempre su un sottile strato di ghiaccio.
e mi avventuro a ogni passo, con il cuore in gola e la paura di sentirlo scricchiolare sotto ai miei piedi.
e adoro percorrere sentieri inesplorati.
e continuo ad andare avanti perchè non è mai la paura a fermarmi.

anche se l'acqua, sotto quel sottile strato di ghiaccio, è gelida da far male.

lunedì 20 aprile 2009

updates

Sono a Roma, viva e vegeta nonostante tutto.
Sto facendo la revisione di una bella traduzione di cui vi parlerò prossimamente, vivo esperienze nuove, e mi lecco qualche ferita.
Ho alle spalle due notti completamente insonni su quattro, tante ore di conversazione e qualche incazzatura. Durante questa settimana cucinerò per qualche amico, studierò almeno 200 nuovi kanji, condividerò il mio letto e farò il terzo incomodo. Ah cambierò anche due città in due giorni.
Insomma sono sempre la solita casinista incasinata.
Scusate, ma la vita lì fuori mi sta prendendo più del previsto.

giovedì 16 aprile 2009

facce al mare.

Al mare, nella mia spiaggetta preferita ritagliata in mezzo alla città, mi sono trovata immersa nel mondo. Ho guardato i volti arrossati dal sole e rinfrescati dalla brezza d'aprile che rende merevigliose queste giornate.
Una bambina dalle gambe lunghe che indossava un paio di mutandine di quel bianco che la mamma ha lavato con i colorati e ora è quasi azzurro, con un fiocchetto rosa che adesso è lilla.
Due adolescenti che, seduti su uno scoglio nero. si guardano e si capisce che è il loro primo appuntamento, una donna muscolosa con bellissime vene visibili sotto la pelle sottile e pantaloni dalla foggia militare. E, più in là, una giovane coppia che limona duro e che ricorderà di certo questo giorno d'aprile come uno dei più belli, un cane che si chiama Hans e la sua padrona con la t-shirt rossa.
Una ragazza con il culo bellissimo e una con la cellulite e i denti più belli del mondo, un ragazzo depilato che fa addominali sotto al sole, un bambino piccolo che ride e strilla quando l'acqua fredda gli bagna i piedini. Un ragazzino che conduce un calesse trainato da un piccolo pony, lì sulla strada.
E dal pontile si vede una ragazza con il costume rosa shocking e i capelli rossi che legge un libro.
Sono io.
Ciao Catania.
Ci si ritrova in autunno.

martedì 14 aprile 2009

Inseguendo il sole


C’è chi il sole lo aspetta.
Io l’inseguo.
Perché la voglia di quel calore sul viso è troppo forte.
Quindi in questi giorni ho rincorso ogni spicchio di sole, sono volata al mare con Bob Dylan nelle orecchie e sul documento aperto sul pc nuovo.
Ho lavorato con i piedi immersi nell’acqua gelida e il calore in faccia. Ho bevuto un caffè bollente nel bicchiere di carta, con una delle persone più importanti della mia vita. Ho lasciato che le lentiggini scoppiassero sul viso come popcorn e il sale mi rimanesse attaccato alla pelle.
E spero che nei prossimi giorni il sole sia tanto da non doverlo inseguire, tanto da bagnare volto e cuore, tanto da dovermi proteggere.
Perché in fondo è come ogni piacere della vita.
Lo cerchi, lo desideri, lo insegui e poi, quando lo trovi, ti accorgi che brucia un po’, che hai bisogno di coprire le parti delicate per non lasciare che faccia male, per non doverne subire le conseguenze.
Ma questa è filosofia.

venerdì 10 aprile 2009

Catania mi ha accolta con le nuvole. E, diciamolo, la prendo come una cattiveria personale.
Visto il sole degli ultimi giorni romani sono partita con abiti leggeri e un costume pronto da indossare.
Volevo tornare a Roma con il viso pieno di lentigini e il segno del costume sul sedere.
Ma se questa città non mi regala un poco di sole quello rimarrà solo un desiderio.
Non sono di buon umore, il cielo nuvolo mi rende nervosa. Ho voglia di tornare a Roma e di farlo presto.
Sarà che mille cose mi aspettano lì, ogni ora piena di cose da fare e persone da vedere.
Sarà che tra pochi giorni compio 27 anni, e non ne ho nemmeno un po' voglia.
Ho la sensazione di dovermi prendere delle responsabilità adesso. Come se fossi diventata a un tratto adulta.
Vabè, oggi è così. Spingete un po' di sole anche qui.

mercoledì 8 aprile 2009

Cosa c'è oltre l'infinito?


Niente di niente, signori. Una zucca vuota che si fa fatica a portarla in giro.
In un mondo di parrucche e parrucconi è arrivato il momento di parlare di tinture per capelli. Perchè, diciamolo, i capelli rossi sono belli quando sono naturali come i miei, ma la tintura color scoiattolo di villa borghese su un maschietto fa scompisciare.
Ora la raccontiamo sta storia, così ci facciamo quattro sonore risate.
Era inizio novembre, la donnina qui presente dopo circa un mese di tampinamenti vari, telefonate quotidiane, mail continue(siamo intorno alle 2000), incontra l'odiatissimo nemico dei parrucconi.
Appuntamento che se ci fosse stato del tenero sarebbe stato quasi romantico e che è invece stato buffo.
Il signorino in questione con eleganza e gentilezza, accortosi della scopabilità della donnina in questione, continua a farsi vedere e sentire. Distrugge attrezzi in palestra, gironzola intorno a casa sua, la fa prevalentemente incazzare e cerca di acquisire informazioni puntando sulla sua convinzione che lei sia innamorata di lui.
Per dirla in parole povere C... ehm, S... ehm, Infinito e Beatrice si frequentano per un mesetto e mezzo.
Il bugiardissimo Infinito, credendola molto più cretina di quanto in realtà non sia, le strappa delle promesse di fiducia che lei mantiene fin quando non scopre che lui riusciva a mentire guardandola dritta negli occhi.
E siccome chiamare per mesi con il numero anonimo, lasciare commenti non firmati sul blog, frequentare gli stessi posti e presentarsi con un nome falso è stalking, la donnina qui presente consiglia vivamente al caro Infy(o chi per lui) di starle veramente molto lontano.
Con assoluta ironia, caro Infy, ti garantisco che hai fatto una cazzata ma veramente una grandissima cazzata. Ah e volevo avvertirti che da ora in poi annuncerò la mia presenza alle fiere in modo assolutamente casuale. Tanto per giocare anche io al tuo gioco. Ma poi, rispondimi a una domanda, hai fatto un corso per imparare a girarti quando le donne ti chiamano con il nome falso con il quale ti presenti? L'hai imparato in palestra?
Che ne so se mi chiamassero Carla, Antonella o Stefania io non mi girerei.
Mumble mumble.
Come diresti tu: Me fai ride.

domenica 5 aprile 2009

Casa Nuova




La stanza è ancora un casino, ci sono stati viaggi, feste e amiche da ospitare.
Ma sto bene, meglio del solito a dire il vero.
Torno presto a raccontarmi un po'. E' una promessa.

martedì 31 marzo 2009

Scotch


Chiudo gli scatoloni con lo scotch da pacchi. E penso ai film americani. Quelli nei quali il trasloco si fa con splendide scatole bianche senza chiusura, e non si suda, al massimo ci si immalinconisce un po'.
La parola più detta di questa settiamana è "capire".
E non mi aspettavo di usarla ancora una volta oggi, parlando di uno dei miei più cari amici.
Non ha voluto capire, e nemmeno sentire, tantomeno imparare.
E fa star male.
Lo metto in una delle scatole che porterò nella casa nuova domattina, dopo aver resistito alla tentazione di unirlo alle cose che avevo deciso di non portare con me.
Aprirò ogni singolo cartone con dedizione assoluta, tirerò fuori oggetti, vestiti e libri, dedicherò a ognuno tutto il tempo necessario. E, alla fine, in fondo all'ultimo scatolone, troverò lui. Lo prenderò tra le mani e deciderò qual è il posto più comodo per lui nella mia nuova stanza. Nella mia nuova vita.
Coraggio, manca ancora qualche pezzo di scotch da attaccare. Uno sulla mia bocca.

domenica 29 marzo 2009

Le tre di notte.


Guardo il mondo con gli occhi spalancati, come da bambina quando mia madre mi portava al mare.
Con il sole che scalda la pelle e il sorriso che fa male alle guance.
Mi sto lasciando stupire. Ed è un po' che succede.
Permetto al mondo di entrare, faccio esperienze inaspettate e mi lascio coinvolgere da comunicazioni intense.
Mi chiedo se è il destino, o il karma, o qualcosa che ignoro a portare sulla mia strada persone nuove ed emozionanti o se sono io che non abbasso più lo sguardo quando le incrocio.
E non pensatemi troppo ottimista, sono sempre guardinga e attenta. Continuo ad essere cervellotica e riflessiva. Ma mi lascio rapire.
Uscire di casa alle tre di notte e parlare in macchina fino al mattino. Far colazione e andare a correre al parco.
Piccole cose nuove, per me. Piccole cose deliziose.

venerdì 27 marzo 2009

l'asfalto imperfetto

Quando ho iniziato a camminare su questo sentiero non sapevo dove stavo andando, non sapevo nemmeno di star percorrendo, passo dopo passo, una strada in salita.
Perchè, ormai è certo, nella mia vita nulla accade per caso. Tutto quello che avviene ha un preciso motivo d'essere, come gli anelli di una catena perfettamente incastrati tra loro.
E non avrei camminato per San Lorenzo, oggi, se alcune persone non fossero passate dalla mia vita nei mesi passati. E non avrei riso con dei semi sconosciuti a cena, se quel giorno non mi fossi voltata.
Perchè sto imparando a prendere quello che mi capita di buono, senza paura di graffiarmi, proteggendomi solo dalle ferite che lasciano il segno.
Arrossisco ancora troppo facilmente davanti ai sorrisi di questa stramba vita, con le caviglie incerte sull'asfalto imperfetto.
Non ho paura di camminare ancora, con le scarpe giuste e il passo adatto. Perchè a correre sono brava, ma stavolta non voglio scappare.

martedì 24 marzo 2009

respiro

I primi scatoloni sono nella nuova casa. Vi rimarranno per pochi mesi e poi troveranno, spero, posto in qualche garage umido, in attesa del mio ritorno.
Alle mie spalle il rumore di un corpo che si rigira sotto le coperte, il respiro stanco di chi ha camminato tutto il giorno.
Nella mia testa mille pensieri, come sempre.
Combatto le mie paure e mi lascio attrarre da nuove avventure, cerco il coraggio di mollare le mie difese.
Ho deciso di giocare al gioco della vita, di prendere tutto quello che mi offre. E anche questa volta mi salveranno le parole, perchè fuggire sarebbe sbagliato.
Oggi ho prenotato nuovi viaggi, ho scoperto di dover partire per lavoro, oltre che per piacere.
E inizio a pensare alle cose che sto per lasciare e a quelle che vado a prendere con forza, a chi mi mancherà tanto da far male e a chi non sarà nei miei pensieri.
Non ho sonno questa sera, ma il respiro dietro alle mie spalle si è fatto regolare, è ora di spegnere il computer, è ora di smettere di far rumore.

sabato 21 marzo 2009

友達


Incontrarsi in una discoteca affollata e abbracciarsi fregandosene del sudore e della gente intorno, sussurrarsi coccole all'orecchio e ripetersi mille volte "è bello averti qui". E non riuscire a staccarsi gli occhi di dosso, e aver voglia di passare i giorni successivi per raccontarsi la vita e i sogni.
Trovare il modo di comunicare nel posto sbagliato al momento sbagliato e leggere, negli occhi, pensieri sfocati.
Questa volta non sparisco, amico mio.
T'appartengo e io ci tengo e se prometto poi mantengo m'appartieni e se ci tieni tu prometti e poi mantieni.
Prometto, prometti.

venerdì 20 marzo 2009

Nuvole



Un ricordo perso nel tempo.
Non ricordo quando ho sentito questa canzone la prima volta, ma è nella mia mente da sempre, con chiarezza estrema.
E le nuvole oggi sembrano dissiparsi nonostante il cielo grigio che sovrasta Roma.
Perchè oggi c'è da festeggiare.
Perchè oggi tutto è andato bene.
Ho un libro sugli scaffali, una nuova avventura da affrontare, il progetto di una tesi splendida.
Stasera raggruppo gli amici e vado a ballare.
Se vedete una scema che sorride, mentre camminate per strada, fermatela.
Sono io!

martedì 17 marzo 2009

Fumetterni


Certo che alle fiere del fumetto ci si diverte un sacco. Soprattutto quando ci vai senza motivo e poi alla fine un motivo lo trovi.
E quindi giù di risate e fotografie, cene con amici vecchi e nuovi e qualche sguardo rubato.
Complici i moltissimi bicchieri di vino, la giornata si è chiusa cantando canzoni stupide delle quali non ricordavamo le parole( e se io non ricordo le parole significa che ho veramente bevuto tanto).
Ma, diciamocelo, le migliori risate me le sono fatte al mattino. Che gli uomini che si tingono i capelli del colore dei miei mi fanno troppo ridere.
Paura eh?!

venerdì 13 marzo 2009

Ponyo sulla scogliera



Certo che mica è un caso che quella bimba mi somigli così tanto.
Buffa, rotondetta e con i capelli rossi.
E con qualche super potere.
Come me.

Venerdì 20 marzo troverete in libreria "Ponyo sulla scogliera" edito da Mondadori e tradotto da me, un libro per ragazzi tratto dal film di Miyazaki che uscirà lo stesso giorno nelle sale di tutta Italia.
Un esordio con i fiocchi, lo ammetto.
E' stato un onore lavorare su un'opera di sensei, ed è stato emozionante collaborare con una persona che adoro e che è riuscita ad essere un mentore insuperabile.
E pensare che quelle parole accompagneranno, probabilmente, qualche bambino tra le braccia di morfeo nei prossimi mesi mi strappa sempre un sorriso.

Ho realizzato un sogno e ho superato la paura di mettermi alla prova su un lavoro di traduzione letteraria.

Sono fiera di me, per una volta.

P.S. Le dolcissime persone che passano il loro tempo mettendo in giro voci che mi riguardano otterrebbero maggiori risultati se impegnassero la stessa quantità di tempo nel cercar lavoro. Rischierebbero però, una volta messe seriamente alla prova, di fare una figura barbina.

mercoledì 11 marzo 2009

buonanotte nonna

Avevi un pessimo carattere, diciamocelo.
Che non sono una parla bene di chi non c'è più solamente perchè è più rispettoso farlo.
Non eri diventata buona, nella vecchiaia.
La vita ti aveva inaridita, eri chiusa dentro il tuo guscio infrangibile.
Ma forse non è mai stata colpa tua.
Nessuno ti ha insegnato ad amare e tu non sei riuscita a insegnarlo ai tuoi figli.
Perchè l'amore è dentro tutti ma ad amare si impara.
E vederti così piccola nel tuo letto che sembrava gigante, qualche settimana fa, è stato un colpo al cuore.
E per la prima volta avevi perso anche il contatto con il mondo che hai controllato tutta la vita.
Aspettavo questo giorno, perchè non meritavi di rimanere attaccata a una vita che non volevi.
Buonanotte nonna.

martedì 10 marzo 2009

girl at work.


Mica stiamo a pettinà le bambole.

Datemi solo il tempo di sistemare tutto.
Intanto vedete un'anticipazione di quello che sarà il blog a breve, con l'illustrazione di Andrea Del Campo(grazie per la pazienza, posterò tutti le prove che hai fatto in questi mesi).

Tornerò a breve.

venerdì 6 marzo 2009

lost in translation


Ci ho riprovato dopo sei anni.
Ho pensato che forse a 20 anni non fossi ancora pronta per capire un film di questo genere, ho pensato che il file di pessima qualità avesse inciso sulla godibilità del film e sarcazzo.
E inveca dopo aver rivisto Lost in translation sono giunta alla conclusione che mi fa cagare.
Mi chiedo perchè abbia avuto tutto questo successo.
Probabilmente non tocca la mia sensibilità o cozza con la mia cultura da nippotraduttrice(rubo il neologismo creato dall'amica Stefania).
L'ho trovato noioso, a tratti snervante con picchi di detestabilità.
Pieno di luoghi comuni. Con il Fujiyama(Vi prego, non chiamatelo monte Fujiyama. E' come dire monte Fuji monte. ok?) che entra inspiegabilmente dentro il finestrino dello shinkansen mentre la biondissima e popputa protagonista si sposta da Tokyo a Kyoto.
Giapponesi scatenati usciti direttamente da un video dei Pizzicato Five, che parlano tantissimo per esprimere concetti semplici.
Insomma abbiamo preso Tokyo e i suoi abitanti, ne abbiamo fatto un circo e ci abbiamo messo dentro un attore in disuso e una starlette ancora acerba, creando tra loro la giusta tensione sessuale che ci tiene davanti allo schermo per 105 minuti nella speranza(o nella paura)di vederla sciogliere in un un limone duro.
Niente da fare. Magari ci riprovo tra sei anni.